Rapinato e ucciso a botte in casa, prima di morire descrive i fatti: killer incastrato dal dna
Aggredito, rapinato e brutalmente picchiato in casa sua, è riuscito a descrivere quanto accaduto prima di morire, mettendo sulla strada giusta gli inquirenti che infine nelle scorse ore hanno incastrato il presunto assassino grazie al test del dna.
È la drammatica vicenda dell’avvocato in pensione Salvatore Laudani brutalmente aggredito nella villetta dove viveva da solo a Castel di Iudica, nella città metropolitana di Catania, nella notte tra il 4 e il 5 settembre scorso.
Picchiato selvaggiamente, l’uomo di 83 anni era rimasto ferito gravemente ma era riuscito a mandare un messaggio ai vicini di casa e quindi, la mattina del 5 settembre, trasportato all'ospedale San Marco di Catania. Qui, nonostante le cure e i tentativi dei medici, l’uomo non è riuscito a sopravvivere.
L’avvocato era morto dopo quattro giorni di agonia, il 9 settembre scorso. Fatale una profonda ferita alla testa con trauma cranico.
Prima di morire però è riuscito a descrivere ciò che ricordava dell’aggressore e dei fatti avvenuti in casa. Elementi fondamentali per mettere gli inquirenti sulla pista giusta.
A un mese da quei tragici momenti, infatti, e le scorse ore i carabinieri hanno arrestato il presunto omicida, un 27enne che conosceva la vittima e la casa.
Le indagini, condotte dai carabinieri di Palagonia e del Reparto Operativo di Catania e coordinate dalla Procura di Caltagirone, si sono avvalse anche della prova del Dna per incastrare l’indagato.
Dopo essersi concentrati su un gruppo ristretto di persone, infatti, i risultati degli esami scientifici del Dna trovato su una bottiglia di birra presente sulla scena del crimine ha permesso di identificare il presunto assassino. Il 27enne è stato bloccato mentre tentava di fuggire dall'Italia, per rientrare nel suo paese d'origine.