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Regione Lazio: tutti gli sprechi del Governatore [DOSSIER]

Stipendi d’oro, vitalizi estesi agli assessori non eletti, sanità in fallimento, un sistema di smaltimento rifiuti fra i più cari (e inefficienti) d’Italia. La Regione Lazio approva una finanziaria da 1,7 miliardi di euro, ma non riesce a mettere freni allo spreco più sfrenato. Con il presidente Polverini che approva delibere da milioni di euro in pubblicità.
A cura di Enrico Nocera
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Renata Polverini

Una regione che l'orlo del fallimento lo ha superato da un bel pezzo. Sanità, rifiuti, politiche sociali, economia locale: il Lazio non gode di buona salute. La governatrice Renata Polverini è riuscita in un'impresa non da poco: far peggio dei suoi predecessori. A cominciare dal capitolo stipendi, tasto dolente di qualsiasi Consiglio regionale. Dalle parti di via della Pisana, consiglieri e assessori godono di portafogli gonfi e vitalizi ingenti, che la manovra di bilancio approvata nel 2012 conferma in toto. Anzi, estende. Ma andiamo con ordine.

STIPENDI E VITALIZI: L'ORO DEL LAZIO – Ottantuno poltrone per settantuno consiglieri. I corridoi della Regione Lazio, tra eletti, assessori, presidenti e vicepresidenti di Commissione, Governatore, vice e quant'altro, risultano parecchio affollati. E le retribuzioni sono da capogiro. Ogni consigliere incassa un'indennità di 9.362 euro lordi (4.252 netti), più 3.503 euro di diaria (non tassata). In tutto 7.755 euro netti che che ognuno porta a casa tutti i mesi. Cifre da capogiro, ma non ci si illuda che finisca qui. A questo punto fa infatti capolino l'indennità di funzione, che varia a seconda della carica ricoperta. Al presidente Polverini, ovviamente, spetta quella più alta, con 3.257 euro in più (2.311 netti). La Governatrice, insomma, porta a casa 10mila euro tondi tondi al mese. A pari merito troviamo il presidente del Consiglio regionale, Abbruzzese, mentre il secondo gradino del podio è occupato dall'assessore alle Politiche Sociali, Aldo Forte, e dai vicepresidenti del Consiglio, che ricevono 2.092 euro (1.485 netti) di indennità di funzione. E poi capigruppo, presidenti di Commissione e consiglieri segretari, con i loro bravi 1.256 euro (891 netti), seguiti dai vicepresidenti di Commissione (1.053 lordi, 594 netti ogni mese). Finisce qua? Nemmeno per idea! A stipendi e indennità bisogna aggiungere i benefit, come personal computer, tablet, rimborso sulla benzina e sui trasporti in generale per chi vive a più di 15 chilometri da via della Pisana, nonché i vitalizi contro le malattie e gli infortuni.

ESTENDERE I VITALIZI – Sono le ore 2 e 30 nella notte del 16 dicembre 2011. Il Consiglio regionale del Lazio approva la finanziaria e il bilancio di previsione 2012. Una manovra da 1,7 miliardi di euro, che taglia la spesa per 1,4 miliardi, a fronte di maggiori entrate previste in 300 milioni di euro. E dov'è che Polverini e soci pensano di tagliare? Sulla sanità (dove il disavanzo per l'anno 2011 è calcolato in 840 milioni di euro. Un mezzo miracolo, a breve vedremo perché); sulle politiche sociali, dove i fondi stanziati sono pari a 60 milioni di euro, a fronte dei 390 stanziati l'anno precedente; sulla cultura, sul lavoro e sui trasporti, con l'Atac di Roma e la Cotral (compagnia di bus extraurbana) costretti a tagliare oltre il 30 percento delle corse. E gli stipendi e i vitalizi? Quelli non si toccano. Anzi, si estendono. Può sembrare incredibile, ma in un quadro di austerity così delineato, la Regione ha pensato bene di assegnare il vitalizio anche agli assessori esterni (14 su 16 nella Giunta Polverini), ossia coloro che vengono scelti direttamente dal Governatore, senza essere stati eletti. «Ogni anno la Regione spende 16 milioni di euro per 220 aventi diritto, di cui 180 ex consiglieri e 40 parenti con reversibilità», spiega il consigliere regionale dei Radicali, Rocco Berardo. A percepire il vitalizio sono, infatti, anche gli ex consiglieri, a prescindere dal tempo passato sugli scranni di via della Pisana. Una cuccagna senza fine: «Assessori e consiglieri cominciano a percepire il vitalizio a soli 55 anni – continua Berardo – ma, per alcuni, l'età può scendere anche a 50 anni».

