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Riforma del lavoro, il governo presenta alle parti sociali i suoi 5 punti

E’ iniziato oggi l’iter della riforma. Mario Monti ha dichiarato di non voler agire per decreto, ma i tempi restano strettissimi: possibile che il provvedimento veda la luce tra 3-4 settimane.
A cura di Alfonso Biondi
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Elsa Fornero e Mario Monti

"Apriamo oggi un cantiere importante" ha esordito il Presidente del Consiglio Mario Monti in occasione del confronto odierno con le parti sociali. Inizia così l'iter che porterà alla nuova riforma del lavoro e degli ammortizzatori sociali. Il professore della Bocconi ha tranquillizzato tutti, confermando che non è sua intenzione agire per decreto. I tempi, però, restano stretti e a confermarlo è il Ministro Elsa Fornero: 3, al massimo 4 settimane, poi il provvedimento dovrà uscir fuori.

L'esecutivo ha posto all'attenzione delle parti sociali un documento diviso in 5 capitoli fondamentali (il cosiddetto piano Fornero): tipologie contrattuali, apprendistato, flessibilità, ammortizzatori sociali e servizi per il lavoro. I rappresentanti del governo hanno anche proposto ai presenti di aprire 5 gruppi informatici sul web per lavorare in tempo reale su ogni singolo punto: il governo darà il via alle singole discussioni, le parti sociali, poi, interverranno con proposte, migliorie, indicazioni, critiche.

Reddito minimo e ammortizzatori

Il Ministro Elsa Fornero ha confermato che nella bozza provvisoria esiste uno "schema di reddito minimo": si tratta di un punto sul quale il governo intende intervenire, anche se al momento esistono non poche difficoltà a causa della mancanza di risorse. Possibile quindi che l'applicazione della misura venga dilazionata nel tempo. Sugli ammortizzatori sociali, poi, l'obiettivo è quello di metter mano a un "sistema integrato, basato su due pilastri: uno per la riduzione temporanea dell'attività, l'altro per il sostegno al reddito di chi abbia perso il lavoro". Tale schema prevede un uso molto limitato della Cassa integrazione, e solamente di quella ordinaria, mente tutti gli ammortizzatori  interverrebbero a partire dal licenziamento del lavoratore sotto forma di indennità. La Fornero ha poi sottolineato che gli ammortizzatori "saranno finanziati da contributi come avviene nel sistema assicurativo mentre la fiscalità generale servirà per l'assistenza".

Le reazioni di Confindustria e sindacati

"Attenzione a ridurre forme di flessibilità in linea con l'Europa" ha ammonito Emma Marcegaglia, secondo cui resta prioritario concentrare gli sforzi sugli abusi e non "sull'impianto delle varie forme di flessibilità". Il numero uno di Confindustria ha argomentato le sue osservazioni ricordando che la Germania ha una flessibilità superiore alla nostra e che il tasso di occupazione italiano prima dei pacchetti Treu-Biagi era al 48%, oggi invece è al 58%". Battagliera come al solito Susanna Camusso. A margine dell'incontro, il leader della Cgil ha affermato che la discussione non si svilupperà sulla base del documento presentato dal governo. "Le parti sociali al tavolo sono tutte d'accordo sul fatto che non si può superare la cassa integrazione straordinaria" ha poi dichiarato la Camusso. Della stessa opinione anche Bonanni: "Gli attuali ammortizzatori possono essere una chance molto importante anche per il futuro".

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