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Unioni civili, Cirinnà: “No equiparazione col matrimonio, nulla da cambiare nel testo”

Nella legge sulle unioni civili “non c’è alcuna equiparazione con il matrimonio e non c’è niente da cambiare nel testo”: ne è convinta Monica Cirinnà, prima firmataria del ddl, secondo cui la legge non crea sovrapposizioni con il matrimonio.
A cura di Susanna Picone
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Secondo Monica Cirinnà, senatrice del Pd e madrina del disegno di legge sulle unioni civili che tanto sta facendo discutere la maggioranza, nel ddl non c’è alcuna equiparazione con il matrimonio e dunque nulla va cambiato. La senatrice ha parlato del disegno di legge in una intervista a Repubblica e ha spiegato che nella maggioranza Ncd chiede maggiori differenze tra unioni civili e matrimonio ma che la divisione resta sull'articolo 5, cioè sulla stepchid adoption. Per quanto riguarda l'articolo 2 della legge, sul rito del matrimonio, Cirinnà non crede che ci siano delle sovrapposizioni: “Persino i riti sono diversi, per l'unione civile sono escluse tutte quelle pratiche di natura simbolica che esistono per il matrimonio. Quindi per le coppie omosessuali non ci sono le pubblicazioni, si va in Municipio con i testimoni. Per il rito matrimoniale il sindaco deve leggere gli articoli del codice civile sul matrimonio. Mentre nell'unione civile il sindaco si riferirà esclusivamente alle norme contenute nella legge. Sull'uso del cognome: nell'unione civile è una opzione”, ha spiegato.

In merito alla sentenza della Consulta del 2010, che escludeva i matrimoni tra persone dello stesso sesso (e che secondo Repubblica avrebbe spinto i tecnici del Quirinale a ricordarla), la senatrice ha spiegato che quella sentenza è stata il faro del testo. “Ne deriva – ha aggiunto – che nell'ambito applicativo dell'articolo 2 della Costituzione spetta al Parlamento nell'esercizio della sua piena discrezionalità individuare le forme di garanzia e di riconoscimento per le unioni suddette”. Secondo Cirinnà, “la Consulta mi chiede di sbrigarmi a riconoscere queste coppie e aggancia il riconoscimento all'articolo 2 della Carta e non certo al 29. Ho recepito in commissione l'emendamento di Lepri, Fattorini, altri cattolici e anche Ndc, per specificare che si tratta di formazioni sociali specifiche. Altri chiarimenti ci saranno già domani nel Pd”.

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