171 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Tullio De Mauro, l’ultima intervista prima della morte sulla sua amata Roma

Nell’ultima intervista prima di morire, al quotidiano “Repubblica”, aveva parlato del suo rapporto con Roma e di quanto fosse peggiorata negli ultimi tempi.
A cura di Redazione Cultura
171 CONDIVISIONI
Tullio De Mauro
Tullio De Mauro

È stato un intellettuale di lungo corso, Tullio De Mauro, uno che ne aveva viste tante. Non solo nella cultura e nella lingua italiana. Anche se è nato a Torre Annunziata, in provincia di Napoli, la sua città è sempre stata Roma. E proprio sullo stato della città aveva rilasciato a "Repubblica" una delle sue ultime interviste, da pedone affezionato qual era alle strade della Capitale. In quell'intervista, sul finire del novembre scorso, aveva dichiarato:

Per fortuna Roma non è ancora in coma irreversibile. Non sono un medico, ma direi che si tratta di una città che non sta bene. È un malato che ne ha viste tante, ma può ancora riprendersi.

E ricordando il suo arrivo a Roma da ragazzo, subito dopo la guerra, dove frequentò il liceo classico, ha argutamente fatto notare le differenze tra la città di ieri e quella di oggi:

Si viveva in un mondo più ordinato e civile. Ora i livelli di guardia di pulizia e traffico si sono abbassati. Il fondo dei marciapiedi, poi, è ridotto a un colabrodo. Chi non ha il tempo dilatato che servirebbe per affidarsi ai mezzi pubblici o muoversi in auto, come me si assume il rischio di camminare tra buche, motorini in sosta selvaggia e rifiuti. Quello che più preoccupa, però, è l'atteggiamento dei romani. La cultura della cura finisce in casa, fuori inizia l'accettazione del degrado.

Sulla giunta Raggi e sul Movimento a 5stelle non le aveva andate a dire, anche se con il solito garbo e moderazione:

Sull'efficienza della giunta Raggi tenderei ancora a sospendere il giudizio, ma i primi passi non sono confortanti. L'integrità, invece, è una speranza. Il problema in questo senso è la macchina amministrativa. È stata infiltrata. Non ci vuole il guanto di velluto, ma il pugno di ferro.

Anche sulla possibilità che i Giochi Olimpici potessero rappresentare un riscatto per la città, aveva detto:

I Giochi sarebbero stati un'occasione, come nel 1960, per ripensare il complesso della viabilità e della mobilità in città.

171 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views