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Lavoro: il piano Fornero tra contratto unico d’ingresso e reddito minimo di disoccupazione

Il Ministro sta lavorando affinché il provvedimento sia varato già a febbraio. Si lavora sul Contratto unico d’ingresso e sulla riforma degli ammortizzatori. E alle aziende il lavoro precario costerà di più.
A cura di Alfonso Biondi
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Ministro del lavoro

Governo, sindacati e imprenditori continuano a ragionare sui cambiamenti da apportare all'attuale mercato del lavoro, ma l'impressione è che un punto d'accordo ci sia già. La base su cui lavorare, come riporta Repubblica.it, sarà il disegno di legge suggerito due anni fa da Tito Boeri e Pietro Garibaldi,  una proposta che va nella direzione di un contratto unico."Dovremo ridurre la frammentazione dei contratti e far andare di pari passo la riforma del mercato del lavoro con quella degli ammortizzatori sociali" va ripetendo Mario Monti. Il provvedimento, che la Fornero intende varare già a febbraio, assumerà le vesti di un disegno di legge o di disegno di legge delega. Esclusa, almeno al momento, la via che porta al decreto. I pilastri del piano Fornero saranno il contratto unico d'apprendistato e l'introduzione del reddito di disoccupazione. Ma guardiamo in dettaglio cosa bolle in pentola.

Contratto unico d'ingresso (Cui)

L'obiettivo dell'esecutivo resta quello di metter mano alla giungla di contratti (l'Istat ne ha censiti ben 48) che, di fatto, alimenta la precarietà, soprattutto di donne e giovane. Per questo motivo nascerà il Contratto unico di ingresso (cui). Tale forma contrattuale prevederà due fasi: una propriamente d'ingresso, della durata massima di 3 anni, e un'altra di stabilità, nella quale il lavoratore godrà di tutte le tutele oggi garantite a chi ha un contratto a tempo indeterminato. Nel caso in cui l'impresa decidesse di licenziare il lavoratore nel corso della fase d'ingresso senza che vi sia alcun motivo di carattere disciplinare (senza giusta causa), non sarà tenuta a reintegrarlo nell'organico aziendale, ma a corrispondergli un indennizzo pari alla retribuzione di 5 giorni lavorativi per ogni mese lavorato. Insomma, l'articolo 18 non verrebbe applicato alla fase d'ingresso, praticamente come accade oggi per il periodo di prova.

Contratti a termine più costosi per le aziende

Il governo scoraggerà i contratti a termine, rendendoli una specie di lusso per le aziende che se ne servono. Il provvedimento attualmente allo studio proibirà alle imprese di remunerare con meno di 25mila euro lordi annui i lavoratori assunti con un contratto a termine. Fanno eccezione i lavori stagionali. Tetto anche per quanto riguarda i contratti a progetto e di lavoro autonomo continuativo che rappresentino più dei 2/3 del reddito del lavoratore con la stessa azienda: se tali contratti saranno retribuiti con meno di 30mila euro lordi annui diverranno automaticamente Contratti unici d'ingresso. Allo studio anche misure per introdurre un salario minimo.

Ammortizzatori

Monti vuole che la riforma dei contratti di lavoro proceda a braccetto con quella degli ammortizzatori. Anche per quanto riguarda gli ammortizzatori il governo ha in mente una semplificazione: l'idea è quella di abbandonare il sistema attuale, che prevede cassa integrazione ordinaria, cassa straordinaria e mobilità, per passare a uno schema che contempli solamente la cassa integrazione ordinaria per far fronte alle esigenze di natura temporanea. La vera novità, però, riguarderà l'introduzione di un reddito minimo di disoccupazione per chi perde il lavoro. La misura è di quelle molto costose, per questo motivo si pensa a un'introduzione graduale.

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