L'AFFARE DEI RIFIUTI – Marzo 2012. E' passato appena un mese dall'ultimo rapporto di Federambiente sulla gestione dei rifiuti nella Regione Lazio. Un quadro disastroso sotto ogni punto di vista. Per esigenza di sintesi, qui daremo conto del solo aspetto economico: Il Lazio è la seconda regione in Italia che spende più denaro pubblico nello smaltimento dei rifiuti solidi urbani, l'80 percento dei quali viene smaltito in discarica senza alcun tipo di trattamento (il cosiddetto “Tal quale”) nella maxi cloaca di Malagrotta, di proprietà dell'avvocato Manlio Cerroni. Nel 2009, secondo Federambiente, il Lazio ha speso 1.071 milioni di euro, secondo solo alla Lombardia (1.106 milioni). Un incremento preoccupante, se si confrontano questi dati con quelli relativi all'anno 2000. All'inizio del millennio, infatti, i costi erano di 608 milioni. Tradotto: le spese di smaltimento dei rifiuti sono aumentate di oltre il 76 percento. L'importo per la gestione dei rifiuti solidi urbani, nel Lazio, è pari a 1/8 di quello sostenuto su tutto il territorio nazionale, dove le spese raggiungono gli 8.469 milioni di euro. Non male per una regione il cui capoluogo (nonché Capitale d'Italia) raggiunge una percentuale di raccolta differenziata che si aggira intorno al 15-18 percento. «Il costo per tonnellata raccolta – si legge in un rapporto di Mediobanca realizzato per Civicum – è di 258 euro. Dove la raccolta differenziata è più elevata, il costo è invece minore, aggirandosi intorno ai 120 euro per cittadino». Cerroni, sentitamente, ringrazia.

IL DISASTRO DELLA SANITÀ – Parlare del deficit sanitario nella Regione Lazio significa addentrarsi in un territorio minato, fatto di clientele e convenzioni fantasma con gli imprenditori della sanità privata, che nel tempo hanno dettato legge su tutto il territorio regionale. Primo dato: il 68 percento dell'intero debito sanitario nazionale è causato da due regioni: Campania e Lazio. Ad affermarlo è Angelo Raffaele De Dominicis, procuratore regionale della Corte dei Conti, che da ormai sette anni (quando a via della Pisana sedeva ancora Marrazzo) tiene d'occhio le carte della Regione. Il procuratore calcola in 137 milioni di euro gli sprechi e le truffe che incombono sul sistema sanitario regionale, soprattutto su determinate tipologie di prestazioni (come la riabilitazione) e le convenzioni con alcune case di cura private, come la San Raffaele di Velletri: «Questa casa di cura – afferma De Dominicis – ha percepito pagamenti che sforano il budget regionale. Il danno erariale, per il periodo 2007-2009, è stato di 85 milioni di euro». In pratica, negli ospedali mancano persino le barelle, ma abbondano le convenzioni con le strutture private. Il disavanzo per l'anno 2011, come anticipato, è calcolato in 840 milioni di euro, laddove negli anni precedenti si raggiungevano traquillamente i 10 miliardi. La situazione negli ospedali, però, non sembra affatto migliorata. Secondo i maggiori sindacati nazionali (Cgil, Cisl, Uil e Ugl) la Regione non ha approntato un piano di rientro degno di questo nome, con il governo che ha deciso di sospendere l'erogazione di fondi statali (circa 50 milioni) fino a quando Polverini e assessori non rispetteranno gli impegni pregressi. Fino ad allora la sanità in regione resterà commissariata.

PUBBLICITÀ: L'ANIMA DI POLVERINI – Nessun governatore nella storia del Lazio aveva mai speso così tanti soldi in pubblicità e sponsorizzazioni. Come pubblicato nei giorni scorsi anche da “L'Espresso”, i dati che emergono dalle determine della Regione sono impressionanti: reclamizzare il tanto sbandierato piano rifiuti dal 18 percento di differenziata è costato 703mila euro; altri 76mila sono stati spesi per pubblicizzare il Piano Casa, mentre 98mila sono andati all'iniziativa Mare sicuro-Estate sicura. Robetta, se confrontati con i 147mila euro per la pubblicità del bonus bebè o i 223mila dell'Educational Tour, evento volto ad attrarre il maggior numero possibile di turisti in regione. Altri 20mila euro sono stati sborsati per il lancio del Museo della Zampogna di Villa Latina, mentre 184.300 euro sono finiti nelle tasche di Francesco Miscioscia, pubblicitario e uomo di marketing, nonché candidato (non eletto) nella lista Polverini delle regionali. La sua società si è occupata, per conto della Regione, di una campagna promozionale sugli sconti per giovani under 30, su autobus e metropolitane. L'elenco potrebbe continuare per pagine intere: la campagna Donazione Sangue è costata 399mila euro, Roma Cavalli 2011 qualcosa come 311mila euro, fronte dei 100mila soesi per la San Pellegrino in Fiore di Viterbo e dei 226mila dedicati a Rimini Fiera Spa per l'evento Mia Sapore 2011. E ancora: il Family Day di Fiuggi da 147mila euro, la sponsorizzazione del numero verde Gay HelpLine da 80mila euro (con grande spirito bipartisan, non c'è che dire), i 24mila e 500 spesi per la pubblicizzazione del Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013, i 152mila per la campagna pubblicitaria che annuncia l'innesto di schermi al plasma dei principali aeroporti italiani. Fu così che la Corte dei Conti aprì l'ennesima istruttoria nei confronti della Regione. E se c'è chi parla di sprechi, la Polverini fa scena muta e si gira dall'altra parte.

Fonti utilizzate per la redazione di questo articolo

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