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Carabinieri Piacenza, dissequestrata la caserma Levante

La Procura piacentina ha deciso di dissequestrare la caserma Levante di Piacenza al centro dell’inchiesta che ha portato all’arresto di 6 carabinieri. La riapertura effettiva della caserma però avverrà tra qualche giorno, nel frattempo l’attività dei carabinieri continuerà ad andare avanti con le stazioni mobili installate davanti al palazzo.
A cura di Antonio Palma
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A quasi cinquanta giorni dal provvedimento della magistratura che azzerò completamente l’attività dei carabinieri della caserma Levante di Piacenza, la stazione sta per riaprire i battenti ovviamente con nuovo personale e nuovo comandante. Dopo tutti i rilievi del caso, infatti, la Procura piacentina ha deciso di dissequestrare la caserma Levante. Il provvedimento di dissequestro dello stabile sarà notificato al custode nella giornata di oggi, martedì 8 settembre, dalla Guardia di Finanza, incaricata delle indagini. La riapertura effettiva della caserma però avverrà tra qualche giorno, dopo tutte le procedure del caso. Nel frattempo l’attività dei carabinieri continuerà ad andare avanti con le stazioni mobili installate davanti al palazzo dopo il sequestro.

La caserma dei carabinieri Levante di Piacenza era stata sequestrata il 22 luglio scorso contemporaneamente all’arresto di 6 carabinieri in forze alla stazione accusati di aver creato un sistema criminale dedito a una serie di reati come il traffico di droga e arresti arbitrari. Secondo l’accusa, i militari avrebbero effettuato arresti pilotati per sequestrare stupefacenti, che venivano poi rivenduti attraverso propri pusher. Per i pm molti reati sarebbero stati commessi proprio all’interno dei locali della caserma di via Caccialupo che per questo era stata sequestrata. In particolare nella caserma si è svolto l'incidente probatorio per la raccolta di eventuali tracce biologiche per la conferma di presunte violenze e di festini a base di sesso che si sarebbero consumati all’interno dei locali.

Prima del sequestro e per anni la caserma Levante di Piacenza era stata ritenuta dall’Arma dei carabinieri un “fiore all’occhiello” tanto che ai militari che ne facevano parte erano andati premi ed encomi. In particolare venivano premiati i tanti arresti per droga che però, secondo i pm, erano spesso frutto di azioni arbitrarie volte a eliminare la concorrenza dei pusher.

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