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Intervista a Gherardo Colombo: da Tangentopoli al perdono responsabile, come combattere la corruzione in Italia?

60 miliardi, questo è il danno causato dalla corruzione in Italia. Transparency International ci pone agli ultimi posti nelle classifiche sulla trasparenza nella pubblica amministrazione. Abbiamo chiesto ad uno dei padri di Tangentopoli cosa è successo negli ultimi vent’anni e come combattere la malapolitica. Gherardo Colombo non ha dubbi: con una rifondazione del sistema giudiziario.
A cura di Alessio Viscardi
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Il perdono responsabile

Una vita dedicata a combattere la corruzione quella di Gherardo Colombo, ex magistrato del pool di Mani Pulite che oltre alle inchieste di Tangentopoli ha preso parte a procedimenti rimasti nella storia come quello a carico della Loggia P2, sul delitto Ambrosoli, e le questioni Imi-Sir, Mondadori e Sme. Il perdono responsabile è il titolo del nuovo saggio di Colombo, al centro del volume una tesi: bisogna riformare la funzione della pena nel sistema giudiziario italiano: "Io ho fatto il magistrato per 33 anni nel settore penale -dice ai nostri microfoni l'ex Pm di Mani Pulite- da cinque ho lasciato la magistratura perché mi sono reso conto che il nostro sistema penitenziario e la funzione della pena nel nostro paese non garantiscono la sicurezza dei cittadini perché non impediscono la ripetizione dei reati, anzi talvolta ne sono la causa".

Gherardo Colombo lancia un'invettiva contro l'intera cultura italiana, a suo dire permissiva nei riguardi della corruzione: "Credo sia necessario un cambiamento culturale in Italia. Come mai in altri paesi se un ministro copia parte di una tesi, deve dimettersi, mentre nel nostro Paese chi fa il furbo viene premiato?" A chi gli chiede come mai gli italiani non si indignano nemmeno quando vengono rubati soldi pubblici, come dimostrerebbero le recenti inchieste sul rimborso elettorale ai partiti, l'ex-magistrato risponde: "Chiedetelo agli italiani, oggi non c'è nemmeno ribellione in Italia, ma un'indignazione che nasconde rassegnazione. Non ci indigniamo per il tradimento dei politici rispetto ai doveri costituzionali, ma soltanto per invidia sociale: perché loro sì e io no? La tesi è che sia giusto approfittarsi del proprio potere".

Cosa è cambiato da Tangentopoli ad oggi, è forse peggiorata la situazione del quadro politico italiano? "Da Tangentopoli non è cambiato molto. Oggi i dati parlano chiaro: 60 miliardi di danni causati dalla corruzione, siamo agli ultimi posti delle classifiche di Transparency International. D'altronde, non è stato fatto nulla per evitare questa situazione: non si sono fatte leggi per rendere più semplice scoprire la corruzione, anzi si sono depenalizzati molti reati. Anche a livello educativo, non si è fatto nulla, anzi nella nostra cultura si tende sempre a premiare i più furbi".

Riguardo la legge sulla Responsabilità civile dei magistrati, che prosegue il proprio iter in Paralmento, Colombo mostra tutta la propria diffidenza: "E' un problema di educazione anche quello. La questione viene mal posta da parte di chi vuole l'introduzione di questa norma, perché basterebbe una semplice assicurazione obbligatoria per risolvere tutto. I magistrati sono già responsabili civilmente e davanti alla giustizia amministrativa. Io vedo il rischio che si creino danni al meccanismo processuale, tramite ricusazioni incrociate tra le parti, che impedirebbero ai processi di arrivare alla fine".

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