216 CONDIVISIONI

Tutte le vite di Nicola Pietrangeli: “Il miglior tennista italiano sono io, vi dico chi è Panatta”

Nicola Pietrangeli si è raccontato a Fanpage.it senza filtri, dal tennis alla vita privata ripercorrendo tutta la sua vita.
A cura di Vito Lamorte
216 CONDIVISIONI
Nicola Pietrangeli.
Nicola Pietrangeli.

Tante vite in una sola, sia in campo che fuori. In due parole: Nicola Pietrangeli. Due volte vincitore al Roland Garros, due agli Internazionali d'Italia, due volte in finale a Parigi e a Roma. Numero 3 del mondo in singolare sia nel 1959 sia nel 1960. Nel database di Tennis Archives figurano 48 tornei vinti in singolare tralasciando i sette campionati italiani, alcune semplici esibizioni e i tornei Under 23. Unico italiano (insieme al giornalista Gianni Clerici) a essere stato introdotto nella International Tennis Hall of Fame.

Uno degli sportivi più importanti della storia italiana, il più grande tennista azzurro di sempre. Er Francia, così era soprannominato dai suoi primi amici quando si traferì a Roma perché di madrelingua francese e russa, ha compiuto 90 anni l'11 settembre e ha ricevuto un bellissimo omaggio in occasione della gara d'esordio di Coppa Davis che si è tenuta a Bologna.

Nicola Pietrangeli in campo.
Nicola Pietrangeli in campo.

Pietrangeli ha giocato fino a 40 anni prendendo poi il ruolo di capitano quando guidò l'Italia alla prima e unica vittoria in Coppa Davis, nel 1976 in Cile, battendosi con grande coraggio anche contro chi avrebbe preferito non andare in Cile per ragioni politiche.

Oggi è ambasciatore del tennis azzurro nel mondo per la Federtennis e nel 2006, in occasione della 76esima edizione degli Internazionali BNL d’Italia, gli è stato intitolato lo storico stadio della Pallacorda al Foro Italico che ora si chiamerà per sempre "Campo Pietrangeli".

Nicola Pietrangeli, capitano non giocatore della squadra italiana di Coppa Davis, insieme a Bertolucci, Panatta e Barazzutti con il trofeo dell'edizione 1976.
Nicola Pietrangeli, capitano non giocatore della squadra italiana di Coppa Davis, insieme a Bertolucci, Panatta e Barazzutti con il trofeo dell'edizione 1976.

In occasione del suo novantesimo compleanno Sperling & Kupfer ha pubblicato il libro "Se piove rimandiamo. La mia vita",  in cui il grande tennista italiano ha ripercorso la sua vita in campo e fuori. A Fanpage.it Nicola Pietrangeli si è raccontato dal tennis alla vita privata, senza filtri.

L’Italia si è qualificata per  la Final Eight della Coppa Davis: che giudizio dà sulle prove dei ragazzi di Volandri?
"In questo primo girone della Coppa Davis i ragazzi hanno fatto il loro dovere. Era un girone non facile, perché mancavano il numero uno e il numero due, ma sono stati bravi“.

Dire Pietrangeli significa soprattutto dire Coppa Davis. Cosa rappresenta questo torneo per lei e cosa pensa del nuovo format?
"Io vengo chiamato mister Coppa Davis, perché ne ho giocate più di tutti. Avendone giocate 164, devo dire che questo nuovo regolamento non mi piace per niente perché ha tolto tutto lo charme che c’era durante quella settimana. Ma questi sono gli ordini e si fa così".

Lei ha affrontato un lungo viaggio in mare con sua madre dalla Tunisia alla Francia prima di arrivare a Roma: nei giorni in cui stiamo assistendo all’odio nei confronti delle persone che sbarcano a Lampedusa, qual è il suo punto di vista?
"Il mio viaggio non è stato terribile come i viaggi di adesso, la nave non era molto comoda ma più comoda di quella attuale. Da Biserta a Marsiglia ci abbiamo messo un paio di giorni. Io ero piccolo e non avevo capito bene cosa volesse dire lasciare un paese e andare in un altro, che da bambino avevo già visitato. Era per me una curiosità, come per tutti i ragazzini curiosi, ma avevo un piccolo problema: non parlavo una parola d’italiano, perché parlavo solo francese e russo (come mia madre). È stata un’avventura nell’avventura".

