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Raffaello, la mostra evento chiude i battenti: “I disegni devono tornare al buio”

Chiude la mostra per i 500 anni dalla morte di Raffaello Sanzio alle Scuderie del Quirinale di Roma con oltre 160mila visitatori. Molti in meno rispetto alle aspettative, ma nell’anno del Covid e nonostante le aperture h24, “era impossibile fare di più” secondo Mario De Simoni, presidente di Ales.
A cura di Redazione Cultura
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La mostra Raffaello 1520-1483 alle Scuderie del Quirinale chiude i battenti con 160mila visitatori dopo il sold out fatto registrare ai primi di agosto. Nell'anno del Coronavirus è stato fatto il massimo, benché in moltissimi non abbiamo potuto prendere parte all'evento clou delle celebrazioni per i cinquecento anni dalla morte dell'Urbinate, nonostante la maratone di 132 ore di apertura continua, un record per una mostra. Purtroppo ci vorranno di nuovo molti anni prima che una tale esposizione, con oltre 200 capolavori del grande artista, possa di nuovo essere imbastita. Oltre alle tele da restituire ai musei di provenienza in tutto il mondo, soprattutto per un aspetto: i disegni.

I disegni e i manoscritti di Raffaello "devono tornare al buio"

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"Devono tornare subito al buio" ha dichiarato Mario De Simoni, presidente di Ales, in un'intervista ad Ansa. "Per ragioni tecniche legate alla conservazione dei capolavori, le opere devono riposare e così pure gli impianti". Le regole internazionali stabiliscono che i disegni non possono essere esposti per più di 12 settimane, dopodiché devono tornare al buio, in alcuni casi per 3 e 5 anni.

Peraltro la mostra Raffaello 1520-1483 metteva proprio manoscritti e disegni al centro del suo storytelling, il che renderebbe comunque impossibile un'ulteriore proroga (peraltro complicatissima, per la ragione dei prestiti). Centrale nel percorso espositivo, infatti, era ad esempio la lettera scritta da Raffaello a papa Leone X insieme all'amico Baldassarre Castiglione.

Il record di cataloghi venduti per la mostra

Molti rammarichi, insomma, ma anche diverse ragioni per essere soddisfatti nell'anno più buio per il turismo culturale, i musei e le mostre d'arte. Un segnale non di secondo piano, fa notare De Simoni, è stato il boom di cataloghi venduti: uno ogni 25 visitatori, per un totale di oltre 6mila copie. Segno che chi ha potuto godere della mostra, ha poi deciso di serbarne il ricordo

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