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Rivolte in carcere contro le misure anti-covid, 11 arresti tra detenuti a Melfi: coinvolti clan criminali

Gli indagati sono accusati a vario titolo dei reati di sequestro di persona e devastazione. Nel giorno della rivolta al carcere di Mefli, infatti, alcuni operatori sanitari e vari agenti della Polizia penitenziaria in servizio furono sequestrati per diverse ore dai detenuti in rivolta e liberati solo al termine di una lunga trattativa.
A cura di Antonio Palma
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Blitz della polizia nelle prime ore di oggi per eseguire un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di undici persone ritenute coinvolte nelle rivolte in carcere contro le misure anti-covid scoppiate durante la prima ondata della pandemia. La misura è stata disposta dal Tribunale del Riesame di Potenza e ha riguardato undici persone che sono state arrestate nell'ambito delle indagini sulla rivolta scoppiata nel carcere di Melfi, in provincia di Potenza, il 9 marzo 2020 in segno di protesta contro le misure anti-covid.

Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Potenza, sono state svolte dalla Polizia di stato e dalla Polizia penitenziaria. In totale l’inchiesta vede come indagate 44 persone identificate come partecipanti alle proteste ma l’inchiesta presto potrebbe allargarsi ulteriormente. Per altre 33 persone infatti "si è in attesa degli sviluppi dei ricorsi per Cassazione proposti dai rispettivi difensori". Come spiega un comunicato diffuso dalla Dda di Potenza i 44 detenuti finiti nel registro degli indagati sono accusati a vario titolo dei reati di sono sequestro di persona a scopo di coazione e devastazione.

Nel giorno della rivolta al carcere di Melti, infatti, alcuni operatori sanitari e vari agenti della Polizia penitenziaria in servizio nella casa circondariale furono sequestrati per diverse ore dai detenuti in rivolta e liberati solo al termine di una lunga trattativa con le forze dell’ordine. Gli undici arrestati sono persone di età compresa tra i 49 e i 28 anni, residenti nelle province di Potenza, Benevento, Catania, Palermo, Siracusa, L'Aquila, Bari, Reggio Calabria e Asti. Alcuni di loro appartengono a gruppi criminali campani e pugliesi. L’ordine di custodia cautelare nei loro confronti, spiegano dalla Dda di Potenza, è scattato dopo che Tribunale del Riesame ha accolto l'appello presentato dalla stessa Direzione distrettuale contro il rigetto della richiesta cautelare da parte del gip del capoluogo lucano che "pur ravvisando il grave profilo indiziario, aveva concluso per il difetto di esigenze cautelari”.

Nella conferenza stampa che si è tenuta nel Palazzo di giustizia del capoluogo lucano, dal Procuratore distrettuale antimafia di Potenza, Francesco Curcio ha ricordato che il carcere di Melfi è di massima sicurezza e che “forse per la prima volta in Italia – ha aggiunto Curcio – è contestato il reato di sequestro di persona a scopo di coazione“. Il Procuratore ha inoltre messo in evidenza che “sono state fatte indagini per accertare eventuali responsabilità degli agenti, sono stati ascoltati i detenuti che hanno presentato denuncia e sono stati esaminati i certificati medici. Non si è potuto procedere alla visione delle telecamere di sorveglianza perché perché erano state distrutte propri durante la rivolta. Non sono stati – ha concluso Curcio – rilevati riscontri a sostegno delle accuse di violenza“.

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