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Vandalizzato il Pasolini di Pignon. Napoli protegga la street art

Ha avuto vita brevissima l’opera realizzata da Ernest Pignon Ernest all’ingresso del monastero di Santa Chiara: nella nota strada del centro storico napoletano, proprio nel luogo in cui Pasolini aveva girato alcune scene del “Decameron”, Pignon Ernest ha realizzato con il suo stile inconfondibile un Pasolini che tiene in in braccio se stesso. Ma la “pietà laica”, come è stata ribattezzata, è già stata danneggiata irreparabilmente, come è accaduto in passato ad altre opere artistiche importantissime.
A cura di Federica D'Alfonso
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Dopo più di trent'anni Ernest Pignon Ernest è tornato nelle strade di Napoli con la sua arte, ma ci sono volute solo poche ore per distruggere quello che poteva davvero definirsi l'ennesimo capolavoro dello street artist francese. Era comparso pochi giorni fa sulle mura del monastero di Santa Chiara, nel cuore della storia di Napoli, il suo Pasolini: Pignon Ernest era arrivato a Napoli per continuare il suo progetto, una ricerca dei luoghi del regista e delle atmosfere popolari raccontate nei suoi film e, dopo i muri dell’idroscalo di Ostia dove il suo corpo fu trovato dopo il massacro, e della Matera del "Vangelo secondo Matteo", lo street artist aveva scelto due luoghi simbolo della poetica e della produzione pasoliniane: Scampia, perché Pignon Ernest è convinto che proprio qui rivivano le sensazioni trasmesse dai racconti sulle borgate popolari, e Santa Chiara, dove lo stesso regista aveva girato alcune scene del suo "Decameron".

Il ricordo di Pasolini, impresso sul muro di Santa Chiara, è stato però danneggiato: uno strappo lo ha tagliato di netto, un vero e proprio tentativo di "strappare via" l'opera di Ernest Pignon Ernest. Fino a ieri il ritratto appariva ancora integro all'ingresso del monastero: oggi pomeriggio, la scoperta. Un atto di vandalismo nella notte, probabilmente, rapido e anche poco accurato. Un taglio netto su un immagine che a quarant'anni dall'assassinio di Pasolini era lì per ricordare, per non tacere il mistero che ancora oggi avvolge il delitto.

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Il ricordo di Pignon Ernest a Roma, Matera e Napoli arriva quasi in contemporanea all'archiviazione del processo per l'assassinio di Pasolini: una raffigurazione non casuale, quella che vede Pasolini portare in braccio se stesso, quasi che chiedesse alla gente distratta che passa di lì "cosa avete fatto di me?". Queste, le parole forti di Ernest Pignon Ernest per spiegare una morte che secondo lui non fu solo un assassinio, ma la messa a tacere di un modo di pensare e di vedere la realtà: chiede provocatoriamente alle persone cosa rimanga di questo pensiero, e di Pasolini. Oggi Napoli, magari in modo inconsapevole e stupido, ha risposto a questa domanda.

l'opera, poche ore fa, e oggi
l'opera, poche ore fa, e oggi

Lo street artist francese aveva portato la sua arte in città già nel lontano 1987, quando aveva realizzato le straordinarie serigrafie di opere d’arte come la “Morte della Vergine” di Caravaggio. Figure realizzate negli anni Ottanta e rimaste nella memoria collettiva napoletana, ma non sulle mura che le avevano viste nascere: molta dell'arte di Pignon Ernest è scomparsa, coperta dall'incuria o da altre scritte. Restano soltanto fotografie in bianco e nero della sua particolare versione della leggenda di Davide e Golia: Davide era ritratto con due teste in mano, quella di Caravaggio e quella di Pasolini. Napoli è una città stracolma di storia e soprattutto di arte, ma a volte sembra soffocare sotto il suo peso, non riuscendo a fare i conti con essa.

La città sembra non riuscire a fare i conti soprattutto con la street art. Non è infatti la prima volta che un'opera d'arte di strada viene irrimediabilmente danneggiata: nel 2010 è stata coperta l'opera dello street artist forse più famoso al mondo, Banksy, che aveva scelto un angolo di via Benedetto Croce (a pochi passi quindi da Santa Chiara) per regalarci la sua bellissima rilettura della "Santa Teresa" del Bernini. Anche in questo caso, che si tratti di un'inconsapevole ignoranza da parte di qualche writer partenopeo oppure di una copertura intenzionale, non c’è dubbio che il danno è enorme. Cinque anni fa si evidenziò l'impossibilità di conservare questa precaria e vulnerabile forma d'arte, esposta e raggiungibile da chiunque: ogni street artist deve essere consapevole che la città vive e che "la pelle" degli edifici può cambiare continuamente. Certo, ma quando si ha a che fare con opere non soltanto importanti dal punto di vista strettamente artistico, ma pesanti per il messaggio che veicolano, ci si può chiedere se l'incuria stessa sia involontaria o prevedibile. Ma, al di là del valore fortemente simbolico che episodi come questi possono avere, dopo l'evento di oggi, dopo l'ennesimo danno ad un'espressione che è a tutti gli effetti artistica dovrebbe esserci come minimo un ripensamento delle possibilità di tutela di opere irripetibili come queste.

29 giugno 2015: ancora un altro strappo. Non si ferma il danneggiamento dell'opera, che stamattina appare attraversata da un'altra striscia bianca, proprio all'altezza del volto di uno dei due Pasolini.

lo strappo trovato questa mattina
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