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Inchiesta sulla morte di Stefano Brando, medico ucciso dal Covid: aveva chiesto aiuto al 118

Saranno le indagini a fare luce sulla morte del dottor Stefano Brando deceduto lo scorso novembre all’ospedale di Perugia. La Procura ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo mentre si tenta di capire perché il 62enne sia giunto in ospedale solo quando le sue condizioni era già critiche. Secondo il racconto dei famigliari che hanno presentato l’esposto infatti avrebbe chiesto l’aiuto del 118 anche nei giorni precedenti.
A cura di Chiara Ammendola
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Stefano Brando (foto Facebook)
Stefano Brando (foto Facebook)

Sono tanti i punti da chiarire circa la morte di Stefano Brando, il medico deceduto lo scorso 19 novembre all'ospedale Santa Maria della misericordia di Perugia a causa del Covid. Il virus lo ha strappato ai suoi famigliari pochi giorni: solo il 24 ottobre infatti era giunta la diagnosi e la notizia della positività che lo aveva portato a preoccuparti per alcuni sintomi, così come racconto i famigliari. Sono stati loro a presentare un esposto in Procura per chiedere che venga fatta luce sulla morte del dottor Brando.

E così dopo l'esposto della moglie del medico del 62enne sono partite le indagini: al momento nel fascicolo aperto in Procura per omicidio colposo non vi è nessun nome iscritto. Mentre il procuratore aggiunto Giuseppe Petrazzini, secondo quanto riportato dal Messaggero, ha chiesto di accertare lo stato dei posti letto al Santa Maria della misericordia. Secondo quanto raccontato dai famigliari dell'uomo sembra infatti che i primi sintomi avessero messo subito in allarme il medico che, preoccupatosi per i livelli di saturazione, aveva deciso di chiamare un'ambulanza: ciò nonostante aveva deciso di restare a casa e di curarsi con ossigeno e saturimetro, visto che lo stesso personale sanitario intervenuto in ambulanza gli avrebbe sconsigliato il ricovero parlando "di posti non disponibili all'ospedale di Perugia".

Le sue condizioni però non sarebbero affatto migliorate e così dopo alcuni giorni il medico 62enne avrebbe chiamato nuovamente il 118 chiedendo lamentando dolori ovunque e una saturazione in calo. Anche in questo caso però avrebbe scelto di restare a casa a causa della situazione critica negli ospedali in quel momento e della mancanza di posti letto disponibili. Il giorno successivo però l'uomo avrebbe perso i sensi sbattendo la testa: da lì l'arrivo in pronto soccorso a Perugia, i controlli per il trauma cranico e poi l'aggravarsi delle sue condizioni fino al passaggio in terapia intensiva. E il decesso avvenuto dopo tre settimane. L'autopsia i cui risultati non sono ancora definitivi ha rivelato la presenza di organi in sofferenza e delle conseguenze di una grave polmonite che lo hanno portato all'arresto cardiaco. Ora le indagini così come chiesto dalla famiglia dovranno fare luce sull'accaduto e chiarire se un ricovero avrebbe potuto salvare la vita al dottor Brando.

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