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Di strategia e verticismo si muore: dalla Sardegna una lezione al M5S che verrà

In Sardegna il Movimento 5 Stelle non presenta candidati alle regionali. È il primo partito in termini di consenso. E ha finito col replicare le logiche dei “vecchi” partiti, squassati tra arrivisti e apprendisti stregoni della politica.
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Eravamo rimasti alla denuncia dei "gruppi che si rifanno al Movimento 5 Stelle" del "tentativo inaccettabile di escludere dalle prossime elezioni regionali il M5S, l’unica vera forza di opposizione, che alle elezioni dello scorso febbraio si è confermata la prima forza politica della Sardegna". La rivendicazione in tal senso era chiara: "Esigiamo che il Consiglio regionale si riunisca d’urgenza e approvi una legge che consenta al M5S di poter partecipare alle elezioni regionali in condizioni di pari opportunità con le altre forze politiche". Come poi sia andata a finire è noto: il Movimento 5 Stelle non prenderà parte alle prossime elezioni regionali, quando i sardi saranno chiamati a scegliere il successore di Ugo Cappellacci. Ma attenzione, perché stavolta il "complotto" non c'entra nulla ed in sostanza gli attivisti 5 stelle sardi hanno fatto tutto da soli, dal momento che l'assenza del simbolo del Movimento sulla scheda elettorale dipende unicamente dalla mancata concessione del simbolo da parte di Beppe Grillo.

A determinare la situazione paradossale sono state "divisioni e polemiche", si legge pressocché ovunque. Cosa che, sia detto per inciso, significa tutto e niente allo stesso tempo. La complessità della situazione in Sardegna era nota da tempo, tanto che già due mesi addietro Grillo si era premunito di ribadire quali fossero le linee guida, chiarendo l'illegittimità delle altre "piattaforme" per la scelta dei candidati: “L’unica base dati certificata coincidente con gli attivisti MoVimento 5 Stelle e con potere deliberativo è quella nazionale che si è espressa durante le Parlamentarie e le Quirinarie e, a livello locale, per la scelta dei candidati portavoce per la presidenza della regione e per i candidati sindaci. Altre piattaforme, basi dati o primarie online come quelle avvenute in Sardegna, non sono certificate e sono prive di qualsiasi legittimità. Pertanto l’evento che si terrà domani a Cagliari per le proposte di candidatura a governatore non è riconducibile al M5S. Prima di poter utilizzare il logo è necessario aver certificato la lista con la procedura specificata sul blog”. Malgrado gli avvertimenti, non c'è stato nulla da fare e ieri è arrivata l'ufficializzazione: il Movimento 5 Stelle non parteciperà alle elezioni regionali in Sardegna. Per la verità, un tentativo in extremis era pure stato fatto e ne dà conto la parlamentare Corda (tra l'altro una delle più criticate):

Ma la frattura è ben più profonda, anche in considerazione del fallimento clamoroso dell'opera di mediazione dei parlamentari sardi. Ad attaccare è Paola Pinna, deputata: "La Sardegna non era pronta? E chi mai è stato pronto? Sarebbe bastato poco per esaudire le richieste d'aiuto di vari attivisti e parlamentari. O non interessa la Sardegna, come non è mai interessata a nessuno se non per trascorrerci le vacanze, o è il periodo che è poco indicato (europee in vista). Chi farà la "rivoluzione culturale"? Gli attivisti delusi? A questo punto non rimane che capire chi potrà e vorrà raccogliere le istanze del M5S".  Ma il suo pensiero è condiviso e declinato in maniera ancor più netta da altri attivisti e militanti. Che provano a mettere insieme i pezzi e a ragionare sulle cause del fallimento. In questo senso un aiuto arriva da Paola Friargiu, tra i leader "dissidenti", che mette nero su bianco un'accusa chiara: un gruppo più o meno legato agli eletti in Parlamento ha provato a blindare le candidature, "sicuro che avrebbe avuto l'unica lista approvata e degna del marchio M5S", gestito da una persona in particolare, "abituata a tramare a porte chiuse, ai compromessi, perchè proveniente da una buona scuola di partito" e che ha tentato di "trasformare il Movimento in un partito". E sarebbe stata proprio l'opposizione di militanti ed attivisti a far saltare la strategia che voleva "liste blindate" e un approccio il più possibile morbido alle elezioni isolane.

