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Un ex agente FBI riapre l’indagine: chi denunciò Anna Frank?

Insieme ad un team di venti esperti l’ex agente FBI Pankoke ha riaperto il caso di Anna Frank. Chi fu a tradire la famiglia, denunciando il suo nascondiglio?
A cura di Federica D'Alfonso
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La tomba di Anna Frank (Sean Gallup/Getty Images)
La tomba di Anna Frank (Sean Gallup/Getty Images)

Non un investigatore, bensì un computer, è al lavoro per risolvere uno dei misteri più complessi dell'ultimo secolo. Scoprire chi fu a tradire la famiglia Frank portando all'arresto della piccola Anna, autrice del famoso “Diario”: è questo l'obiettivo del team di esperti forensi guidato dall'ex agente dell'FBI Vince Pankoke, che la scorsa settimana ha reso noto questo nuovo, fondamentale progetto.

Insieme al documentarista Thijs Bayens e ad un gruppo di venti esperti fra cui storici, poliziotti e criminologi, Pankoke si è impegnato a risolvere il caso entro il 2019, anno in cui cadrà il 75° anniversario dall'arresto di Anna Frank. Chi fu a tradire la famiglia, consegnando la piccola Anna e le sue sorelle alla follia delle SS?

I sospetti: un caso irrisolto

Una domanda fino ad ora rimasta senza risposta, ma attorno alla quale aleggiano tantissime ipotesi diverse. Subito dopo la guerra Otto Frank, unico sopravvissuto della famiglia e padre della ragazza, ricostruì la vicenda indicando come probabile autore della denuncia una donna.

Tante altre furono le ipotesi, avvalorate da alcuni dettagli contenuti nel Diario ma mai definitivamente confermate: si sospettò del magazziniere Willem van Mareen, la donna delle pulizie Lena Hartog-van-Bladeren e, negli ultimi anni, si era avanzata anche l'ipotesi che a denunciare i rifugiati di Prinsengracht 263 fosse stata l'amica di famiglia Bep Voskuijl. Nonostante le ipotesi, l'Istituto per i crimini di guerra olandesi non ha mai trovato definitivamente il colpevole, e la stessa fondazione della Casa di Anna Frank di Amsterdam ha infine dichiarato che la famiglia venne scoperta per caso.

L'investigatore, un computer

Moltissimi dei documenti degli arresti delle SS sono andati distrutti sotto i bombardamenti, ma resta ancora un'enorme mole di dati da consultare per sciogliere il caso: un lavoro che un investigatore normale farebbe in 10 anni. Ma la tecnologia, in questo caso, potrebbe risultare utile: al lavoro insieme a Pankoke e all'unità scientifica c'è un computer utilizzato nel trattamento dei big data fornito dalla compagnia olandese Xomnia, che al momento sta analizzando già circa 25 chilometri di dati.

Liste di informatori, di ebrei arrestati, di agenti segreti della Gestapo, oltre ai numerosi rapporti della polizia e alle cartelle investigative sui più vicini alla famiglia Frank sono ora al vaglio di questo super investigatore, nella speranza di rintracciare dei collegamenti fra i vari protagonisti di questa storia.

Perché indagare ora, dopo tutto questo tempo?

Vince Pankoke, sul sito dedicato all'indagine che viene aggiornato costantemente con i dettagli degli studi, scrive: “Perché ora? Perché il tempo non guarisce i torti della storia, gli anni non correggono le ingiustizie. Mentre scrivo queste parole nel mondo si verificano centinaia di casi analoghi di genocidio legati all'odio e al razzismo, e ritengo fondamentale dimostrare agli autori di questi crimini che non importa quanto tempo ci voglia, esiste una coscienza mondiale che cercherà la verità e non dimenticherà mai le vittime”.

Nonostante l'indagine sia focalizzata sulla famiglia Frank, ha chiarito Pankoke, la speranza è quella di inaugurare un nuovo modo di fare indagini che porti alla luce i numerosissimi altri casi di tradimenti e incarcerazioni di ebrei durante la guerra. “Anche se non hanno ottenuto lo stesso livello di attenzione di Anne Frank, gli altri non sono meno importanti. Cercheremo di chiudere anche quei casi”.

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