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Marcello Vinci caduto dal 35esimo piano, la mamma: “La Cina vuole 30mila euro per ridarci la salma”

Continuano le indagini sulla morte di Marcello Vinci, il 29enne caduto dal 35esimo piano a Chengdu (Shangai). La madre del giovane ha sottolineato che l’autopsia sul corpo del ragazzo italiano non è ancora stata effettuata. “Dalla Cina ci hanno chiesto 30mila euro per ridarci la salma”
A cura di Gabriella Mazzeo
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Morto in strada a Chengdu (Shangai) in circostanze ancora poco chiare. Marcello Vinci, 29enne di Fasano, viveva da tempo in Cina per motivi di lavoro. Il suo corpo è stato trovato sul marciapiede della città di 16 milioni di abitanti, sotto un palazzo. Le autorità ritennero subito che si fosse trattato di un suicidio: secondo loro, Vinci era precipitato dal 35esimo piano dell'edificio. La ricostruzione di quanto avvenuto nella notte tra domenica 5 e lunedì 6 marzo scorsi (data ancora oggi come ufficiale dalla Cina) presenta però più di un interrogativo senza risposta. 

Secondo il report della polizia cinese indirizzato all'avvocato italiano dei familiari del 29enne, Vinci avrebbe conosciuto pochi giorni prima del decesso un 45enne del posto sui social. L'uomo (che abitava nello stesso condominio) avrebbe invitato Marcello a casa per una cena. "Secondo questo report, mio figlio a un certo punto si è sentito male. Qui deve essere successo qualcosa, perché sembra che quel signore gli abbia detto di far passare il malessere stendendosi sul letto" ha raccontato in un'intervista al Corriere della Sera Angela Berni, mamma del 29enne.

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"Lui e Marcello erano in due stanze diverse dello stesso stabile, poi all'improvviso mio figlio è precipitato giù. Nel rapporto è scritto così, ma non sappiamo neppure l'ora. La caduta non è stata da casa di Marcello, ma dall'appartamento di quest'uomo" ha continuato la donna che, a distanza di 40 giorni dal decesso, sta cercando di ricostruire quanto accaduto al figlio. "Secondo il rapporto, il 45enne ha pulito tutta l'abitazione dopo che mio figlio è caduto dal 35esimo piano. In questo modo ha rimosso anche le impronte, ha preso le sue cose e le ha nascoste, poi ha chiamato i soccorsi e si è nascosto in un armadio. Il rapporto non giunge ad alcuna conclusione".

Secondo la donna, il 45enne non subirà alcuna conseguenza. "Nel report è scritto che l'hanno fermato, tenuto per 15 giorni e poi rilasciato ma non si sa perché. L'autopsia era in programma nei giorni scorsi, ma non è stata fatta. La storia è molto strana, anche perché non possiamo riavere la salma fino a quando non ci sarà una decisione della polizia. Tra l'alto ci sono stati chiesti ben 30mila euro per riportarlo a casa".

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A seguire il caso, un avvocato italiano che vive in Cina. Una scelta fatta per seguire "più da vicino" le indagini sul decesso del 29enne. Dall'ambasciata, ha spiegato la donna, non ha ricevuto più informazioni. "Mi sembra di impazzire. Tutto tace, nessuno ci dice qualcosa e io mi sento abbandonata. Non so più cosa fare e la distanza non agevola le cose – ha affermato la donna -. Se andassi lì a Chengdu non so cosa potrei fare per cambiare lo stato dei fatti. Mi dicono che le indagini procedono ma io sono molto demoralizzata. Al dolore per la perdita di mio figlio si aggiunge l'amarezza di non sapere cosa sia successo".

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"Ho visto mio figlio per l'ultima volta il 2 settembre del 2019, quando l'ho accompagnato a Roma per la sua partenza in Cina. Poi i contatti quasi quotidiani sono stati solo telefonici per via della pandemia che ha impedito per oltre due anni e mezzo di viaggiare".

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