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Duplice omicidio Arezzo, le minacce del marito di Sara in chat: “Ti taglio la gola”

Si è avvalso della facoltà di non rispondere Jawad Hicham, il 38enne accusato del duplice omicidio ad Arezzo della compagna Sara Ruschi, 35 anni, e della suocera 76enne Brunetta Ridolfi. Domani le autopsie sui corpi.
A cura di Susanna Picone
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Non ha pronunciato nemmeno una parola davanti al gip Giulia Soldini e al pm Marco Dioni Jawad Hicham, il 38enne che ha confessato il duplice omicidio ad Arezzo della compagna Sara Ruschi, 35 anni, e della suocera 76enne Brunetta Ridolfi.

L’uomo, assistito dall'avvocato Maria Fiorella Bennati, si è avvalso della facoltà di non rispondere nel corso dell'interrogatorio di garanzia nel carcere aretino di San Benedetto. Il duplice omicidio si è consumato nella notte tra mercoledì e giovedì nell'appartamento di via Benedetto Varchi ad Arezzo.

"Le ho ammazzate”, le parole del marocchino dopo le coltellate. Prima avrebbe colpito la suocera, poi la compagna madre dei suoi figli. Le due donne sono state uccise davanti al figlio sedicenne della coppia, svegliato dal rumore. E in casa c’era anche la sorellina, una bambina di due anni. Ragazzi che sono stati adesso affidati al nonno 80enne.

Sara Ruschi
Sara Ruschi

Sul fronte delle indagini, la squadra mobile ha acquisito le chat tra Sara e un amico in cui lo stesso Hicham si inseriva. Uno scambio di messaggi via Facebook che rafforza il quadro apparso evidente da subito come movente del duplice omicidio e ovvero una tensione degenerata oltre i limiti.

Dall’uomo arrivavano minacce come “A te ti taglio la gola”. E Sara chattando parlava del compagno come di un ex, raccontava di aver già fatto quanto necessario per ottenere l’allontanamento giudiziario. “Non posso semplicemente buttarlo fuori, se lui va alla polizia sono obbligata a farlo entrare in casa”.

La giovane madre  – ricostruisce il Corriere fiorentino – aveva detto al suo amico di essere andata dai carabinieri, ma le avrebbero detto che “senza un referto o un livido” era difficile ottenere una misura del giudice. Lei diceva “questa è casa mia, non me ne vado solo per far uscire lui”.

A quanto emerso, il sabato di Pasqua lei era andata anche in caserma per parlare di una intrusione di lui nel suo telefono. Stando ad alcune testimonianze, poi, un mese fa Sara aveva fatto uscire di casa il compagno per poi riprenderlo con sé circa dieci giorni dopo.

Tra i racconti c’è anche quello del datore di lavoro che ha parlato di tensioni all'ordine del giorno. "Sara era sempre tesa, lui aveva problemi con l’alcol". Forse anche per tutte queste tensioni con loro c’era nonna Brunetta, che da tempo aveva lasciato la sua casa di Ceciliano per dormire con la figlia.

Nella giornata di lunedì, intanto, sarà effettuata l'autopsia sui corpi di Sara Ruschi e della madre Brunetta Ridolfi. L’esame servirà per accertare la dinamica con maggiore esattezza.

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