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Il Senato approva la riforma della Giustizia: nuove norme per la prescrizione

Il disegno di legge per la riforma della giustizia penale, che contiene al suo interno la delega al governo in materia di intercettazioni, è stato approvato al Senato. Il testo ora torna alla Camera dei deputati.
A cura di Charlotte Matteini
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Il disegno di legge per la riforma del processo penale è stato approvato dal Senato con 156 voti favorevoli, 121 contrari e 1 astenuto. Bloccato per oltre 900 giorni, il contestato disegno di legge proposto dal ministro della Giustizia Andrea Orlando di concerto con l'ex ministro degli Interni, odierno titolare della Farnesina, Angelino Alfano, è tornato all'attenzione dell'assemblea lo scorso 28 febbraio dopo l'approvazione della Camera intervenuta nel settembre 2015 e della commissione Giustizia al Senato nell'agosto 2016. Per sbloccare l'iter parlamentare del disegno di legge, il governo ha chiesto la fiducia, votazione fissata nella mattinata di mercoledì 15 marzo 2017, e conseguente voto finale immediato. Il ddl penale contiene una serie di disposizioni che mirano a riformare non solo il codice penale, intervenendo ad esempio sulla prescrizione, ma anche numerose norme contenute nel codice di procedura penale, ovvero l'insieme delle disposizioni che regolano la celebrazione dei processi.

La decisione del governo di porre la questione di fiducia è stata contestata non solo dalle opposizioni, da Forza Italia al Movimento 5 Stelle, ma anche da alcuni esponenti della maggioranza. Forza Italia ha definito l'approccio dell'esecutivo "scandaloso", sostenendo che "imporre la fiducia politica su norme penali che, peraltro, porteranno alla compressione dei diritti della difesa, all’allungamento a dismisura dei tempi processuali e alla restrizione del diritto di fare appello è semplicemente una vergogna. Governo e Pd stanno anteponendo le ragioni della campagna elettorale congressuale al rispetto del dettato costituzionale, travolgendo i diritti e le garanzie dei cittadini e bypassando il Parlamento: la democrazia vive così la drammatica cronaca di una morte annunciata". Contrario alla fiducia anche il Movimento 5 Stelle, che sostiene inoltre che il disegno di legge sia "una vergogna per uno Stato di Diritto".

Tra le varie voci contrarie alla riforma della giustizia penale proposta dal Guardasigilli Andrea Orlando c'è anche quella dell'ex dem ed ex magistrato Felice Casson – attuale membro del nuovo gruppo Movimento Democratico e Progressista che comprende numerosi scissionisti del Partito Democratico – che già prima della votazione aveva annunciato che sarebbe uscito dall'Aula: "È un testo mediocre, che non risolve i problemi e sulla prescrizione offre solo un "pannicello caldo" che servirà soltanto come bandierina per il ministro della Giustizia", spiega Casson, aggiungendo che "l'unica nota positiva è l’aver eliminato la legge ex Cirielli”, ma contestando numerose altre disposizioni contenute nel testo, ad esempio la riforma del sistema di notifica per il processo penale: "Le notifiche avvengono ormai quasi esclusivamente per via informatica, tranne per il processo penale. Qui si fanno ancora come nel Medioevo, forse perché si è ceduto alle lobby di qualche avvocato”. Il Nuovo Centro Destra ha votato "sì" alla fiducia, sostenendo però di aspettarsi numerose modifiche alla Camera, mentre i verdiniani di Ala hanno votato "no", dichiarando: “Invece di assicurare ai cittadini un processo dalla durata ragionevole come previsto dalla Costituzione, si certifica l’inefficienza dello Stato nel garantire tempi certi in materia di giustizia".

Il testo, frutto di un compromesso tra le varie forze politiche di maggioranza, è composto da 35 articoli totali e contiene numerose disposizioni che puntano alla riforma del processo penale, della prescrizione, dell'ordinamento penitenziario e concede al governo un'ampia delega in tema di intercettazioni. Per quanto riguarda la prescrizione, il disegno di legge approvato al Senato prevede un massimo di 3 anni per la sospensione dei termini in caso di condanna in primo grado e di 18 mesi tra il processo di primo grado e l'Appello, identica anche tra secondo grado e Cassazione, e l'aumento dei termini di prescrizione per i reati contro la pubblica amministrazione, come la corruzione.

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