Senza troppo girarci intorno occorrerebbe però chiarire cosa si intende per "trasformare il Movimento in un partito" (accusa che spesso è più vuota di quel che sembri…) e quanto invece abbiano pesato considerazioni di diverso tipo. Soprattutto in presenza del fatto che in Sardegna il Movimento 5 Stelle aveva sfiorato il 30%, diventando il primo partito e portando una buona rappresentanza regionale in Parlamento. Un successo difficilmente prevedibile e che avrebbe necessariamente dovuto comportare una attenzione maggiore da parte dei vertici nazionali all'appuntamento elettorale regionale. Interesse che, si legge, non c'è stato e agli attivisti è stato sostanzialmente "chiesto di auto-organizzarsi dallo staff di Grillo". Questa volta infatti la costruzione della lista e la scelta del candidato non sono avvenute attraverso il canale centralizzato del blog di Grillo, con il risultato di acuire le tensioni e determinare uno stallo provocato da iniziative parziali e più o meno legittime. Insomma, c'è da chiedersi come mai l'onnipresente (o quasi) staff di Grillo non sia intervenuto in tempo a chiudere le ferite aperte (forse) da un risultato andato oltre le aspettative e che probabilmente avrebbe dovuto comportare una strutturazione più chiara e ordinata del gruppo sardo. Le risposte sono molteplici, probabilmente. In primo luogo c'è una difficoltà oggettiva a tenere i fili di un movimento sempre più ampio e con strutture sempre più deboli, dal momento che più passa il tempo e più emergono i limiti enormi della pretesa efficacia del confronto in rete (con mezzi tecnici evidentemente inadeguati e con un modus operandi tutt'altro che snello). Tanto più che non si capisce in che modo possa essere considerato accettabile un operare che di inclusivo ha davvero poco e che pretende che una platea ristretta (quella delle parlamentarie) sia ancora chiamata ad esprimere il candidato Governatore. Come se il risultato delle politiche non avesse cambiato nulla. Un errore sostanziale, almeno considerando che, quasi per definizione, il M5S sarebbe chiamato ad aprirsi, a giocare d'attacco.

Ed è qui il secondo punto dolente. Il clamoroso e inaspettato successo elettorale ha fatto sì che su un Movimento privo di una struttura chiara e definita (per scelta, certo) si riversassero sciacalli e approfittatori, ruffiani ed arrivisti. Come gestirli e come preservare la barra dritta senza privarsi invece dell'apporto reale e proficuo di un numero sempre maggiore di cittadini? Ecco, la sensazione è che a questa domanda in casa 5 Stelle non sappiano proprio rispondere. E che si limitino all'ortodossia e all'integralismo nei confronti della "parola del leader". Con il risultato di produrre una struttura dal verticismo ancor più paradossale, dove i danni maggiori sono prodotti dalla non – intromissione del leader. In sostanza, dove Grillo non interviene (direttamente nella scelta della linea o successivamente nello sforzo di creazione del consenso) cominciano a sorgere problemi e confusione. Ed è questa l'enorme fragilità del Movimento 5 Stelle.

C'è poi un altro aspetto, da puro complottismo. Possibile che dopo i flop delle regionali in Friuli Venezia Giulia e Basilicata, in particolare, Beppe Grillo abbia considerato meno grave non presentare alcuna lista piuttosto che rischiare un traumatico fallimento a poche settimane dalle elezioni europee? Possibile certo, ma non probabile. Però la suggestione resta e spinge anche ad interrogarsi nuovamente sulla forza a livello locale e territoriale dei 5 Stelle, sulla loro capacità di produrre una classe dirigente in grado di scalzare i "professionisti della politica" ed i soliti vecchi "notabili", sulla funzionalità dei meccanismi di discussione online e soprattutto sulla loro dipendenza dal vertice Grillo – Casaleggio. Che, per paradossale che possa sembrare, sembrano diventati "la causa di e la soluzione a" tutti i mali del Movimento 5 Stelle.

AGGIORNAMENTO – Con un po' di ritardo, ma arriva la "spiegazione di Grillo: "Il M5S non si presenterà alle prossime elezioni regionali che sono state anticipate in Sardegna. Le liste presentate erano in profondo disaccordo tra loro e questa situazione perdurava da mesi nonostante i numerosi tentativi proposti di trovare una composizione. Il M5S non è a caccia di poltrone e la partecipazione a una competizione regionale non è obbligatoria. In futuro, in casi simili, si adotterà la votazione di tutti gli iscritti nella Regione ai singoli candidati e la lista sarà composta per ordine di voto".

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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