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Alfano, Bersani e Casini trovano l’accordo sulla riforma elettorale

Il vertice di maggioranza tra i leader di Pdl, Pd e Terzo polo s’è concluso con un accordo condiviso su una nuova riforma elettorale. Per Bersani serve solo qualche limatura. Oggetto del contendere resta sempre la riforma del lavoro.
A cura di Alfonso Biondi
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Il vertice di maggioranza tra i leader di Pdl, Pd e Terzo polo s'è concluso con un accordo condiviso su una nuova riforma elettorale.

E' da poco terminato a Montecitorio il vertice tra le delegazioni di Pdl, Pd e Terzo Polo. Si è parlato di riforme, a partire da quella del lavoro, tema caldo di questi giorni, a quella del sistema elettorale. A rappresentare il Popolo della Libertà c'erano Angelino Alfano, Gaetano Quagliariello e Ignazio La Russa; per il Partito Democratico Pier Luigi Bersani e Luciano Violante; la delegazione del Terzo Polo, infine, era composta da Pier Ferdinando Casini, Ferdinando Adornato e Italo Bocchino.

L'accordo sulla riforma elettorale- I leader di Pdl, Pd e Udc sembrano aver finalmente trovato l'accordo su una nuova riforma elettorale. Verrà eliminato l'obbligo di coalizione, tagliato il numero dei parlamentari e sulle liste dovrà essere presente l'indicazione del candidato premier. Ci sarà poi una soglia di sbarramento e il diritto di tribuna per quei partiti che non riescono a eleggere parlamentari. La scelta dei parlamentari, infine, sarà affidata agli elettori. L'accordo c'è e, come spiega Bersani, resta solamente qualcosa da sistemare. Per il segretario del Pd "si può chiudere entro la fine della legislatura".

Bersani: "Voto a ottobre? Solo stupidaggini"- La riforma del lavoro, che approderà in Parlamento sotto forma di disegno di legge, rappresenta il vero oggetto del contendere. A Casini il compito mediare tra Pdl e Pd. Ieri, nel corso di un evento organizzato da “Roma Incontra”, il segretario dell'Udc aveva rivolto un appello alle forze politiche, chiedendo loro un comportamento responsabile in ragione dell'emergenza in cui versa ancora il Paese. Il Pd è in fibrillazione. Prima del vertice Bersani ha dovuto smentire ancora una volta le voci su una presunta spallata del suo partito al governo Monti: "Io non capisco da dove escano queste stupidaggini. Certamente non da noi". Nella direzione nazionale di ieri, i democratici hanno deciso la linea da tenere: collaborazione col governo Monti, ma proposte di modifica in Parlamento su articolo 18 e precari, punti sui quali ci sono non poche riserve. Per il resto il piano Fornero piace. Dario Franceschini ha fatto sapere che, qualora il provvedimento giunga alla Camera, i democratici sono pronti a garantire "l’approvazione entro 30 giorni dal suo arrivo". "Abbiamo interesse ad approvare la riforma del mercato del lavoro e correggerla, ma non c’è traccia di atteggiamenti dilatori"- ha concluso il capogruppo del Pd alla Camera.

La riforma del lavoro e i dubbi del Pdl- Il Pdl, da canto suo,  non sembra aver gradito lo strumento normativo (un disegno di legge) scelto dal governo per la riforma del lavoro. In via dell'Umiltà avrebbero accolto più volentieri un decreto legge o una legge delega, in modo da accorciare i tempi. Riserve, però, restano anche sui contenuti, in particolare sulla flessibilità in uscita, punto sul quale Alfano e soci si aspettavano mosse più ardite. E sulla presunta volontà del Pd di andare ad elezioni anticipate, nonostante la smentita di Bersani, Cicchitto sembra non avere dubbi: "E' sempre più evidente- ha sottolineato il capogruppo del Pdl alla Camera- che Bersani vuole votare a Ottobre con questa legge elettorale ritenendo di avere con essa la vittoria in tasca: una legge elettorale giudicata pessima nelle dichiarazioni pubbliche, ma ottima sia per conquistare il potere, sia ai fini interni del Pd".

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