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Opinioni

La povertà è la prima emergenza del Paese. Per “reddito minimo” solo 1 miliardo l’anno

Quali sono le misure impostate dal Governo per il contrasto alla povertà? Cosa intende la maggioranza per reddito minimo? E di che cifre stiamo parlando?
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Aggiornamento: Il rapporto annuale Istat stima che le famiglie residenti in condizione di povertà assoluta siano pari a 1 milione e 582 mila e gli individui a 4 milioni e 598 mila, il numero più alto dal 2005 a oggi. L’aumento della condizione di povertà riguarda soprattutto le famiglie con 4 o più componenti ed è più marcato al Nord. Numeri che fanno della povertà la “vera emergenza del Paese”.

Il tema del contrasto alla povertà è prepotentemente tornato al centro del dibattito pubblico nelle ultime settimane, dopo i risultati delle elezioni amministrative e del riaprirsi dello scontro interno al PD. Sono in molti a ritenere che uno dei limiti del Governo Renzi sia quello di aver riservato ben poche attenzioni al tema della povertà, chiudendo in maniera troppo frettolosa alla richiesta di efficaci strumenti di sostegno al reddito e, in particolare, alle proposte di reddito di cittadinanza, provenienti dal M5S ma anche dalla minoranza del PD e da Sel.

Il Governo, in effetti, si è mosso in maniera discutibile e discussa. La ratio che ha guidato le mosse della maggioranza è stata sostanzialmente quella di “non considerare strumenti di contrasto alla povertà che non prevedano un’uscita dalla condizione di povertà”. Tradotto: le risorse sono state indirizzate prevalentemente alla creazioni di posti di lavoro, piuttosto che al sostegno al reddito; e ora, alla creazione di "percorsi di uscita dalla povertà" che prevedano una sorta di presa in carico del soggetto da parte delle istituzioni.

In ogni caso, a fine gennaio scorso, il Consiglio dei ministri approvava il testo della legge delega sul tema della povertà, mettendo nero su bianco i punti di intervento:

  • introdurre una misura nazionale di contrasto alla povertà, individuata come livello essenziale delle prestazioni da garantire su tutto il territorio nazionale, basata sul principio dell'inclusione attiva
  • razionalizzare le prestazioni di natura assistenziale e quelle di natura previdenziale sottoposte alla prova dei mezzi,  introducendo il principio di "universalismo selettivo" nell'accesso secondo criteri di valutazione della condizione economica in base all'ISEE
  • riordinare la normativa in materia di interventi e servizi sociali

In tal senso, la legge di stabilità aveva stanziato per il 2016 80 milioni, ai quali si aggiungono i 220 milioni della messa a regime dell'Asdi, destinata ai disoccupati poveri che perdono diritto all'indennità di disoccupazione, cui aggiungere ulteriori fondi europei; dal 2017 in poi la cifra stanziata è di un miliardo di euro l’anno.

La proposta è stata ampiamente modificata e poi licenziata dalle Commissioni competenti ed è arrivata nell’Aula della Camera dei deputati. Nel corso della relazione introduttiva, la relatrice per la maggioranza Anna Giacobbe ha spiegato come la dotazione economica del Fondo per il contrasto alla povertà (1 miliardo di euro l’anno a regime) “non consente ancora di intervenire su tutte le situazioni di povertà assoluta, ma si tratta comunque di un passo rilevante nella giusta direzione che assicura un intervento immediato e già significativo per i nuclei familiari con minori”.

Poi ha utilizzato il concetto che sarà speso in modo abbondante nelle prossime settimane / mesi: quello di reddito minimo. Per la deputata, la misura proposta dal Governo si configura come “la prima forma strutturale di reddito minimo per la popolazione in età lavorativa che non abbia mezzi per condurre un livello di vita dignitoso, non sperimentale o limitata a qualche zona con carattere universale e, ovviamente, sottoposta alla prova dei mezzi”. La platea dovrebbe crescere con l’arrivo di nuove risorse, che mano a mano saranno implementate con altri provvedimenti legislativi, ma ora il reddito minimo di inclusione sarà riservato “alle famiglie con minori o con gravi disabilità o con donne in stato di gravidanza, mettendo al centro il contrasto alla povertà infantile come dramma nel dramma e dai nuclei in cui ci siano disoccupati con oltre 55 anni di età, la cui attivazione e ricollocazione lavorativa è, obiettivamente, più difficile”. È importante sottolineare che non si tratterà di una misura di carattere “esclusivamente” economico, ma che comprenderà il “lavoro dei servizi per la presa in carico delle persone e dei nuclei familiari”.

