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Giornata contro la violenza sulle donne 2020

Femminicidio, i dati 2020: 91 vittime in 10 mesi. Una donna uccisa ogni tre giorni

Il rapporto di Eures sul femminicidio reso noto in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne 2020, ha messo in luce dati allarmanti. Sale il numero dei femminicidi commessi da conviventi mentre scende il numero dei delitti commessi dagli ex. La convivenza, come i maltrattamenti pregressi si attestano come ‘fattori di rischio’.
A cura di Angela Marino
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Ogni tre giorni una donna viene uccisa dal convivente, dall'ex, da un parente. È uno dei dati contenuti nel VII rapporto Eures sul femminicidio reso noto in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne 2020. Secondo il rapporto basato sui dati del Servizio analisi criminale della Direzione centrale della polizia, sono 3.344 le donne uccise in Italia tra il 2000 e 31 ottobre 2020. Un'evidenza che spiega come il femminicidio non sia affatto un fenomeno emergente, ma come abbia "accompagnato le trasformazioni della famiglia italiana degli ultimi decenni, come a voler arrestare il percorso di autodeterminazione delle donne".

Convivenza e maltrattamenti pregressi fattori di rischio

Il rapporto Eures mette in luce due indicatori di rischio: i maltrattamenti pregressi e la convivenza in presenza di dinamiche conflittuali. Quanto al primo, nel 2019 l'incidenza dei maltrattamenti pregressi nei femminicidi ha raggiunto il 50% dei casi, di fatto raddoppiando rispetto al 2018. Per quanto riguarda invece la convivenza tra vittima e autore del delitto, nel corso dei primi dieci mesi del 2020, ha costituito un consistente acceleratore del rischio. Osservando i diversi ruoli familiari delle donne vittime di femminicidio si rileva una forte crescita delle coniugi e conviventi (+13,5%), cui corrisponde una parallela flessione delle donne uccise da partner o amanti (-20%) e da ex  (-33,3%).

Lockdown ha esasperato le dinamiche di conflittualità

Il rapporto di convivenza, già prevalente nel 2019 (presente per il 57,6% dei casi), raggiunge, nel 2020, il 67,5% attestandosi addirittura all'80,8% nel trimestre del lockdown. Quando, tra marzo e giugno, ben 21 delle 26 vittime di femminicidio in famiglia si trovavano sotto lo stesso tetto con il proprio assassino. Sale, dunque, da 49 a 54 (+10,2%) il numero dei femminicidi familiari con vittime conviventi; scende, da 36 a 26, tra i primi dieci mesi del 2019 e lo stesso periodo del 2020, quello delle vittime non conviventi (-27,8%). Diminuisce, contestualmente, il numero delle figlie uccise da uno dei genitori (da 7 a 6 casi) e quello delle donne uccise da altri familiari (da 9 a 5). Aumenta l'età media delle vittime dei femminicidi, salita dai 50,3 anni del 2019 ai 53,8 di quest'anno.

Il disagio psichico motiva 1 terzo dei femminicidi

Quanto al movente, se la gelosia e il possesso continuano a rappresentare anche nel 2020 la principale spinta alla violenza, con la pandemia da coronavirus, tuttavia, è l'esasperazione del disagio uno dei principali moventi (27,8%, a fronte del 18,1% del 2019). Da un lato, dunque, aumentano anche le donne uccise per l'incapacità del partner di prendersi cura della malattia (fisica o psicologica) della vittima (dal 10,8% al 20,3% del totale) o dell'autore del delitto (dal 16,9% al 17,7%); dall'altro, si registra un fortissimo incremento dei femminicidi-suicidi (90,3%) e dei femminicidi con madri vittime di figli affetti da disturbo psichiatrico. Sono 14 le donne uccise dai figli nei primi dieci mesi di quest'anno rispetto ai 9 casi nello stesso periodo del 2019 (+55,6%). Con la pandemia i soggetti affetti da disturbo psichiatrico sono rimasti in qualche caso privi del sostegno psicologico di cui godevano o sono dovuti rientrare in famiglia. Il disagio complessivamente inteso, in assenza di adeguato supporto, è alla base, nel 2020 di oltre un terzo dei femminicidi.

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