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Pensioni, addio alla quota 100: allo studio nuovi requisiti per l’uscita anticipata dal lavoro

Con l’addio alla quota 100 ormai certo alla sua scadenza, prevista alla fine del 2021, il governo pensa a nuove misure per mandare in pensione anticipatamente i lavoratori. L’ipotesi ritenuta più probabile è quella della quota 102, con una modifica dei requisiti anagrafici e dell’importo dell’assegno.
A cura di Stefano Rizzuti
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La quota 100 verrà abolita alla sua scadenza. L’anticipo pensionistico introdotto in via sperimentale dal governo Conte I – formato da Lega e Movimento 5 Stelle – verrà eliminato a partire dal primo gennaio del 2022. A certificarlo sono state sia le parole del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che la volontà espressa dal governo durante l’incontro con i sindacati. Non ci sarà più l’anticipo per chi vuole uscire dal lavoro con almeno 62 anni di età e 38 di contributi versati. La misura sarà sostituita da un nuovo anticipo pensionistico, che eviti lo scalone di cinque anni che si creerebbe per chi matura i requisiti per la quota 100 solamente il primo gennaio 2022. In quel caso, infatti, il lavoratore dovrebbe poi aspettare cinque anni, fino al compimento dei 67 anni. È il Corriere della Sera a riportare alcune delle opzioni in campo e che il governo sta valutando in questi giorni.

Pensioni, l’ipotesi quota 102

L’ipotesi ritenuta al momento più probabile è quella della quota 102, una misura strutturalmente simile a quella della quota 100, ma con criteri parzialmente diversi. Non cambierebbe il requisito riguardante i contributi versati: continuerebbero a servire 38 anni. Cambierebbe, invece, l’età del lavoratore che vuole andare in pensione: non più 62 anni ma almeno 64. Solo due anni in più rispetto alla quota 100, quindi, ma con una modifica sostanziale che riguarda l’assegno, che subirebbe una penalizzazione. Per la quota 102, infatti, si pensa a un taglio tra il 2,8% e il 3% del montante contributivo per ogni anno di anticipo rispetto ai requisiti standard per la pensione di vecchiaia, ovvero i 67 anni.

La proroga di Opzione donna e Ape social

Più semplice la strada sull’Opzione donna e l’Ape social. La proroga sembra ormai scontata per il 2021. La ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, ha confermato la proroga per l’Opzione donna, che permette alle donne lavoratrici di andare in pensione a 58 anni se sono dipendenti e a 59 se sono autonome, nel caso in cui abbiano versato almeno 35 anni di contributi. Proroga anche per l’Ape social, strumento con cui si permette di andare in pensione a 63 anni ad alcune categorie di lavoratori, a cui si aggiungeranno – probabilmente – anche i lavoratori fragili a rischio Covid. Altra ipotesi è quella di allargare lo strumento anche ai disoccupati di lunga durata e a chi non ha diritto alla Naspi.

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