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Nel 2021 il Pil è cresciuto del 6,5%, ma ora i fondi del Pnrr rischiano di diminuire

La progressione del Pil nell’ultimo trimestre dell’anno è stata dello 0,6%. Bene industria e servizi, ma i fondi europei ora possono essere redistribuiti.
A cura di Giacomo Andreoli
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Come preannunciato dal ministro dell'Economia, Daniele Franco, il Pil italiano nel 2021 è cresciuto del 6,5%. A certificarlo, oggi, è l'Istat: il numero va oltre le stime di inizio autunno, che parlavano di un 6%, e supera di gran lunga la previsione dello stesso Istituto di statistica di giugno, quando si prevedeva un più modesto 4,7%. Questo dato, però, può avere un sorprendente rovescio della medaglia: parte dei fondi europei inseriti nel Pnrr potrebbero essere redistribuiti tra i Paesi dell'Ue cresciuti molto meno delle attese. L'Italia, quindi, rischia di avere diversi miliardi in meno a disposizione da qui al 2026.

Dagli ultimi conti emerge comunque l'espansione nel quarto trimestre. La recrudescenza del Covid aveva fatto pensare a una possibile crescita nulla tra ottobre e dicembre, invece c'è stato un progresso dello 0,6%. "L'economia italiana – sottolinea l'Istat- registra per il quarto trimestre consecutivo una espansione, seppure a ritmi più moderati rispetto ai periodi precedenti".

Pil Italia 2021: la crescita può ridurre i fondi del Pnrr

La crescita del Pil è stata trainata dai settori dell'industria e dei servizi. Male, invece, l'agricoltura, la silvicoltura e la pesca. "Dal lato della domanda – aggiunge poi l'Istituto guidato da Gian Carlo Blangiardo – vi è un contributo positivo della componente nazionale (al lordo delle scorte) e un apporto negativo della componente estera netta". Per ora, quindi, la variazione già acquisita per il 2022 è pari a un aumento del 2,4%. Per l'anno il ministro Franco aveva parlato di una crescita intorno al 4%.

Quanto alla possibile riduzione dei fondi del Pnrr, a prevederlo è il Regolamento del fondo Next Generation Ue. Il 70% degli stanziamenti per il nostro Paese, infatti, è definitivo (sempre che si rispettino i cosiddetti "target" e "milestone", cioè traguardi generici e obiettivi specifici). Il restante 30%, invece, è provvisorio: circa 57 miliardi, quindi, possono essere soggetti alla redistribuzione. La prospettiva è reale visto che l'Italia è cresciuta del 2,6% rispetto alle previsioni della Commissione europea dell'estate del 2020, mentre alcuni Paesi sono sotto le attese (la Spagna dell'1,3%, la Germania dello 0,5%). Dai 57 miliardi, quindi, una parte potrebbe essere sottratta per essere ripartita in modo proporzionale tra le nazioni andate peggio.

Pnrr: a rischio 57 miliardi, in ballo ulteriore deficit

La partita è delicata, ma non coglie di sorpresa il governo Draghi, che ha comunque un po' di tempo per mediare con l'Ue ed eventualmente agire. «Per ora non c'è alcun motivo per allarmarsi. Come esecutivo – dice a Fanpage.it la sottosegretaria all'Economia Maria Cecilia Guerra – eravamo consci della presenza di questa regola. Nei prossimi mesi si vedrà se e come la cosa impatterà sul bilancio pubblico, con Palazzo Chigi che si occuperà di proporre un'eventuale soluzione».

La decisione finale della Commissione europea arriverà a giugno, a meno di un anno dalla fine della legislatura, e in ogni caso non dovrebbe togliere all'Italia una grossa fetta dei fondi (un taglio oltre i 10 miliardi è decisamente improbabile). Se però ci sarà un lieve "decalage" l'esecutivo potrebbe intervenire sostituendo i soldi europei con risorse proprie o chiedere altri prestiti agevolati a Bruxelles, ma l'operazione potrebbe far salire ulteriormente il deficit. Per questo non piacerebbe molto al premier Draghi, già scettico sull'ulteriore scostamento di bilancio chiesto dai partiti di maggioranza per contrastare il caro-bollette.

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