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Attentato a Mosca al Crocus City Hall

Attentato a Mosca, gli Stati Uniti: “Da mesi avevamo avvisato la Russia del rischio di attacchi”

L’intelligence degli Stati Uniti monitorava informazioni su un possibile attentato dell’Isis in Russia già da novembre, e aveva allertato il governo russo. Lo hanno riferito fonti Usa. A inizio marzo il governo di Washington aveva avvisato i suoi cittadini a Mosca di evitare i grandi eventi, inclusi i concerti.
A cura di Luca Pons
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Gli Stati Uniti avevano allertato la Russia sul rischio di attentati già da novembre, e nelle ultime settimane c'erano informazioni su un possibile attacco terroristico a Mosca. È questo ciò che emerge da varie fonti governative citate dai media statunitensi dopo l'attacco alla  Crocus City Hall che ha causato almeno 80 morti e che è stato rivendicato dall'Isis.

Adrienne Watson, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale Usa, ha ricordato che poche settimane fa, il 7 marzo, il governo americano aveva pubblicato sul proprio sito web un avviso ai cittadini statunitensi a Mosca: si invitava a evitare i grandi raduni ("inclusi i concerti", si legge ancora nel testo) nelle successive 48 ore, proprio per evitare il rischio di attentati. Era la settimana prima delle elezioni in Russia e le tensioni sembravano più alte.

Nei giorni del voto, poi, non si erano concretizzati attacchi. Secondo quanto riportato dall'agenzia Tass, il presidente Vladimir Putin in un discorso aveva parlato dell'allarme di Washington, dicendo: "Queste azioni somigliano a un vero e proprio ricatto e all'intenzione di intimidire e destabilizzare la nostra società".

Invece l'attentato c'è stato. Al momento l'unica rivendicazione che è arrivata è quella dell'Isis Khorasan, o Isis-K, il sedicente Stato islamico che opera soprattutto in Afghanistan e nella regione circostante: "I combattenti dello Stato islamico hanno attaccato un grande raduno cristiano nella città di Krasnogorsk, alla periferia della capitale russa, Mosca, uccidendo e ferendo centinaia di persone e causando lì una vasta distruzione prima di ritirarsi in sicurezza nelle loro basi", ha scritto il gruppo sul suo canale Telegram. Fonti statunitensi hanno fatto sapere di avere informazioni che confermano questa rivendicazione, ma questa mattina il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani è stato più cauto: "Probabilmente è veritiera la rivendicazione dell'Isis, aspettiamo però tutte le analisi che devono essere fatte".

Cnn, Cbs, Bbc e altri media internazionali hanno riportato – citando fonti anonime di intelligence – che già da novembre i servizi segreti degli Stati Uniti stavano monitorando un flusso costante di informazioni che riguardava l'intenzione dell'Isis-K di attaccare in Russia. Watson ha chiarito che delle informazioni c'erano, e che "il governo degli Stati Uniti ha condiviso queste informazioni anche con le autorità russe in conformità con la sua politica di lunga data di ‘dovere di allertare'", ha affermato Watson.

All'inizio di marzo, poi, nella regione dell'Inguscezia le forze di sicurezza russe avevano ucciso sei persone sospettate di essere jihadiste, mentre il 7 marzo era stata smantellata una cellula dell'Isis che stava organizzando un attacco a una sinagoga di Mosca. Il giorno dopo era arrivato l'avviso degli Usa ai suoi cittadini in Russia.

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