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Quanto costa organizzare una sfilata durante la fashion week?

Con la Milano Fashion Week alle spalle e la Settimana della moda di Parigi in partenza, tutti i riflettori sono puntati sulle sfilate: ma quanto costa organizzare un evento del genere?
A cura di Arianna Colzi
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Un momento della sfilata di Moschino a Milano
Un momento della sfilata di Moschino a Milano

La Milano Fashion Week si è conclusa e la Settimana della Moda di Parigi sta per iniziare: oggi si è tenuto anche uno degli appuntamenti più attesi dell'intera settimana, la sfilata di Gucci. Abbiamo assistito a show spettacolari, come quello di Moschino che ha fatto ballare il pubblico, così come al trionfo dell'eleganza minimalista da Prada. Ma quanto costa davvero allestire una sfilata che dura poco più di dieci minuti? Se lo è chiesto anche uno dei quotidiani più celebri del mondo, il New York Times, che ha indagato quanto costi mettere in piedi uno show in una delle settimane della moda (Londra,Parigi, New York, Milano). Una spesa che è ancora più gravosa per i designer emergenti come ha confermato a Fanpage.it Alessandro Vigilante, uno dei brand indipendenti della moda Italiana.

Perché molti designer scelgono di non sfilare

Il New York Times ha raccontato la storia della designer emergente Elena Velez, tornata a far parlare recentemente di sé per aver fatto "sfilare" le modelle nel fango durante la sua sfilata, sottolineando le difficoltà economiche che deve affrontare, lei come tanti altri, per portare avanti il suo brand. Una designer che, comunque, ha già vestito Julia Fox, Rosalìa, Solange Knowles e, per molti anni, ha fatto da stylist per il precedente tour mondiale di Beyoncé. Insomma, si tratta di una figura emergente che ha già mosso, però, i primi passi nel mondo della moda. Tuttavia, Veles ha raccontato che i ricavi ottenuti dalle vendite iniziali, servono a coprire i debiti e gli arretrati che ha accumulato negli anni per iniziare a muoversi.

Julia Fox indossa una creazione di Elena Velez alla New York Fasghion Week lo scorso febbraio
Julia Fox indossa una creazione di Elena Velez alla New York Fasghion Week lo scorso febbraio

Anche per iscriversi alla Parson School of Design e formarsi, Elena Velez ha dovuto chiedere aiuto ai genitori: la madre, per aiutarla a pagare le tasse, ha venduto la propria casa. Velez, dunque, rappresenta, come lei stessa ammette, "un esperimento, per vedere se fosse possibile creare un marchio di moda fiorente con poche risorse". "Ho raccolto, tra fondi, premi e investitori 450mila dollari che sono arrivati e spariti in due anni, per mettere su le prime collezioni", ha raccontato al quotidiano statunitense.

Un abito Alessandro Vigilante/ foto Instagram Alessandro Vigilante
Un abito Alessandro Vigilante/ foto Instagram Alessandro Vigilante

Un caso che si lega a quanto sia difficile sostenersi nel mondo della moda senza un privilegio di partenza e che fa scaturire l'inevitabile e ricorrente domanda: la moda può essere inclusiva anche a livello economico? A questa domanda ha risposto anche uno dei giovani designer emergenti italiani, Alessandro Vigilante, intervistato durante la Milano Fashion Week da Fanpage.it:

"Oggi sfilare per un design emergente e indipendente è impossibile a livello di costi. Per questo preferisco investire in altro modo, puntando su un tipo di comunicazione meno classico. Non potendo permettermi di fare le sfilate, mi ingegno in altro modo".

Certo esistono molti premi e progetti che finanziano i progetti dei neonati brand: per menzionarne solo alcuni, abbiamo il CFDA/Vogue Fashion Fund, che offre 300mila dollari per il vincitore; in Inghilterra troviamo il Fashion Trust, un fondo attivato dal British Fashion Council, che sostiene economicamente i designer, un progetto replicato anche da Camera della Moda: il CNMI Fashion Trust Grant 2022, un riconoscimento elargito dal Fashion Trust, ha premiato con 40mila euro Act N°1 e Vitelli e con 15mila euro Cormio, brand che, soprattutto il primo, si sono già distinti nell'eterogenea scene emergente italiana e internazionale. Resta comunque, un'utopia per un giovane designer far sfilare i propri capi, come aveva raccontato il designer statunitense Christian Siriano a Vogue Business: per un piccolo brand i costi di una sfilata variano tra i 127mila e i 300mila dollari.

Uno dei momenti finali della sfilata di Cormio alla Milano Fashion Week
Uno dei momenti finali della sfilata di Cormio alla Milano Fashion Week

Una sfilata può arrivare a costare anche 1 milione di dollari

Secondo un report di McKinsey del 2022, una sfilata di moda di circa 10-15 minuti può costare tra i 100 e 200mila dollari ma si toccano picchi di 1 milione di dollari. Un costo insostenibile per designer che a malapena riesce a coprire i costi del proprio brand. Ma quali sono le voci che compongono una spesa così ingente? Si parte dalla prenotazione della location dove si terrà la sfilata (non tutti i brand, come abbiamo visto a Milano con Prada e Gucci, dispongono di propri spazi da poter sfruttare per mettere in piedi degli show. Poi si passa alla regia, alla produzione di audio, video e luci, per arrivare alla parte del casting con l'ingaggio di modelle, stylist, vestiariste e truccatori. Senza dimenticare, ovviamente, il costo di produzione dei vestiti. In più va aggiunto il costo relativo all'accoglienza degli ospiti: se pensiamo alla recente sfilata di Gucci, un evento accompagnato da una campagna marketing imponente, far sbarcare a Milano star del calibro di Ryan Gosling, Kendall Jenner, Julia Roberts, Jessica Chastain e molti altri significa non solo occuparsi dell'accoglienza alla sfilata. Per ogni ospite, il brand deve farsi carico delle spese relative al suo soggiorno, agli spostamenti e alle varie richieste e necessità dei divi e delle dive.

Julia Roberts alla sfilata di Gucci a Milano
Julia Roberts alla sfilata di Gucci a Milano

Perché spendere così tanto per una sfilata da dieci minuti?

Perché dunque spendere una somma così alta per un evento così breve? Indubbiamente, per il ritorno d'immagine in termine di visibilità social, visibilità sui media che una sfilata porta con sé: una visibilità necessaria se il brand è ancora agli albori. Il sito di analisi dei dati Launchmetrics ha coniato un parametro chiamato MIV (Media Impact Value) in grado di calcolare l'impatto mediatico di un evento legato alla moda e al lusso: ad esempio, la Milan Fashion Week del settembre 2022 ha generato un impressionante MIV per un totale di 226 milioni di dollari grazie ad  una copertura mediatica davvero esponenziale. Sfilare, quindi, può essere un trampolino di lancio davvero fondamentale nel percorso di crescita di un brand, anche se, i designer più giovani, stanno investendo in altri tipi di comunicazione  per far conoscere le loro collezioni: dal coinvolgimento degli influencer in campagne di promozione social fino alla scelta di optare per le presentazioni, al posto delle sfilate, come hanno fatto anche marchi più affermati quali Dsquared2, Missoni e Marc Jacobs.

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