
Nell'arco dei sessant'anni di carriera vissuti sul piccolo schermo, Pippo Baudo ha visto la tv cambiare, affollarsi di volti nuovi, trasformarsi nell'offerta e nelle preferenze stesse del pubblico. In questo panorama variegato e in movimento a lui è bastato rimanere sempre se stesso per non sbagliare, solidamente ancorato a quel modello di conduzione che fondamentalmente aveva lui stesso inventato. Una conduzione che cominciava dal modo di presentarsi: l'eleganza era il primo gesto di rispetto, verso chi era dall'altra parte. Per questo per lui era inconcepibile togliere la cravatta.

Pippo Baudo ha seguito questa regola con rigore, dall'inizio alla fine, dagli esordi alle ultime apparizioni pubbliche. "Noi siamo come vescovi, dobbiamo dare solennità all’inizio, perché fa presupporre che il resto della trasmissione sarà dello stesso valore" aveva detto in un'intervista rilasciata a TV Sorrisi e Canzoni. Solennità, dunque, a cominciare dallo stile.

Il look come biglietto da visita quindi, per trasmettere affidabilità, cortesia, gratitudine per il tempo concesso. Tutto questo senza dover gridare per farsi guardare, senza eccessi o eccentricità: un modo per far sentire lo spettatore a proprio agio, per trattarlo con decoro e fargli comprendere la sua importanza. Quello di Pippo Baudo era un vero e proprio galateo da manuale, delle regole che hanno certo contribuito a renderlo il gigante che è stato, il gentiluomo elegante della tv italiana.

L'abito che fa il monaco, dunque, o il presentatore in questo caso. Per lui era facile: "La sera la cravatta è d’obbligo. Io in tv accetto la camicia e la giacca solo fino a una certa ora del pomeriggio: dopo ci vuole la cravatta". E deve essere stato difficile assistere al cambiamento del panorama televisivo: "Purtroppo oggi l’eleganza è rara. Molti ostentano l’assenza della cravatta".

Il bravo presentatore deve essere sempre impeccabile in video e la cravatta è l'icona immancabile: questa era la sua Bibbia. Qualcuno l'eredità l'ha raccolta, nella nuova generazione di conduttori. Stefano De Martino dalla sua cravatta non si separa mai, seppur inserita in un contesto meno formale e più moderno, senza giacca tanto per cominciare: perché sì, i tempi cambiano e si guarda comunque al futuro, anche facendo l'occhiolino al passato.
