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L’ex fidanzata di Francesco, suicida a Cosenza dopo il corso-truffa: “Così siamo stati ingannati”

Parla la fidanzata di Francesco Tripaldi, il 47enne di Trebisacce, in provincia di Cosenza, che si è suicidato dopo aver scoperto di essersi iscritto ad un corso truffa per trovare lavoro, al quale aveva lasciato tutti i suoi risparmi: “Volevamo una famiglia. Dopo la denuncia sono stata isolata, insultata, ostracizzata. Ma doveva avere giustizia”.
A cura di Ida Artiaco
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Sono passati 4 anni da quando Francesco Tripaldi, 47 anni di Trebisacce, in provincia di Cosenza, ha deciso di suicidarsi dopo aver scoperto che il corso di formazione per Oss su cui aveva scommesso era una truffa. Era il 2016, ma la sua vicenda è stata portata all'attenzione dell'opinione pubblica solo qualche giorno fa, quando sono stati arrestati i responsabili e gli organizzatori di quel finto percorso di studi. A parlare di quella tragedia è stata quella che all'epoca dei fatti era la fidanzata di Francesco. Nel corso di una intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica, la donna, che ha preferito non rendere nota la sua identità, ha raccontato non solo il dolore per la perdita del compagno ma anche il trattamento che i suoi concittadini le avrebbero riservato dopo la decisione di denunciare la fabbrica dei falsi diplomi. "Sono stata isolata, insultata, ostracizzata", ha ripetuto.

La donna racconta che lei e Francesco facevano coppia da un anno, "ma ci era bastato per realizzare che avremmo voluto una famiglia. Senza un lavoro però era impossibile. Per questo ci siamo iscritti entrambi a quel maledetto corso", ha ricordato. Avevano così deciso di investire tutti i loro risparmi in quel percorso di studi. "Il paese  – ha sottolineato – era tappezzato di manifesti, con tanto di numeri di telefono per contattare i responsabili. Noi non li conoscevamo, ma per molti erano personaggi noti, lavoravano in ospedale, avevano "una posizione". Ci siamo fidati". Un disperato tentativo di trovare una nuova occupazione per il 47enne, già perito chimico-biologico, che era stato assunto in un laboratorio a Firenze, ma non gli avevano rinnovato il contratto. Poi pian piano si sono resi conti dell'inganno.

"Quando hanno iniziato a far slittare gli esami di settimana in settimana ci siamo insospettiti, ci siamo rivolti al sindacato Fials e poco dopo abbiamo scoperto che era tutta una farsa. Eravamo imbestialiti – ha concluso la donna -. Quella mattina l’ho chiamato come sempre, ma non rispondeva al cellulare. Dopo un po’ mi sono insospettita e ho contattato il fratello maggiore, che si è preoccupato ed è andato a casa. Ma Francesco si era già tolto la vita. Appena la madre è uscita, si è impiccato senza lasciare né una lettera, né un messaggio. I miei genitori e quelli di Francesco mi sono stati vicini, ma la svolta è arrivata quando ho deciso di denunciare tutto. Ho paura ma lui ha bisogno di giustizia".

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