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‘Ndrangheta, scoperti 101 boss col reddito di cittadinanza: tra loro anche un trafficante di droga

Oltre centro ‘ndranghetisti organici alle maggiori cosche che riuscivano a ottenere il reddito di cittadinanza. A scoprirli la Guardia di Finanza di Reggio Calabria nel corso dell’operazione ”Mala civitas’’. Tra loro, esponenti di spicco delle famiglie di ‘ndrangheta operanti nella piana di Gioia Tauro o delle potenti ‘ndrine reggine. Sono stati denunciati insieme ad altre 15 persone.
A cura di Susanna Picone
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Oltre centro ‘ndranghetisti che hanno preso il reddito di cittadinanza. È quanto emerso nel corso dell’operazione “Mala civitas”, condotta dalla Guardia di Finanza di Reggio Calabria che ha portato a scoprire, appunto, più di 101 boss e gregari delle principali cosche di ‘ndrangheta calabresi che hanno richiesto e riscosso il reddito di cittadinanza, e ha portato alla denuncia dei richiedenti e fruitori e di ulteriori 15 sottoscrittori delle richieste irregolari di sussidi di indigenza. Nella rete dei finanzieri sono finiti elementi di spicco delle cosche di Gioia Tauro o delle ‘ndrine reggine dei Tegano e Serraino ma anche capibastone della Locride appartenenti ai Commisso-Rumbo-Figliomeni di Siderno, Cordì di Locri, Manno-Maiolo di Caulonia e D'Agostino di Canolo. Anche i figli del "Pablo Escobar italiano", noto come "Bebè", al secolo Roberto Pannunzi, considerato dagli investigatori italiani e statunitensi come uno dei più grandi broker mondiali di cocaina e che si faceva vanto di pesare i soldi anziché contarli, percepivano il sussidio. Il figlio maggiore Alessandro, oltre ad essere sposato con la figlia di uno dei maggiori produttori mondiali colombiani di cocaina, è stato anche condannato in via definitiva per l'importazione di svariati quintali di droga in Italia.

Segnalati all’Inps per l'avvio del procedimento di revoca dei benefici ottenuti – Tutti sono stati segnalati all'Inps per l'avvio del procedimento di revoca dei benefici ottenuti e il recupero di somme elargite finora per circa 516.000 euro. L'erogazione del sussidio avrebbe comportato fino al termine del periodo di concessione previsto un ulteriore esborso per 470.000 euro. Le indagini svolte dalle Fiamme Gialle hanno inizialmente interessato una platea di oltre 500 soggetti gravati da pesanti condanne passate in giudicato, per reati riferibili ad associazione di stampo mafioso e hanno interessato le Procure di Reggio Calabria, Locri, Palmi, Vibo Valentia e Verbania. I boss e gregari individuati risultano essere organici alle maggiori cosche della provincia di Reggio Calabria con diramazioni anche in altre realtà italiane e ruoli gerarchici diversificati all'interno delle loro consorterie.

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