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Alessandro Barbero dice no al Green Pass, il rettore dell’università: “Non me l’aspettavo da lui”

Lo storico Alessandro Barbero è tra i firmatari di un appello contrario al Green Pass per accedere alle Università. “Si tratta di una misura limitante e assurda” ha dichiarato il professore in un’intervista al Corriere della Sera. Il rettore Avanzi: “Il docente esprime un principio, ma senza Green Pass rischia la sospensione”
A cura di Gabriella Mazzeo
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Per un errore in fase di titolazione, abbiamo erroneamente fatto intendere che il professore Barbero, vaccinato seppur firmatario di un appello contro il green pass, rischiasse la sospensione dall'università. Questa eventualità, come si spiegava correttamente nell'articolo, non corrisponde al vero: il professor Alessandro Barbero, come tutti i docenti, rischia la sospensione se non presenta il Green Pass e non certo per le sue opinioni in merito. Per questo abbiamo cambiato il titolo dell'articolo. Ce ne scusiamo con il Professor Barbero, con il Rettore Gian Carlo Avanzi e con i lettori. 

"Ho appreso che il professor Alessandro Barbero, nostro preziosissimo docente, ha firmato insieme ad altri sei strutturati l'appello contro il Green Pass nelle università. Non me lo aspettavo da lui. Rispetto l'opinione di colleghi e colleghe, ma non deve essere confusa con la stragrande maggioranza dei docenti e degli studenti". Lo ha dichiarato il rettore dell'Università Statale di Vercelli Gian Carlo Avanzi. Nel pomeriggio di ieri erano 300 gli accademici sottoscrittori del documento sulla natura "discriminatoria" della certificazione verde.

La replica a Barbero avviene nel giorno successivo alla notizia dell'adesione del famoso divulgatore televisivo all'appello per dire no al pass negli atenei. "Dal primo settembre scorso la verifica del Green Pass non ha sollevato alcun problema anche in situazioni complesse come il test di medicina. Sull'obbligo vaccinale, come medico non posso che essere favorevole e anzi, esortare tutti a vaccinarsi il prima possibile" ha continuato il rettore. Resta però un dato di fatto: il professore, così come altri del corpo docenti, si dichiara contrario all'uso della certificazione verde per accedere all'ateneo. "Un conto è dire "Signori, abbiamo deciso che il vaccino è obbligatorio, non avrei nulla da dire. Un altro conto è dire che non vi è nessun obbligo, ma che però non puoi vivere. Non si può indurre la gente a vaccinarsi col sotterfugio". Sostiene ancora Barbero.

In un'intervista rilasciata a Corriere della Sera, il divulgatore ha ribadito di non aver firmato un appello aperto a posizioni no-vax. "Qualcuno crede che io sia un fanatico contrario ai vaccini, ma in questo appello non se ne parla. Io pure sono vaccinato. A me preoccupa l'obbligo – spiega il docente -. Gli studenti pagano le tasse e sono esclusi dalle lezioni se non hanno il certificato. Nel manifesto c'è poi una preoccupazione ancora maggiore riguardante il mondo del lavoro: non si è indifferenti alla sicurezza di chi lavora, ma ci sono misure umilianti di cui è impossibile vedere l'utilità. Penso a quegli operai o poliziotti  che non hanno potuto accedere alla mensa e hanno mangiato fuori, sui gradini. Magari però hanno lavorato fianco a fianco con i colleghi fino a un minuto prima". Secondo Barbero, la colpa del governo sarebbe quella di aver reso di fatto obbligatorio il vaccino ponendo restrizioni su "diritti fondamentali", senza però di fatto assumersi la responsabilità di ufficializzare la misura.  "Vivere in un Paese in cui non si può salire su un treno o entrare in ufficio senza un pezzo di carta che non sarebbe assolutamente obbligatorio, è surreale e inquietante. Io sono un professore, i miei datori di lavoro sono i miei studenti e tra loro vedo preoccupazione e indignazione per l'obbligo di certificazione verde per entrare all'università. Ho il dovere di esprimere la mia posizione. Tanti colleghi la pensano diversamente e fanno bene a esprimere le loro posizioni pubblicamente. L'Università è il posto in cui si cerca la verità senza pretendere di averla già in tasca".

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