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“Il nostro tempo è adesso”: la riforma del lavoro fatta dai precari

Il comitato “Il nostro tempo è adesso” propone dieci proposte per abolire la precarietà. A scriverle chi la precarietà la vive tutti i giorni.
A cura di Alfonso Biondi
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I precari protestano

Mentre si continua a discutere di articolo 18, mentre tra governo e parti sociali si cerca una difficile intesa sull'imminente riforma del lavoro, il comitato “Il nostro tempo è adesso” (comitato che raccoglie reti di lavoratori precari e realtà politiche giovanili che il 9 Aprile scorso hanno dato vita alla loro prima manifestazione nazionale) prende la parola e fa le sue proposte.

Si tratta, nello specifico di un decalogo fatto da chi la precarietà la vive davvero, il cui obiettivo è quello di affrontare "la complessità delle problematiche che vivono le lavoratrici e i lavoratori precari". Il timore è che dietro la rassicurante formula del “contratto unico” si possa nascondere l’ennesimo contratto precario. Ecco quali sono le 10 proposte del comitato:

1. Contratto stabile per lavoro stabile. L'assunto da cui muove il primo punto è molto semplice: "Chi fa un lavoro stabile deve avere un contratto stabile. Chi fa un lavoro subordinato deve avere un contratto subordinato". Per questo motivo bisogna metter mano a una serie di provvedimenti: abolire le forme di lavoro più precarizzanti; far sì che le imprese paghino di più il lavoro autonomo rispetto a quello subordinato; escludere le mansioni esecutive e ciò che ha a che vedere con il “core business” dell’impresa dalla sfera di applicazione del lavoro autonomo;  smascherare gli stage-truffa, quelli cioè in cui lo stagista è un lavoratore a tutti gli effetti.

2. Il lavoro dev'essere pagato. Bene. La paga deve corrispondere alla qualità e alla quantità del lavoro svolto. A parità di lavoro, i livelli minimi retributivi dei contratti collettivi nazionali di lavoro devono valere per tutti coloro che prestano la loro opera presso un committente, a prescindere dalla tipologia d’impiego.

3. Continuità di reddito. Bisogna estendere l'indennità di disoccupazione anche ai parasubordinati, a chi ha partita iva e deve far fronte a una diminuzione del proprio reddito, a chi ha un contratto a tempo determinato.

4. Reddito minimo d'inserimento. Per sconfiggere il ricatto della precarietà e del lavoro nero è necessario introdurre un reddito minimo a beneficio di chi è disoccupato, inoccupato o ha un reddito al di sotto della soglia di povertà. La misura andrà coordinata con l’azione dei servizi pubblici per l’impiego per l’inserimento al lavoro e per una vita attiva. L'ammontare del reddito minimo va quantificato in almeno il 60% del reddito mediano nazionale.

5. Previdenza. Non è una vecchiaia per giovani. Per avere una pensione dignitosa è necessario ricevere dei compensi adeguati. Bisogna quindi che i lavoratori autonomi percepiscano compensi superiori a quanto previsto dai minimi dei Contratti collettivi nazionali; occorrono contributi previdenziali figurativi nei periodi di non lavoro; vanno adeguati i contributi, rendendoli uguali a a quelli dei lavoratori dipendenti, addebitandoli, però, ai committenti proprio come avviene per i lavoratori dipendenti. Tutti i contributi versati potranno poi essere cumulati.

6. Diritto di voto, di assemblea, di sciopero. Viene ribadita l'importanza di diversi diritti, tipo il diritto di eleggere le rappresentanze dei lavoratori nei luoghi di lavoro, il diritto di sciopero e permessi per le assemblee.

7. Maternità e paternità. Diritti universali. La maternità deve diventare un diritto universale "che prescinde dal contratto di lavoro e che si tramuti in sostegno al reddito e servizi". "Vogliamo che la maternità sia sostenuta per tutte: chi lavora, chi non lavora, chi sceglie di non lavorare. E stesso vale anche la paternità" si legge nel decalogo.

8. Diritto ad ammalarsi. "L'indennità di malattia prevista per i lavoratori subordinati deve essere garantita anche per chi ha un contratto precario".

9. Formazione continua e garantita. Viene invocato il diritto alla formazione continua. Si tratta di un diritto che va garantito attraverso un sistema integrato di istruzione e formazione. Vi è poi la necessità di dar vita a "un sistema di certificazione delle competenze e conoscenze acquisite e la correlazione tra queste e i profili professionali contrattualmente riconosciuti"

10. Questa è la mia casa. La casa dov'è? Il comitato chiede che venga garantito a tutti il "diritto all'abitare". "Vogliamo che le case sfitte siano affittate ai tanti che le cercano a prezzi ragionevoli, senza essere costretti all’acquisto; vogliamo investimenti sull'edilizia popolare perché offrire una casa non può essere questione di profitto" si legge nel decalogo.  Vengono chieste agevolazioni per chi ha un reddito basso o un contratto precario.

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