Nicola Pietrangeli in azione.
Nicola Pietrangeli in azione.

C’è stato un momento preciso in cui ha capito che il tennis sarebbe diventato la sua vita?
"Il tennis per me è stata una scelta. Io giocavo nelle giovanili della Lazio ma ad un certo punto mi volevano dare in prestito alla Ternana o alla Viterbese. Io, da sempre, ho messo la mia libertà davanti ad ogni cosa. Non c’erano soldi nel tennis e nel calcio come ora. Avevo fatto una trasferta con la squadra juniores del tennis Parioli a Napoli e mi sono detto ‘vuoi vedere che arriverò fino a Milano?’. Sono stato fortunato perché ho avuto una carriera brillante e veloce da zero alla fama in poco tempo".

Ma è vero che si allenava con la Lazio di Maestrelli anche dopo aver intrapreso la carriera tennistica?
"È tutto vero. Io conoscevo già Maestrelli, un giorno lo incontro e gli chiedo se posso andare ad allenarmi con loro. ‘Vieni quando vuoi’. Mi presento e lui mi presenta alla squadra. Mi davano tutti del lei. Si accorgono che col pallone non ci litigavo e durante la partitella mi davano del lei o mi chiamavano ‘signor Pietrangeli’ . Io gli chiesi di smetterla perché stavano giocando e poco dopo siamo passati dagli ossequi ad altri tipi di incoraggiamenti. È stata un’esperienza fantastica".

Due trionfi e due finali al Roland Garros sono qualcosa che resta nella storia: quali sono i ricordi più belli di quelle due vittorie?
"La prima ho avuto la fortuna di giocare contro uno che non era all’altezza della finale di Parigi, perché Ian Vermaak era più adatto a superfici veloci. La seconda è stata molto sofferta: a parte i cinque set, questo giocatore cileno Luis Ayala aveva capito che io non correvo bene in avanti, ma solo lateralmente: così io ho dovuto correre con i piedi sempre messi in un altro modo perché mi ha fatto tutte palle corte e pallonetti. Alla fine della partita le scarpe e le calze erano tutte rosse perché avevo i piedi pieni sangue. Quella è stata veramente dolorosa".

Nicola Pietrangeli premiato in occasione della Coppa Davis 2023 a Bologna.
Nicola Pietrangeli premiato in occasione della Coppa Davis 2023 a Bologna.

Qual è stato il momento più brutto della diatriba per andare o meno in Cile nel 1976. C’è stato un momento in cui ha pensato di mollare e non partire più?
"Quello no, non ho mai penato di mollare. Il momento più brutto è stato quando mi hanno cacciato da capitano della Coppa Davis. Il merito sportivo è stato dei giocatori. Il mio, che non divido con nessuno, è di averli portati in Cile. A distanza di tanti anni alcuni hanno detto ‘ chissà che hai fatto’, lo so io cosa ho fatto: due minacce di morte bastano e avanzano".

Pietrangeli dorme con la Coppa Davis vinta in Cile e il suo gatto perché non c’era un posto dove sistemarla al Circolo Canottieri?
"Nessuno la voleva portare a casa e allora decido di prenderla io. In una foto si vede bene il gatto, che esce a metà: il suo nome era Petullia".

Abbiamo visto la bella foto di Bologna dopo qualche polemica nei giorni precedenti: il rapporto Pietrangeli-Panatta continua ad essere amore-odio?
"Qualcuno dice che lo facciamo apposta ma non è vero. Ci siamo visti a Bologna e riabbracciati. Io Adriano l’ho visto nascere. È spiritoso ma un po’ permaloso, anche io ne ho mille di difetti, e quando ci vediamo ci capiamo al volo. Questo dualismo non esiste. Suo padre si chiamava Assenzio e finché non sapevamo come l’avrebbero chiamato alla sua nascita per noi era Ascenzietto. Per me è rimasto Ascenzietto".

