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Yara, parla Bossetti: “Non sono io il mostro, non andrei mai con le bambine”

“Mai avrei potuto fare una cose del genere”. Così Massimo Bossetti, accusato di aver ucciso la 13enne di Brembate, durante il colloquio con lo psicologo del carcere. “Ho la coscienza a posto, se fossi stato io, mi sarei ucciso”.
A cura di Biagio Chiariello
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“Ho la coscienza a posto, non sono un mostro. Non avrei mai potuto fare una cosa del genere, non andrei mai con le bambine” parole di Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore accusato di essere l’assassino di Yara Gambirasi, riportate oggi da Repubblica che riferisce di un colloquio tra il 44enne e lo psicologo del carcere di Bergamo. ”Verrà dimostrata la mia innocenza. Se fossi stato io ad ammazzare Yara, mi sarei già ucciso”, avrebbe detto l’uomo che si è dichiarato totalmente estraneo ai fatti. L’atteggiamento di Bossetti è descritto al quotidiano “chiaro, lineare, disarmante”. Lui stesso ha detto di non voler “nemmeno pensare a un processo. Io non ho ucciso Yara, non l’ho mai incontrata né conosciuta: l’ho vista solo in tv”. Il presunto killer della 13 enne di Brembate di Sopra riconosce però che “strano che il mio Dna sia stato trovato su quella ragazza”. "Chi mi conosce, sa che non avrei mai potuto commettere questo. Se non sapessi di essere innocente, mi troverei in uno stato di depressione devastante", ha spiegato. Bossetti ha parlato poi anche della scoperta di non essere il figlio biologico dell’uomo del che credeva di essere suo padre: "Mi ha scioccato, una cosa che mi ha turbato però il mio rapporto con mia madre non cambierà. So che la mia famiglia continuerà a starmi vicino e a sostenere la mia innocenza".

La moglie di Bossetti: "devo credergli, proteggo i bambini"

Il Corriere della Sera riporta invece le parole di Marita Comi, moglie di Massimo Giuseppe Bossetti: “Sono una persona normalissima, come tutti. Immagini come posso sentirmi” che si è limitata a rispondere alle domande via citofono, dalla sua casa di Mapello. Marita afferma di credere alla versione del marito, malgrado il Dna lo inchiodi. “Ci provo, ci proverò sempre, non mi importa come la pensano gli altri. Io ho il dovere di credergli” afferma la donna, preoccupata soprattutto per il futuro dei suoi figli: “Devono stare fuori da tutto questo”.

"Bossetti si ferì lottando, goccia di sangue la sua condanna"

Nel frattempo Gli investigatori del caso Yara mostrano ottimismo, ritenendo le indagini, “il puzzle”, “quasi completati”. Non è escludo anche un eventuale ricorso al “rito immediato” nei confronti di Bossetti. “La certezza investigativa – dicono – l’abbiamo”. Nessun abbassamento della guardia però, “le indagini continuano, ci guardiamo bene dal considerare questo un caso chiuso”.  Secondo il pm Laura Ruggeri "è verosimile pensare che l’assassino, nel maneggiare uno strumento da punta e taglio, con una lama di almeno due centimetri di lunghezza e due millimetri di spessore e con una possibile copertura di titanio, si sia ferito". Riferimento alla  traccia ematica da cui è stato ricavato il Dna e che risulta “sovrapponibile” a quello di Bossetti sugli slip e i leggings indossati da Yara.

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