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Ottiene ricongiungimento con i figli dopo un anno, ma muore nella doccia: il sogno infranto di Annick

Annick Mireille Blandine, 37 anni, di Dicomano (Firenze), era finalmente riuscita a ottenere il ricongiungimento con i figli che sarebbero arrivati nel nostro Paese dalla Costa D’Avorio: per avere il permesso ci ha impiegato un anno. Poi il malore…
A cura di Biagio Chiariello
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Annick Mireille Blandine (a sinistra) con un'amica
Annick Mireille Blandine (a sinistra) con un'amica

"Sono appena uscita dalla Prefettura, è fatta, i miei figli hanno avuto il nulla osta per volare in Italia, potrò riabbracciarli dopo otto anni, sono senza parole, è una gioia che non posso descrivere". Queste le parole con le quali Annick Mireille Blandine, 37enne ivoriana, annunciava lo scorso 11 novembre in un messaggio vocale a un'amica il ricongiungimento con i figli – Kady e Jean Loic, 18 e 17 anni – dopo un anno di tentativi e burocrazia.

Ma prima di riuscire a riabbracciarli è morta a causa di un infarto fulminante. La sua storia è stata raccontata su Facebook dal sindaco Stefano Passiatore e ripresa dal Corriere Fiorentino, ha commosso gli abitanti di Dicomano (Firenze), dove Annick abitava, che ora stanno pensando di adottare i ragazzi.

La 37enne aveva lasciato la Costa d'Avorio e i suoi figli nel 2014 per arrivare in Italia. Prima a Perugia, ospitata dal padre, aveva poi deciso di trasferirsi nel piccolo comune toscano. Ed è stato qui che ha lavorato per tantissimi anni, con impegno e dedizione, per far sì che i ragazzi (Kady e Jean Loic, di 18 e 17 anni) potessero presto raggiungerla, e trovare anche loro un futuro nel nostro Paese.

Lavorava in un albergo: si alzava tutte le mattine alle 4, e tornava a casa con il treno delle 16. Il tragitto, tra casa e lavoro richiedeva due ore, tra andata e ritorno. "Così è riuscita a prendere in affitto una casa, rendendola accogliente in vista del ricongiungimento, con mobili e arredi acquistati nei negozi di usato", racconta Passiatore su Facebook.

Dopo un anno di burocrazia, la sua domanda di ricongiungimento familiare – inoltrata nel 2021 – è stata finalmente espletata.

"Ho ascoltato il messaggio che Annik ha inviato a Cinzia all’ottenimento del nullaosta: pochi minuti che ti fanno stringere il cuore. Una gioia autentica, un sogno realizzato anche se molto, troppo, tempo dopo. Annik è morta (il 28 novembre, ndr) per un malore due settimane dopo aver ricevuto il nullaosta e muore sola, senza essere riuscita a riabbracciare i figli perché ancora in corso le procedura in ambasciata. Ho parlato con Cinzia, che ringrazio di cuore, e con i familiari di Annik. Faremo il possibile perché Kady e Jean Loic possano avere quel futuro che sua madre aveva sognato per loro", conclude il sindaco.

Sulla vicenda si è espresso e attivato anche l’avvocato Gennaro Santoro, del direttivo dell’associazione Antigone, che già stava aiutando Annick. “Ora Annick non c’è più e con lei se ne va anche il sogno di ricongiungersi con i figli che non vedeva da otto lunghi anni. Perché uno stato non può impiegare oltre un anno per un ricongiungimento familiare. Perché non può essere più veloce la morte di un diritto al ricongiungimento. Di una maledetta pratica che potrebbe essere chiusa in 30 giorni, senza tanto impegno o difficoltà”, ha raccontato Santoro attraverso un post pubblicato su Facebook.

 “In nome di Annick e dei suoi figli dobbiamo fare in modo che lo Stato italiano non continui a mandare alle ortiche i sogni di tante mamme che ci puliscono casa, vivono di sacrifici in nome di quel loro dolce sogno di garantire ai propri figli un futuro più dignitoso di quello che hanno vissuto sulla loro pelle”, ha poi incalzato.

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