Negli ultimi anni c’è stata l’esplosione del padel che lei ha smontato con poche parole (‘È il trionfo delle pippe'). Perché ha questa opinione di un fenomeno mondiale?
"Dissi questa cosa perché il ‘trionfo’ era la popolarità che aveva raccolto in pochissimo tempo. Io dico sempre: quattro giocatori scarsi a padel si divertono più di quattro giocatori scarsi a tennis. Il tennis è il gioco più difficile del mondo. Per divertirsi a padel dopo qualche lezione giochicchi, a tennis ci vogliono tre anni".

Chi è il tennista italiano migliore di sempre?
"Io. Adriano Panatta è nato per giocare a tennis ma è durato un po’ poco. Ognuno è stato campione della sua epoca però bisognerebbe prendere un libro, informarsi sulla storia e poi ne riparliamo".

E oggi?
"Sinner senza dubbio il migliore seguito da Berrettini. Quello che gioca meglio, ma non è il più forte, è Musetti. Abbiamo un bel lottatore che è Sonego e altri due/tre ragazzi molto interessanti che si stanno facendo notare. Abbiamo una bella squadra. Per dieci anni siamo stati ‘mantenuti’ dalle ragazze ma se questa squadra domani vince la Davis non mi stupisce per niente".

Nicola Pietrangeli e Orlando Sirola.
Nicola Pietrangeli e Orlando Sirola.

"Ho avuto 4 donne e mi hanno lasciato tutte e quattro… evidentemente devo essermelo meritato": perché racconta così le sue relazioni?
“Io cerco e spero di far interpretare questa cosa in modo carino e non drammatico, ma non sempre ci riesco. Susanna è la madre dei miei tre figli ed è Number One. Ma è una domanda che forse sarebbe meglio fare a loro".

La relazione più glamour è stato certamente quella con Licia Colò: in che modo si vive un amore sapendo di essere sempre al centro dell’attenzione di tutti?
"Come spesso succede in tutte le relazioni, quando comincia sembra che debba durare per sempre. C’erano un bel po’ di anni di differenza. L’ho rivista e ci sentiamo spesso al telefono, spesso mi chiedono se ci rimettiamo insieme, ma io ho 90 anni e non possono mettermi a fare la corte ad una bella donna come Licia a cui voglio molto bene".

Nicola Pietrangeli e sua moglie Susanna Artero, dalla quale ha avuto tre figli: Marco, Giorgio e Filippo.
Nicola Pietrangeli e sua moglie Susanna Artero, dalla quale ha avuto tre figli: Marco, Giorgio e Filippo.

Aveva un’amicizia strettissima con Marcello Mastroianni: c’è un aneddoto che più di altri la lega ad uno dei più grandi attori di sempre?
"Non ho neanche una foto con Marcello, non è perdonabile. Per tre anni siamo sempre stati insieme. Un giorno eravamo insieme a ristorante e mi dice ‘dopodomani andiamo a Londra’. Io gli rispondo che non avevo soldi ma lui mi risponde ‘paga tutto la produzione’. Andammo in questo ristorante-night dove mangiammo e ad un certo punto mi fa ‘A Nico… tu non sei male, io so Mastroianni, sembramo du amanti’. Appena usciti dal ristorante si sente chiamare e mi dice ‘scappa scappa, Moreau e Nureev me se vojono fa tutt'e due, andiamo andiamo’. Marcello era straordinario".

Si può dire che Roma è la sua prima casa e Montecarlo la seconda? Che rapporto ha con il Principato e tutta il jet set monegasco?
"Roma è la mia prima e unica casa. A Montecarlo ci vado e ancora ho un rapporto lavorativo ma solo perché me l’ha chiesto il principe Ranieri. Non ho mai ho detto che il principe era amico mio. Il principe Alberto è venuto a dormire a casa mia per tre volte. Mi ha chiamato per farmi gli auguri di compleanno ma non è riuscito a venire".

La copertina del libro di Nicola Pietrangeli edito da Sperling & Kupfer "Se piove rimandiamo. La mia vita".
La copertina del libro di Nicola Pietrangeli edito da Sperling & Kupfer "Se piove rimandiamo. La mia vita".
216 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views