video suggerito
video suggerito

I watch party sono la nuova tendenza: cosa sono e perché bisogna esserci (anche senza esserci)

I watch party sono la nuova tendenza del settore fashion che parte dal basso per democratizzare la moda e avvicinarla al pubblico più desideroso di “esserci”.
A cura di Giusy Dente
27 CONDIVISIONI
Instagram @ly.as
Instagram @ly.as

Il front row della sfilata è il tanto agognato posto più vicino alla passerella, dove si può assistere allo show in posizione privilegiata. È destinato chiaramente agli ospiti più illustri: ricevere un invito per la prima fila significa godere di un certo status, di un certo prestigio, che viene esibito in modo molto chiaro semplicemente sedendosi su quella sedia. Ma se non si può essere presenti a una sfilata in prima fila tra le celebrities, si può scegliere di capovolgere il tutto e portare la sfilata dentro un bar o in una piazza. Basta poco: è sufficiente uno schermo e un gruppo di amici, perché ormai tutte le Maison trasmettono gli show in diretta streaming. Dalle semplici visioni collettive sono nati i watch party. Queste esperienze oggi godono di un successo un tempo inimmaginabile, proprio perché è cambiato il modo di vivere la moda, la socialità e la fruizione del live.

Lyas Medini è il re dei watch party

Nessuno può mettere Lyas Medini in un angolo. L'influencer esperto di moda noto sui social come Lyas è solitamente ospite fisso agli eventi del mondo fashion. Ecco perché non gli è proprio andato giù quando non ha ricevuto l'invito per il debutto di JW Anderson alla direzione creativa di Dior, l'estate scorsa. La sfilata di giugno della Maison ha visto sfilare in passerella la prima collezione con a capo il designer nordirlandese, ex guida di Loewe. Era chiaramente un appuntamento degno di nota, chiacchieratissimo da mesi: tutti erano curiosi di vedere cosa avrebbe presentato al suo pubblico, che impronta avrebbe dato al brand dopo Maria Grazia Chiuri. Ben consapevole della rilevanza dello show, il noto influencer non ha preso bene il mancato invito e ha giocato una mossa alternativa.

Ha messo sù un evento parallelo, in contemporanea con la sfilata. Ha riunito tutta la sua community (di fashion addicted e non solo) in un bar di Parigi. Nonostante la comunicazione arrivata all'ultimo momento, l'idea ha riscosso un enorme successo tra i fan che si sono precipitati in massa sul luogo dell'appuntamento, a Le Saint Denis nel 10 arrondissement di Parigi. L'idea dell'influencer non era certo quella di bere un caffè tutti insieme, ma proprio di guardare la sfilata di Dior, trasmessa in diretta su uno schermo. Per quanto fosse una proposta assolutamente banale, ha ricevuto moltissimi consensi, con un boom di presenze nel locale. Non era nulla di nuovo: l'idea della visione collettiva di una sfilata su un maxi schermo si era già vista. Anche in Italia durante la Milano Fashion Week venivano allestiti maxi schermi per i passanti e gli appassionati.

Lyas Medini
Lyas Medini

Eppure, stavolta c'è stata una risposta spropositata rispetto al passato, segnale inequivocabile che nel frattempo qualcosa è cambiato sia nella percezione della moda che nel tipo di fruizione degli eventi. A distanza di alcuni mesi Lyas ha fatto il bis amplificando l'iniziativa, con l'obiettivo di andare oltre le 300 presenze di Parigi. Stavolta ha pensato a tour globale, contemporaneamente in più città: Londra, Milano e di nuovo Parigi. Ha creato anche una pagina Instagram appositamente dedicata. A Milano l'appuntamento è al Bar Tommasi il 26 settembre per The Attico e al Bar Basso il 27 settembre per Bottega Veneta: non serve iscrizione né ticket d'ingresso. "Just come" si legge sul post. La novità è che rispetto all'estate scorsa, stavolta si sono fatti avanti molti più sponsor, attirati dalle potenzialità di questa modalità. Figurano il British Fashion Council, Meta, Whoopsee, MAC Cosmetics. Loro coprono parte delle spese, il resto è a carico personale dell'organizzatore.

