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Davide morto durante battuta di caccia. Arrestato il suo ‘secondo papà’: “Pensavo fosse cinghiale”

Piero F., 57 anni, è in carcere e deve rispondere di omicidio volontario: avrebbe dato luogo a un depistaggio, in modo da non apparire responsabile, ritardando i soccorsi del 24enne, amico di famiglia.
A cura di Biagio Chiariello
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Avrebbe sparato pensando di mirare a un cinghiale, l'uomo accusato di omicidio volontario con dolo eventuale per la morte di Davide Piampiano, il 25enne di Assisi rimasto ucciso lo scorso 11 gennaio durante una battuta di caccia nella zona del Monte Subasio: Piero F., 57 anni, è ora nel carcere di Capanne.

Lui, caro amico di famiglia, che Davide chiamava "secondo papà", stando alla ricostruzione della procura di Perugia, avrebbe lasciato il ragazzo agonizzante per almeno una decina di minuti, senza soccorrerlo, preoccupandosi solo di alterare la scena in modo da non apparire lui come il responsabile.

La morte di Davide, inizialmente considerata un incidente di caccia, è apparsa qualcosa di diverso dopo l'autopsia e dopo la visione dei filmati della telecamera Go Pro che la vittima indossava. È emerso, appunto, che Piero F. avrebbe ritardato l'allarme, cercando di far apparire che il giovane fosse stato colpito da una cartuccia del suo stesso fucile. Nelle immagini si vedono gli ultimi attimi di vita del giovane, la sua agonia, e l'arrivo dell'amico, che confermerebbero come quest'ultimo avrebbe sparato per errore contro il giovane.

E sopratutto come il 57 anni dato luogo a un depistaggio piuttosto che chiamare i soccorsi, allertati minuti dopo da un altro cacciatore che aveva udito lo sparo e si era avvicinato, pensando che la coppia di cacciatori avesse centrato un cinghiale. Prima Piero F. avrebbe scaricato l'arma del figlioccio, sparando un colpo a simulare che fosse quello fatale, poi si sarebbe liberato del suo fucile e degli abiti da caccia.

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