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Caso Mose, il Pd: “Orsoni e Marchese non sono iscritti al partito”

Dopo gli arresti per lo scandalo Mose, il Pd si allontana dagli amministratori locali sottoposti a custodia cautelare.
A cura di Antonio Palma
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Dopo lo scandalo della cricca del Mose che ha sconvolto il Vento e non solo, portando all'arresto di 35 persone tra imprenditori e politici di diversi schieramenti, dal Pd  si affrettano a chiarire che la vicenda riguarda singole persone e non coinvolge direttamente il Partito Democratico. "Il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni contrariamente a quello che ho letto non è iscritto al Pd. Non ha tessera. È un sindaco indipendente e il Pd, che lo sostiene in consiglio comunale a Venezia, non significa che rubi” ha spiegato infatti il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti, uno dei principali collaboratori del presidente del Consiglio, seguito a ruota dallo stesso Pd veneto. In una nota stampa, infatti, L'Unione Regionale Veneto del Pd ha spiegato che né il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, né  l' ex vice presidente del Consiglio regionale veneto, Giampiero Marchese, entrambi arrestati, fanno parte del partito. "Si Precisa per una corretta informazione a seguito dei fatti accaduti, che Giampiero Marchese da due anni non è più iscritto al Pd e non riveste incarichi di partito e che Giorgio Orsini non è mai stato iscritto al Pd e non ha mai rivestito incarichi interni al partito" si legge nella nota del Pd Veneto.

Dopo l'inchiesta Mose il Pd si sgancia

Nel Pd però dopo gli arresti è un susseguirsi di dichiarazioni. Se il Premier Renzi annuncia nuove regole più severe e chiede un Daspo per politici e imprenditori corrotti, il Ministro per le riforme, Maria Elena Boschi, assicura che il partito trarrà le sue conseguenze. "Se le accuse fossero confermate il Pd ne trarrebbe le conseguenze come già è stato fatto nel caso Genovese, mostrando che non ci sono cittadini di serie A e cittadini di serie B" ha spiegato infatti boschi commentando gli arresti per il caso Mose. Diversa però era stata era stata inizialmente la posizione di altri esponenti del partito come il sindaco di Torino Piero Fassino, che aveva commentato: "Chiunque conosca Giorgio Orsoni e la sua storia personale e professionale, non può dubitare della sua correttezza e della sua onestà. Siamo sicuri che la magistratura, nel compiere gli accertamenti successivi, giungerà rapidamente a stabilire la verità dei fatti, consentendo così ad Orsoni di ritornare alla sua funzione di sindaco di Venezia".

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