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Yara ultime notizie: è polemica sulle indagini

Non si placano le polemiche sul modo in cui sono stata condotte le indagini. Dopo le accuse ai volontari della Protezione Civile, le diatribe tra la Santanché e la Procura adesso è la volta di due agenti delle forze dell’ordine.
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yara diatriba polizia e carabinieri

Talvolta neanche la mente più acuta riesce ad afferrare le motivazioni che scatenano il cumulo di diatribe attorno a determinati casi di cronaca. Sarà perché alcuni fatti entrano nel cuore dell’opinione pubblica che decide, a torto o a ragione, di seguire con apprensione il loro svolgimento, sarà perché la rabbia e il dolore sono profondi e si cerca a tutti i costi un capro espiatorio, uno sfogo che esorcizzi l’attesa, la paura e il senso di impotenza. È forse per questi motivi che il corpo e l’anima di Yara Gambirasio non hanno ancora conosciuto il riposo, la tanto agognata pace che i resti ritrovati a 3 mesi dalla scomparsa sembravano gridare dal campo di Chignolo. Un silenzio, un riserbo che è stato più volte richiesto anche dal sindaco e dal parroco di Brembate di Sopra, il quale nell’ultima omelia domenicale ha annunciato l’ipotesi di una raccolta firme contro l'assalto mediatico di cui è vittima il paesino della provincia bergamasca.

Nei mesi della scomparsa si è raccontato dei tanti volontari della Protezione Civile impegnati nelle ricerche; già, si è raccontato senza soffermarsi sul significato della parola “volontari”: persone che hanno rinunciato ai propri impegni, a stare in famiglia, ad andare a lavoro per seguire uno slancio di solidarietà ed affetto oltre misura. Questa dedizione però non è stata considerata dopo il ritrovamento del corpo di Yara a Chignolo, a poco sono servite le parole commosse di alcuni di loro di fronte alle telecamere; i fatti hanno prevalso e la verità sembrava essere una sola: le ricerche non erano state condotte con perizia e precisione, per questo Yara non era stata ritrovata prima.

forze dell'ordine a Chignolo

A rincarare la dose, già colma, sono arrivate le dichiarazioni di personaggi politici esterni alla vicenda, come l’onorevole Daniela Santanchè, che con poca sensibilità ha paragonato il caso della tredicenne bergamasca all’indagine condotta su Berlusconi. La polemica della Santanché si è concentrata sulla responsabilità dei magistrati e degli inquirenti nel caso Yara, i quali se avessero previsto lo stesso dispiegamento di forze utilizzato per indagare sul premier, sarebbero riusciti a trovare la ragazzina ancora viva. Una dichiarazione forte sulla quale il procuratore Massimo Meroni non si è sentito di bypassare: andava ribadito l’impegno di quanti stanno lavorando alle indagini, pur senza svolte significative. Negli ultimi giorni le parole della Santanché hanno trovato una smentita palese, quella del referto presentato dalla dottoressa Cattaneo che ha confermato che Yara è morta poche ore dopo la sua scomparsa. Probabilmente ad indagini ancora non cominciate.

diatriba con meroni

Adesso, sulla qualità delle indagini e sul perché il caso non sia ancora ad una svolta, intervengono con una lettera anonima all’Eco di Bergamo due rappresentanti delle forze dell’ordine. Si parla di una mancata collaborazione tra le forze di Polizia e i Carabinieri: un antagonismo storico e quanto mai inutile che getta le basi per uno scontro autoreferenziale, una sorta di gara senza vincitori nella quale si concorre per guadagnarsi il secondo posto, giacché il podio è ingombrato dal killer della tredicenne bergamasca. Un vincitore scomodo che gira indisturbato per le strade del nostro paese, che vive in pace la sua esistenza dopo aver strappato alla vita quella di Yara. E’ per lei che i due agenti e tutti noi ci auguriamo una maggiore sinergia tra le forze impegnate nelle indagini:

Quello che in cuor nostro auspichiamo per il futuro è una vera ed autentica collaborazione tra le forze di polizia e una maggiore responsabilità da parte della magistratura, per poter garantire una pretesa e legittima richiesta di giustizia e sicurezza…. E scusaci Yara, a nome di tutti noi, se sei finita per diventare motivo di un assurdo contendere investigativo. Perdonaci, se puoi.

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