Insomma, la legge delega darà il via a una misura nazionale di contrasto alla povertà, individuata come “livello essenziale delle prestazioni da garantire uniformemente in tutto il territorio nazionale” e al riordino (non più razionalizzazione, grazie a una modifica chiesta e ottenuta dalle opposizioni) delle prestazioni di natura assistenziale finalizzate al contrasto della povertà (a esclusione di quelle per disabili, anziani e madri).

Come funzionerà sul reddito minimo?

La misura, che ora viene definita reddito minimo, sarà “unica a livello nazionale, avrà carattere universale e sarà condizionata alla prova dei mezzi, effettuata attraverso l'indicatore della situazione economica equivalente (ISEE e sue componenti) e condizionata all'adesione a un progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa volto all'affrancamento dalla condizione di povertà”.

Si tratta, sostanzialmente, come si legge nel report dei tecnici della Camera dei deputati, di un provvedimento che somma il beneficio economico e la componente di servizi alla persona”. La base di partenza sarà costituita dal SIA, ovvero il sostegno per l’inclusione attiva sperimentato in 12 città con più di 250mila abitanti.

Il Governo avrà la delega a definire la platea dei beneficiari, ma ci sono già ipotesi piuttosto fondate da considerare. Il SIA era riservato esclusivamente ai nuclei familiari con minori in situazione di difficoltà (ISEE inferiore a 3.000 euro e patrimonio inferiore a 8.000 euro; trattamenti di natura previdenziale e assistenziale non superiori a 600 euro mensili; vincoli riguardanti il possesso di autoveicoli); inoltre, i componenti del nucleo familiare beneficiario devono essere disoccupati e almeno uno di essi deve aver svolto attività lavorativa continuativa per un minimo di sei mesi nei tre anni precedenti alla richiesta del SIA”. Tale platea sarà estesa ai nuclei familiari “con figli minori o con disabilità grave o con donne in stato di gravidanza accertata o con persone con più di 55 anni di età in stato di disoccupazione”.

La cifra, secondo una prima stima fatta da Poletti, considerando le risorse a regime, dovrebbe essere di circa 320 euro mensili. La stima si basa sull'importo dell'assegno medio erogato alle circa 27mila persone che hanno beneficiato del SIA nella sua fase di sperimentazione (334 euro mensili), ma non tiene conto dell'enorme scarto che, nel caso in esame, si è verificato tra i beneficiari effettivi e i beneficiari potenziali. Per dirla in parole povere: il rischio è che il numero degli aventi diritto sia tale da limare verso il basso la portata dell'assegno o, in alternativa, da escludere un numero considerevole di aventi diritto.

E proprio sul punto si è concentrata l'offensiva delle opposizioni. Una stima diversa arriva dalla deputata Martelli, relatrice di minoranza in XI Commissione: “L'insufficienza delle risorse stanziate, se rapportate a 1.470.000 famiglie in povertà assoluta rilevata dall'Istat, ci restituiscono un intervento di 680 euro all'anno per ogni beneficiario, circa 56 euro al mese, per persone in povertà assoluta. Di fatto le scarse risorse destinate al contrasto alla povertà diventa di per sé un fattore di selezione”.

La differenza è data dal fatto che il provvedimento nasce come misura di carattere universalistico, ma in realtà, data la scarsità delle risorse, è per ora di tipo selettivo. Per la deputata della maggioranza Piazzoni, comunque, tale vulnus sarà superato dall’aumento delle risorse del Fondo, ma il provvedimento si colloca già ora nel solco dell’introduzione obbligatoria di una misura di reddito minimo in tutti i Paesi.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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