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Covid 19

“Sempre più bambini in ospedale per Covid e troppi pochi vaccini”: l’allarme dei pediatri italiani

Annamaria Staiano, presidente della Società Italiana di Pediatria: “Nella fascia 5-11 anni la copertura vaccinale non è ancora sufficiente. Tra fine dicembre e inizio gennaio 832 under 20 ricoverati per Covid, 8 sono finiti in terapia intensiva”.
A cura di Davide Falcioni
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L'infezione da Sars-CoV-2 – spinta dalle varianti Omicron e Delta – corre sempre più veloce tra i giovani ed i giovanissimi. Nelle due settimane a cavallo tra il 20 dicembre 2021 e il 2 gennaio 2022, infatti, più di 800 bambini e adolescenti sono stati ospedalizzati dopo aver contratto il Covid-19 e 8 di questi sono stati ricoverati in terapia intensiva. In particolare, dall'inizio dell'epidemia al 5 gennaio nella fascia d'età inferiore ai 3 anni i bimbi finiti in rianimazione sono stati 68, 24 nella fascia 3-5 anni, 39 nella fascia 6-11 anni, 61 in quella 12-15 anni e 76 tra i 16 e i 19 anni. Casi gravi si registrano dunque anche tra i più piccoli. La variante Omicron, altamente contagiosa, e la scarsa copertura vaccinale dei bambini fino agli 11 rappresentano un serio campanello d'allarme non anche per la salute dei minori. Fanpage.it ne ha parlato con la professoressa Annamaria Staiano, presidente della Società Italiana di Pediatria.

Secondo l'ultimo report dell'ISS si rileva un forte aumento dei ricoveri tra i bambini. Qual è la ragione questa crescita?
I dati più recenti mostrano effettivamente una forte avanzata delle varianti Delta e Omicron nei bambini, infatti nell’ultima settimana un contagio su quattro (il 24%) ha riguardato la fascia di età under 20. Basti pensare che tra il 20 dicembre 2021 ed il 2 gennaio 2022, quindi il periodo a cavallo delle festività, sono stati registrati 197mila nuovi casi nei soggetti under 20. Di questi, 832 sono stati ospedalizzati ed 8 hanno necessitato addirittura di ricovero in terapia intensiva. Il report dell’Istituto Superiore di Sanità del 5 gennaio ha mostrato che l’incidenza nei soggetti di età compresa tra i 12-19 anni è stata pari a 1.198 casi su 100mila abitanti rispetto ai 645 casi della settimana precedente. Rilevante, inoltre, l’incremento del tasso di ospedalizzazione nella fascia under 5 anni (più di 10 ricoveri per milione di abitanti).

Nei 15 maggiori ospedali specializzati in pediatria ci sono centinaia di bambini ricoverati, soprattutto sotto i 5 anni con sintomatologia acuta. Dopo la riapertura delle scuole dobbiamo aspettarci un aumento dei ricoveri?
Certamente la ripresa delle attività scolastiche, soprattutto nei bambini di età sotto i 5 anni che non possono indossare la mascherina e che difficilmente riescono a mantenere la distanza di sicurezza, potrebbe associarsi ad un incremento dei contagi e, di conseguenza, anche dei ricoveri. Tuttavia, la nostra posizione circa le attività scolastiche è in linea con quella del Governo. Riteniamo che la scuola rappresenti una priorità per il benessere psico-fisico dei nostri bambini. Non ha senso chiudere le scuole se tutte le altre attività sono aperte. I dati del periodo natalizio confermano, infatti, che i contagi si verificano anche durante i periodi di chiusura scolastica, nei momenti di aggregazione.

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Francesca Bellini, direttrice sanitaria dell'ospedale pediatrico Meyer di Firenze, ha segnalato un aumento della sindrome infiammatoria multisistemica anche negli asintomatici. Cosa comporta questa malattia?
La Sindrome infiammatoria multi sistemica, o MIS-C, è una grave manifestazione clinica che può essere innescata dal Sars-Cov-2 nei bambini, ed ha un’età mediana di presentazione di 9 anni. Purtroppo, il 70% dei bambini affetti da MIS-C può arrivare a richiedere un ricovero in terapia intensiva a causa dell’interessamento di organi vitali, quali il cuore, l’encefalo e l’apparato respiratorio, e ad essere interessati sono anche bambini che non presentano altre patologie e che hanno manifestato l’infezione in forma lieve.

Le vaccinazioni tra i bambini della fascia 5-11 anni non decollano. Solo il 20% della platea ha ricevuto una dose. Come mai?
Effettivamente nella fascia 5-11 anni la copertura vaccinale non è ancora sufficiente. I vaccini non sono decollati come sperato. Ciononostante, auspichiamo che nelle prossime settimane si possa  raggiungere un target più elevato anche perché l’inizio del ciclo vaccinale in questa fascia di età è coinciso con l’inizio delle festività natalizie. Certamente è necessaria maggiore comunicazione su efficacia e sicurezza dei vaccini da parte degli operatori sanitari. Il concetto che bisogna diffondere è che i vaccini sono sicuri e che gli effetti collaterali sono rarissimi. Quotidianamente vengono vaccinati in tutto il mondo milioni di bambini e ad oggi sono stati descritti solo effetti collaterali minimi.

Per i bambini fra i 2 e i 5 anni la sperimentazione del vaccino Pfizer non ha prodotto i risultati sperati. Nel frattempo Cuba ha sviluppato Soberana 02, un vaccino progettato specificamente per la popolazione pediatrica, e lo sta somministrando a milioni di bambini sull'isola. Credete che, viste le sue caratteristiche, debba essere valutato dagli enti regolatori europei? 
A Cuba è effettivamente partita una campagna vaccinale che ha riguardato i bambini di età compresa tra 2 e 5 anni, ai quali è stato somministrato il vaccino Soberana 02, prodotto proprio a Cuba. Si tratta di un vaccino proteico, quindi basato su una tecnologia già nota. Tuttavia, il prodotto non è ancora stato riconosciuto dall’Organizzazione mondiale della Sanità ed i dati attualmente disponibili non sono sufficienti per poter esprimere un parere in merito.

Parliamo di salute mentale: secondo uno studio il 17,3% degli adolescenti, travolti dalla pandemia, pensa che sarebbe meglio morire o dice di volersi far del male. Cosa possiamo fare noi adulti? E cosa chiedete al governo?
Gli effetti indiretti del Covid-19 sugli adolescenti sono stati molto pesanti, soprattutto sul piano psicologico. Infatti, il lockdown e l’associato clima di incertezza hanno contribuito ad un incremento dei disturbi di ansia, dei disturbi della condotta alimentare, della depressione e, in alcuni casi estremi, anche dei tentativi di suicidio. Una indagine condotta proprio dalla Società Italiana di Pediatria ha mostrato che gli accessi nei pronto soccorso italiani per patologie neuropsichiatriche sono aumentati dell’84% tra marzo 2020 e marzo 2021, rispetto al periodo pre-pandemico. Tuttavia, il Covid-19 ha solo reso più evidenti delle difficoltà che esistevano già. Negli ultimi 10 anni abbiamo osservato un costante aumento degli accessi in pronto soccorso per disturbi neuropsichiatrici, a cui si è sommato l’effetto Covid-19 che ha colpito in maniera particolare i bambini e gli adolescenti in condizioni di fragilità socio-economica. Questo ha comportato una drammatica sproporzione tra bisogni assistenziali e capacità di cura. Pertanto, è necessario un rafforzamento dei servizi di neuropsichiatria infantile ospedalieri e territoriali, con incremento sia dei posti letto che del personale dedicato.

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