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Per gli ex terroristi italiani in Francia può arrivare l’estradizione: Parigi deciderà il 28 marzo

La Corte di Cassazione francese deciderà il 28 marzo sull’estradizione di dieci ex terroristi italiani che si trovano in Francia da decenni. A giugno 2022, la Corte d’Appello l’aveva negata. Tra i coinvolti c’è Giorgio Pietrostefani, condannato come mandante dell’omicidio Calabresi.
A cura di Luca Pons
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Giorgio Pietrostefani in tribunale a Parigi, maggio 2021
Giorgio Pietrostefani in tribunale a Parigi, maggio 2021

I dieci ex terroristi italiani arrestati in Francia nel 2021 potrebbero ricevere l'estradizione in Italia. A stabilirlo sarà la Corte di Cassazione francese, che oggi al termine di un'udienza ha dato l'annuncio: le sentenze arriveranno il 28 marzo. Gli arresti sono avvenuti a Parigi quasi due anni fa, ad aprile 2021.

Le dieci persone arrestate e poi rilasciate in libertà vigilata, otto uomini e due donne di età tra i 62 e 79 anni, sono ex militanti di estrema sinistra. Tra di loro c'è l'ex militante di Lotta Continua Giorgio Pietrostefani, tra i fondatori di Lotta Continua, da tempo malato, condannato a 22 anni come uno dei mandanti dell'omicidio Calabresi. Sono presenti anche gli ex brigatisti Marina Petrella, Giovanni Alimonti, Roberta Cappelli, Sergio Tornaghi, Maurizio Di Marzio ed Enzo Calvitti. In più, ci sono l'ex militante di Autonomia Operaia Raffaele Ventura, l'ex militante dei Proletari armati Luigi Bergamin e l'ex membro dei ‘Nuclei armati contropotere territoriale', Narciso Manenti.

Perché la Francia aveva negato l'estradizione nel 2022

Nonostante il presidente francese, Emmanuel Macron, si fosse impegnato con l'italiano Mario Draghi a completare l'estradizione, più di un anno dopo l'arresto, a giugno del 2022, la Corte d'Appello di Parigi ha stabilito che i dieci non sarebbero stati consegnati all'Italia: la sentenza era basata sul rispetto del diritto alla vita privata e familiare e del diritto a un processo equo.

Dopo la decisione, Macron stesso ha comunque detto di volere che gli arrestati siano "processati sul suolo italiano", poiché sono stati "coinvolti in crimini di sangue". Perciò, secondo il presidente, la Francia non è tenuta ad applicare la dottrina Mitterrand – così chiamata dal nome del presidente francese che decise di tutelare gli ex attivisti politici che avevano abbandonato le loro attività.

Pochi giorni dopo l'intervento di Macron,  il Procuratore generale francese ha fatto ricorso, chiedendo che la decisione della Corte d'Appello venga cambiata. Oggi la Corte di Cassazione ha esaminato le sue richieste, ma l'Avvocato generale, che dà pareri non vincolanti al tribunale, si è espresso contro l'estradizione.

L'avvocato dell'Italia: "Per anni è mancata la cooperazione delle autorità francesi"

"I motivi di impugnazione sollevati dalla Procura generale non hanno alcun fondamento", ha detto Irène Terrel, avvocata francese di sette dei dieci ex terroristi. "Il ricorso deve essere respinto da un lato perché il procedimento in contumacia come previsto in Italia viola l'articolo 6 della Convenzione europea sui diritti dell'uomo, cioè il diritto a un equo processo, e dall'altro perché viene violato l'articolo 8 sul diritto alla vita privata e famigliare".

"È necessario tenere conto della specificità dei reati commessi", ha dichiarato invece William Julié, avvocato che rappresenta lo Stato italiano. Il lungo tempo passato da quando i reati sono stati commessi, che è una delle ragioni citate dalla Corte d'Appello per rifiutare l'estradizione, non è stato causato "dall'inazione delle autorità italiane ma dalla mancanza di cooperazione delle autorità francesi", ha detto l'avvocato. Per alcuni degli ex terroristi che si trovano ora in Francia, già negli anni Ottanta e Novanta le corti francesi avevano stabilito l'estradizione. Le autorità della Francia, però, non hanno mai firmato il decreto che sarebbe stato necessario per consegnarli all'Italia.

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