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Veneto, Regione potrebbe ottenere l’automomia. Pd: “Lega e M5S approvano secessione dei ricchi”

L’annuncio del governatore del Veneto Luca Zaia: “C’è finalmente un documento finale sulla autonomia. Siamo di fronte a una riforma storica”. Il senatore Davide Faraone (Pd): “Domani, nel silenzio di tutti, il governo Lega-Cinquestelle approverà in consiglio dei ministri. La secessione dei ricchi. ‘Prima il Nord, poi forse il Sud’.
A cura di Annalisa Cangemi
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"C'è finalmente un documento finale sulla autonomia che, se fosse confermato avere i contenuti proposti dal Veneto, per noi è immediatamente sottoscrivibile". Lo annuncia il governatore del Veneto Luca Zaia, dopo l'annuncio dato dalla ministra agli Affari Regionali e le Autonomie Erika Stefani. "Ci sono ancora delle resistenze su taluni aspetti da parte di certi dicasteri – ha aggiunto Zaia – ma sono e resto un inguaribile ottimista, spero che questi ostacoli vengano superati perché se così sarà, si firma". Il testo approderà domani in Consiglio dei Ministri, anche se ci sono alcuni nodi ancora da sciogliere. Ci sarebbe dunque una svolta, per questo percorso iniziato con il referendum consultivo del 22 ottobre 2017, quando i cittadini di Veneto e Lombardia votarono per il sì. Il referendum però, non essendo vincolante ma solo di indirizzo politico, non ha prodotto effetti immediati su quelle 23 materie, previste dalla Costituzione (articoli 116 e 117), sulle quali le Regioni possono ottenere maggiore autonomia dallo Stato.

"Il passaggio in Consiglio dei Ministri di domani è fondamentale, vedremo cosa ne uscirà. Certo è che siamo di fronte a una riforma storica e, come tutte le riforme storiche e i grandi cambiamenti (pur se assolutamente in linea con la Costituzione vigente), ha il suo giusto travaglio. Ma noi siamo Veneti, non ci fermiamo davanti a nulla e non prendiamo paura", ha detto Zaia.

"Sui testi delle intese per l'autonomia differenziata è stato raggiunto l'accordo sulla parte finanziaria. Si è dunque chiusa l'istruttoria con il Mef in modo positivo. L'accordo prevede l'approdo ai costi e fabbisogni standard partendo da una fase iniziale calcolata sul costo storico. La copertura sarà a saldo zero e le risorse sono garantite tramite la compartecipazione di imposte", hanno sottolineato Massimo Garavaglia, viceministro dell'Economia, e Erika Stefani. Poi Stefani ha aggiunto: "Il regionalismo differenziato è un sistema innovativo di efficientamento. Vogliamo rassicurare tutti: ogni preoccupazione sull'impianto generale dello Stato è del tutto infondata".

"Nessuna misura di solidarietà nazionale – ha detto ancora Stefani – verrà meno e mai saranno sottratte risorse da un territorio in favore di un altro. Ricordiamo che l'efficientamento della spesa pubblica nelle singole regioni genera un beneficio a tutto l'impianto statale. L'attribuzione delle competenze è un avvicinamento dell'amministrazione pubblica ai cittadini affinché vedano e valutino direttamente il lavoro compiuto dagli amministratori. Siamo positivi".

Per il Pd non è una buona notizia: "Ascoltatelo bene, perché spiega cosa domani, nel silenzio di tutti, il governo Lega-Cinquestelle approverà in consiglio dei ministri. La secessione dei ricchi. ‘Prima il Nord, poi forse il Sud'. Chi avrà la fortuna di nascere nel Veneto del leghista Zaia avrà più diritti di uno che nasce a Lampedusa. Il gap resterà gap, nei servizi, nella scuola, nella sanità, negli asili, per legge". La denuncia è partita su Facebook da parte del senatore del Pd Davide Faraone, che ha così commentato le dichiarazioni del governatore Luca Zaia. "Abbiamo la forza di ribellarci? Il Nord produttivo vuole chiudere i porti al Sud ‘parassita'. Non ci interessa l'assistenzialismo, non siamo i Cinque Stelle, ma non parlatemi di autonomia, questo è razzismo territoriale, perché fotografa gli squilibri e li rende definitivi. Io da democratico e da meridionale non ci sto e faccio appello a tutti quelli che hanno ancora la voglia di ribellarsi. Non è una colpa quella di nascere in Sicilia, e se una nazione applica questo privilegio nella definizione dei diritti di cittadinanza non è più una Nazione democratica. E chi asseconda questa linea, anche se lo fa qualcuno del mio partito, va condannato". 

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