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Oltre 1300 uccelli morti in poche ore, allarme botulino a Ravenna: indaga la Procura

Oltre 1300 esemplari di volatili sono stati rivenuti privi di vita nella Valle della Canna ma secondo le associazioni ambientaliste migliaia di altri avrebbero fatto la stessa fine. L’Ipotesi botulino confermata dai primi esami svolti dalle autorità ma ora è intervenuta anche la Procura con un fascicolo di indagine.
A cura di Antonio Palma
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È strage di uccelli nel Ravennate dove in poche ore oltre 1300 esemplari di volatili sono stati rivenuti privi di vita nella Valle della Canna senza un apparente motivo. Una vera e propria mattanza davanti alla quale ha deciso di agire anche la locale Procura della Repubblica che ha deciso di apre un fascicolo di indagine per accertare fatti e motivi dietro la moria di uccelli. A denunciare l'accaduto per prima è stata l'associazione ambientalista Italia Nostra che ha presentato un esposto seguita a ruota da gruppi di cacciatori e amministratori locali. Secondo un primo bilancio, nella zona, solo venerdì, sono stati recuperati 1.075 volatili morti , mentre nei giorni precedenti erano stati ritrovati morti altri 300 uccelli. "I morti  complessivi potrebbero essere almeno il triplo, ovvero svariate migliaia, senza contare quelli che avranno contratto l’intossicazione per poi andare a morire altrove" spiegano dall'associazione animalista secondo la quale alla base della moria potrebbe esseri un'intossicazione da botulino.

Ipotesi botulino confermata dai primi esami svolti su un campione di volatili ed eseguito dall’Istituto zooprofilattico sperimentale di Forlì. Si tratterebbe di intossicazione da tossina di tipo C che, anche se non pericolosa per l'uomo, ha messo in allerta le autorità locali per il grave rischio per la fauna. "È una vera e propria ecatombe in una delle zone più preziose del patrimonio ambientale italiano, protetta dalle norme europee ed italiane e dalla convenzione di Ramsar” denunciano da Italia Nostra,  ricordando che tutto potrebbe essersi prodotto per una combinazione di fattori tra cui il ristagno e la scarsità delle acque, le temperature elevate e la presenza di molti escrementi di uccelli. "Dato che i primi decessi sono stati segnalati a settembre e alla riapertura della caccia non è più stato possibile ignorare la situazione, perché non si è provveduto prima ad immettere acqua fresca nella Valle ormai marcescente?" si chiedono gli attivisti.

L’amministrazione comunale di Ravenna dal suo canto si difende e dice di essersi attivata sin dal primo momento per monitorare la situazione. "Venerdì alcune decine di volontari delle associazioni, venatorie e non, hanno operato per prelevare gli uccelli morti e soccorrere quelli malati con il supporto di personale del Comune e del Centro recupero avifauna, concordandolo con tutti gli enti preposti, al fine di cercare di arginare il fenomeno verificatosi" spiegano dal comune, aggiungendo: "Insieme a tutti gli enti competenti, abbiamo favorito azioni straordinarie per il ricambio delle acque della valle in maniera rapida e per fornire così ossigeno all’area e limitare la proliferazione del botulino con l’auspicio di uscire dall’emergenza. D’altra parte si tratta di un ambiente tenuto artificialmente in un difficile equilibrio, attraverso la regolazione dei livelli idrici, e la cui gestione è molto complessa perché esistono esigenze molto diverse tra loro e a volte contrapposte, in relazione alle condizioni di vita del patrimonio di flora e della diversa fauna che lo popola. Questo delicato equilibrio è stato messo ulteriormente a dura prova, oltre che dalle note problematiche legate ai cambiamenti climatici anche dalle temperature anomale del mese di settembre e inizi di ottobre, che hanno contribuito a determinare la situazione di criticità".

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