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Caso Uva, sotto processo il pm che non indagò sulla morte

Si era rifiutato di indagare sulla morte di Giuseppe Uva, l’artigiano morto cinque anni fa a Varese, in circostanze ancora da verificare dopo un fermo dei carabinieri.
A cura di B. C.
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Quello di Giuseppe Uva era un caso che non meritava l'apertura di un'indagine. Così si era espresso Agostino Abate, pm titolare del procedimento sul decesso del ragazzo, avvenuto nel giugno 2008, dopo essere stato trattenuto per due ore e mezzo all’interno di una caserma dei carabinieri di Varese. Ma il ministro della Giustizia Cancellieri ha avviato un’azione disciplinare nei confronti di Abate che ora finirà sotto processo, secondo quanto scrive Tgcom. Il Csm lo accusa di ignoranza e negligenza. Abate "è accusato, dopo che il medico portato in giudizio era stato assolto (Abate ha sempre sostenuto che Giuseppe Uva fosse morto per negligenza del personale sanitario dell'ospedale), di non aver condotto ulteriori indagini per chiarire la dinamica dei fatti, discolpando sempre le forze dell'ordine arrivando, secondo quanto riferito al Csm, a intimidire il collegio dei periti durante il processo a carico dei sanitari" scrive il sito web.

Il pm è accusato di non aver dato ascolto alle denunce della sorella della vittima, Lucia Uva, addirittura indagandola per diffamazione aggravata. Nella querela, il pm Abate sosteneva che Uva non aveva subito pestaggi nè lesioni fisiche e che al contrario era stato trattato normalmente e e che le lesioni fisiche non erano tali da causarne la morte e che all’autopsia prese parte il medico legale della famiglia Uva senza rilevare anomalie -affermazione che la sorella Lucia nega – e ancora, che le macchie rinvenute nelle fotografie del cadavere non erano dovute a percosse, ma macchie ipostatiche effetto fisiologico della posizione del cadavere.

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