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Trattativa Stato Mafia, Napolitano contrattacca: “sospetti basati sul nulla”

Il Presidente della Repubblica rigetta le accuse di interferenze nell’inchiesta a carico di Nicola Mancino ribadendo la completa trasparenza del Quirinale sul caso.
A cura di Antonio Palma
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"Una campagna di insinuazione e sospetto sul Presidente della Repubblica e i suoi collaboratori costruita sul nulla", con queste parole Giorgio Napolitano ha contrattaccato alle accuse piovute in questi giorni sul Quirinale per la vicenda delle presunte pressioni nell'inchiesta a carico di Nicola Mancino. Agli uffici del Quirinale e in particolare al braccio destro del Capo dello Stato, Loris D'Ambrosio, molti giornali, infatti, hanno contestato le molte telefonate e le numerose lettere che avevano come scopo quello di influenzare le indagini a carico dell'ex vice presidente del Csm  per le inchieste sulle trattative tra stato e mafia all'inizio degli anni 90.

Napolitano parla di interpretazioni tendenziose – Il Presidente della Repubblica, lasciando la caserma della Guardia di Finanza di Coppito, in provincia dell'Aquila, dove ha presieduto alla cerimonia per il 238esimo Anniversario della fondazione del Corpo, ha così voluto dare la sua versione dei fatti su quegli episodi. Le ricostruzioni e le analisi dei giornali sulle intercettazioni telefoniche tra Mancino e il Quirinale sarebbero "interpretazioni arbitrarie e tendenziose, talvolta persino versioni manipolate". L'azione della Presidenza della Repubblica ha detto Napolitano è stata invece sempre improntata "all'assoluta correttezza e ispirata soltanto a favorire la causa dell'accertamento della verità". Del resto ha spiegato il Presidente "tutti coloro che sono intervenuti e stanno intervenendo, avendo seria conoscenza del diritto e delle leggi e dando una lettura obiettiva dei fatti, hanno ribadito l'assoluta correttezza del comportamento della presidenza della Repubblica".

Di Pietro ribadisce la richiesta di una commissione parlamentare di inchiesta – Napolitano ha voluto ricordare la "massima trasparenza" con cui ha gestito il caso "rendendo noto anche il testo di una lettera riservata al procuratore generale della Corte di Cassazione". "I cittadini possono stare tranquilli, terrò fede ai miei doveri costituzionali" ha assicurato il Capo dello Stato confermando di volersi adoperare affinché "vada avanti nel modo più corretto ed efficace, attraverso il necessario coordinamento, l'azione della magistratura". Parole che però sembrano non convincere affatto Di Pietro, che ha affermato "prendiamo atto che il Presidente avalla il comportamento dei suoi più stretti collaboratori che hanno tentato di interferire in una inchiesta penale in corso", ribadendo la richiesta già formulata di avviare una  commissione parlamentare di inchiesta su quanto accaduto.

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