Ci sono anche regali in programma per i partecipanti. Vestiaire Collective offrirà buoni regalo e abiti gratuiti a Parigi, ma i partecipanti avranno anche la possibilità di vincere inviti per assistere a sfilate di moda vere, insieme a Medini. A Londra, invece, si è fatta avanti in prima persona la stilista Dilara Findikoglu: ha chiesto che i partecipanti al watch party londinese dedicato al suo show si vestano completamente di nero. L'influencer non guadagna nulla da tutto ciò, ma lo fa con un obiettivo ben chiaro in mente: democratizzare la moda, un mondo che continua a essere percepito come elitario ed esclusivo, tenendo dunque lontana una fetta consistente di potenziale pubblico. "Ci ho messo così tanto tempo per entrare in questo settore – ha detto a Business Of Fashion ricordando i tempi in cui doveva intrufolarsi alle sfilate senza invito – Conosco esattamente quella sensazione. Non preoccupatevi. A un certo punto, le porte si apriranno".

Lyas Medini, KNWLS Spring/Summer 2026 alla Milano Fashion Week
Lyas Medini, KNWLS Spring/Summer 2026 alla Milano Fashion Week

I watch party sono la risposta democratica al mondo fashion più elitario

Le visioni collettive non nascono con la moda. Nascono, tornando davvero tanto indietro nel tempo, con l'avvento della tv, quando la possedevano poche famiglie del quartiere e ci si riuniva tutti lì a guardare i pochi programmi in palinsesto. Hanno a che fare anche col mondo dello sport: basti pensare ai mondiali seguiti dalle piazze, avvolti nelle bandiere e muniti di trombette. Dulcis in fundo proseguono con le serie tv, col fenomeno del Binge watching quindi delle lunghe maratone di serie tv da fare assieme ad amici o col partner. La moda è entrata in questa modalità di raduno, che durante il lockdown si è intensificata, perché si era di fatto impossibilitati a incontrarsi fisicamente, dunque si organizzava di tutto: sessioni di cucina collettive, concerti improvvisati davanti al proprio pubblico più affezionato, ma chiaramente ognuno a casa propria. La moda ha esteso la partecipazione per esempio con le dirette streaming degli show, trasmessi anche sui social. I watch party sono un'ulteriore evoluzione che però parte dal basso.

Lyas Medini, Maison Margiela Haute Couture Fall/Winter 2025–26 alla Paris Fashion Week
Lyas Medini, Maison Margiela Haute Couture Fall/Winter 2025–26 alla Paris Fashion Week

Perché un watch party è molto più di una visione collettiva

Un maxi schermo posizionato per strada non è paragonabile a un watch party e il successo di cui questa experience sta godendo nel mondo fashion ha molto a che fare coi tempi che viviamo. Il punto non è piazzare uno schermo: questo non ha nulla di innovativo, è una semplice visione collettiva tra appassionati, passanti, semplici curiosi. L'idea di darsi un appuntamento, uscire di casa appositamente per raggiungere il luogo di ritrovo, riunirsi anche tra estranei, è legata a un bisogno diverso: la gente vuole esserci, vuole essere partecipe, vuole avere qualcosa di cui parlare, non vuole perdersi nulla. Siamo tutti vittime della FOMO, quell'ansia di non stare al passo con gli altri, di non riempire davvero tutto il tempo a disposizione, di "non fare abbastanza cose", di non cogliere abbastanza opporunità ed essere tagliati fuori. Vale anche per la collettività: si teme di essere esclusi. Ma c'è anche un altro bisogno: far vedere agli altri ciò che si fa. Ecco perché i social sono fondamentali e si legano ai watch party. La gente vuole che tutto avvenga sui social, soprattutto se riguarda qualcosa di notoriamente elitario, riservato a pochi (come la moda). Oggi è sufficiente una Instagram Story e un tag. Condividere questo momento online va di pari passo col viverlo: non ci può essere fruizione completa senza testimonianza social, perché è quest'ultima la legittimazione vera della propria presenza in loco. Di base c'è un'idea di community che però non ha necessariamente a che fare con una passione comune: di comune c'è la voglia di raccontare e di dire "io c'ero".

27 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views