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La sinistra italiana riparta da Zingaretti: anzi, dallo Zingarelli

Ripartire dalle parole e da un più corretto uso della lingua per ristabilire una connessione tra classe politica e Paese. Non inseguire la Bestia su un piano in cui si perderà sempre, smetterla con le incertezze dei discorsi e allo stesso tempo non rincorrere lo slogan a tutti i costi: la sinistra italiana riparta dallo Zingarelli, oltre che da Zingaretti.
A cura di Redazione Cultura
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Non ce ne vogliano gli altri eminenti dizionari della lingua italiana. Ne prendiamo in prestito uno – lo Zingarelli – solo per l'assonanza linguistica con il neo segretario del Partito Democratico, Nicola Zingaretti. Tuttavia, al di là del facile gioco linguistico, il punto è chiaro: più che da questa o quella persona, la sinistra italiana ha l'obbligo di ripartire dalle parole e dal grado di esattezza che saprà costruire tra quest'ultime e la complessa realtà che ci circonda.

Fuori da questo solco non c'è altro che un orizzonte di sconfitta, non solo elettorale, ma di perdita di senso del proprio ruolo di forza riformatrice e di sinistra, anche quando si sta all'opposizione. E il rischio di starci ancora lungo è abbastanza alto. Il punto, oggi come oggi, per una qualsivoglia forza di sinistra o di centrosinistra è: ripartiamo dalle parole, dal loro senso, da ciò che significano davvero. Non da ciò che speriamo possano significare, non dai bassi istinti che esse fomentano. Quindi, innanzitutto, dal modo in cui le utilizziamo.

Non abbiamo altra strada davanti a noi. Bisogna recuperare il senso delle cose che ci stanno attorno, della realtà che ci circonda: per fare ciò, la politica ha l'obbligo di recuperare un rapporto più corretto di come è stato in passato con le parole. In poche parole: provare a diventare più bestia della Bestia non avrebbe senso, nelle urne gli italiani sceglierebbero comunque quella con la maiuscola.

Un augurio e un consiglio per il nuovo corso del Partito Democratico, su come userà le parole. Nicola Zingaretti riuscirà nell'operazione minima di restituire un senso e dignità a una formazione parlamentare di sinistra se riuscirà a mettere da parte le ambiguità e le incertezze del linguaggio, che poi sono le incertezze del pensiero, della visione del mondo. Che a sua volta è stato ed è il problema della sinistra italiana e in tutto il mondo. Basta con i giochi di parole, dunque, con le posizioni sfumate, ma anche con la rincorsa allo slogan a tutti i costi. La strada è stretta, ma è anche l'unica.

Per fortuna l'italiano è una lingua plastica, ma senza vaghezze. Che la nuova (o almeno, si spera tale) classe politica al comando nel maggior partito di sinistra nel Paese sia in grado di ripartire da qui.

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