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Paroldo, evasa la donna che uccise il marito. Ai giudici disse: “Mi comprò per 500mila lire”

È evasa dagli arresti domiciliari Assunta Casella, condannata a 21 anni per l’omicidio del marito Severino Viora, ucciso a Paroldo (Cuneo), nel giugno 2016. La donna aveva riferito a più riprese come il marito, più anziano di lei di 20 anni, l’avesse comprata per 500 mila lire dalla sua famiglia d’origine quando aveva 14 anni.
A cura di Susanna Picone
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Assunta Casella, sessanta anni, condannata a ventuno anni per l'omicidio del marito Severino Viora, è evasa dagli arresti domiciliari. A scoprirlo sono stati i carabinieri che si sono presentati nella struttura alla periferia di Torino, in cui Assunta Casella stava scontando la pena, dopo che la Cassazione ha reso definitiva la condanna rigettando l'ultimo ricorso dei legali. “Lunedì la Cassazione a Roma ha rigettato il ricorso e attendiamo le motivazioni. L'ho incontrata l'ultima volta venerdì mattina e da due giorni non abbiamo più notizie di lei”, ha detto l'avvocato Chiaffredo Peirone, di Saluzzo (Cuneo), difensore della donna insieme col collega Giuseppe Caprioli.

Al processo disse: "Mi comprò a 14 anni per 500mila lire"

Il marito della donna, Severino Viora, fu ucciso a Paroldo (Cuneo) in un noccioleto vicino a casa, nel giugno del 2016. Nel corso del processo la moglie, che si è sempre proclamata innocente, ha raccontato a più riprese di essere stata comprata quando aveva 14 anni per 500.000 lire dal marito, più anziano di vent'anni. Per sposarlo fu costretta a lasciare la Calabria, sua regione d’origine, e trasferirsi sulle colline di Paroldo. La donna ha anche sostenuto di avere subito dall'uomo quarantacinque anni di maltrattamenti e lui, secondo il suo racconto, l'avrebbe anche costretta a prostituirsi.

Assunta Casella condannata a 21 anni di carcere

A ottobre 2018 la Corte d'Assise aveva condannato la donna a ventuno anni per omicidio volontario premeditato e occultamento di cadavere, confermando la sentenza di primo grado del tribunale di Cuneo. La Procura di Torino aveva chiesto l'ergastolo. Dopo due anni di carcere preventivo la donna era finita ai domiciliari in una struttura protetta da cui ora si sarebbe allontanata.

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