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Shein, un fondo da 50 milioni per l’ambiente: basterà a risolvere il problema dei rifiuti tessili?

Accra, in Ghana, è diventato uno dei principali market dei vestiti di seconda mano: Shein ha destinato un fondo per aiutare i lavori che li gestiscono quotidiniamente.
A cura di Beatrice Manca
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rifiuti tessili abbandonati a Mumbai
rifiuti tessili abbandonati a Mumbai

Il colosso del fast fashion Shein ha promesso una donazione di 15 milioni di dollari per arginare il problema dei rifiuti tessili: la cifra è destinata alla comunità di Kantamanto, in Ghana, che quotidianamente si trova a smaltire le ingenti pile di abiti usati che arrivano da tutto il mondo. La decisione di Shein al vertice globale della moda di Copenaghen e fa parte di un pacchetto più ampio di misure a favore della sostenibilità ambientale e sociale: il brand cinese ha promesso un piatto un piatto di 50 milioni di dollari istituito per affrontare i problemi derivati dall'e-commerce su scala globale di abbigliamento. Una mossa segna sicuramente una prima presa di responsabilità, ma che ha già attirato diverse accuse di greenwashing sul brand.

Accra, in Ghana, è diventato uno dei principali market dei vestiti di seconda mano, che ogni giorno arrivano a tonnellate in centri di raccolta che non sempre riescono a gestirli in modo efficiente: una buona parte, semplicemente, viene abbandonata o finisce in mare. Al forum sulla moda sostenibile di Copenaghen Shein ha annunciato un sostegno concreto ai lavoratori di Kantamanto, ad Accra: i 15 milioni promessi – circa 14 milioni di euro – sono destinati alla Or Foundation, un'organizzazione no-profit che lavora con i lavoratori dei rifiuti tessili di Accra. Liz Ricketts, direttrice della fondazione, ha detto in un'intervista al Guardian che nei centri di smaltimento degli abiti usati lavorano soprattutto donne e bambini, sopportando pesi massacranti. La donazione non risolve il problema dei rifiuti, però è un primo passo: "Questo è un passo significativo verso la responsabilità. Quello che consideriamo veramente rivoluzionario è il riconoscimento di Shein che i loro vestiti potrebbero finire a Kantamanto, un fatto che nessun altro importante marchio di moda è stato ancora disposto a dichiarare"

La presa di coscienza di Shein accende i riflettori sul problema dei rifiuti tessili. L'esplosione del fast fashion ha generato un'enorme quantità di capi a basso costo, che spesso vengono dismessi dopo pochi utilizzi o non reggono alla prova del tempo per via della scarsa qualità. I rifiuti tessili sono il lato nascosto della corsa all'acquisto compulsivo, un problema che riguarda tutti i brand e che spesso viene sottovalutato. Per questo molti attivisti accusano Shein di greenwashing: una donazione non risolve l'origine del problema, cioé un modello di business orientato alla massima produzione al prezzo più basso possibile. Shein, che oggi si stima valga 100 miliardi di dollari, ha visto i propri affari lievitare durante la pandemia grazie a prezzi bassi, assortimento infinito e vendite online in tutto il mondo. Un modello che sicuramente ha un costo ambientale, oltre che economico.

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