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Rafa Nadal e Roger Federer, nessuno come loro: storia di una rivalità perfetta

Con la vittoria del Roland Garros 2020, Rafa Nadal ha raggiunto Roger Federer in vetta alla speciale classifica dei titoli dello Slam vinti. La loro è stata ed è una delle rivalità più belle della storia dello sport: due atleti complementari capaci di migliorarsi proprio grazie al confronto con l’avversario, sia dal punto di vista mentale che tecnico.
A cura di Marco Beltrami
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Rafa Nadal e Roger Federer hanno vinto insieme 40 titoli dello Slam. Con il successo nell'ultima edizione del Roland Garros, lo spagnolo ha raggiunto lo svizzero a quota 20 in vetta alla classifica speciale dei tennisti che hanno vinto il maggior numero di volte i 4 tornei più importanti del mondo. È questa forse la fotografia della grandezza di due giocatori che hanno scritto una pagina di storia dello sport già diventata eterna. Una rivalità eccezionale, un confronto tra due mondi diversi ma paralleli che ha diviso ma allo stesso tempo unito i tifosi, regalando emozioni e spettacolo, senza prescindere mai da un atteggiamento tutt'altro che scontato, ovvero il rispetto nei confronti dell'avversario.

Roger Federer, il predestinato del tennis

Il dualismo tra Roger Federer e Rafa Nadal non è mai stato solo una questione di risultati. I due giganti del tennis (non ce ne voglia il terzo "moschettiere" Novak Djokovic) hanno dimostrato come si possa praticare e vivere lo stesso sport in modo molto diverso. Roger Federer è stato una sorta di predestinato della racchetta: limati alcuni "eccessi" caratteriali in giovanissima età, il classe 1981 è sbocciato sui campi da tennis come il più "bello" dei fiori. Quadrato, stilisticamente perfetto sia nel gesto tecnico che nel look (con quel codino "rivoluzionario" sparito in fretta), completo e vincente. Tecnica e talento, fisicità e capacità di "ricamo", perfettamente a suo agio sull'erba di Wimbledon considerato il suo "giardino di casa".

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Rafa Nadal, l'agonista perfetto con lo sport nel sangue

Dall'altra parte ecco Rafa Nadal. Il classe 1986 avrebbe potuto praticare qualsiasi sport con successo, e non è un caso che ad un certo punto abbia dovuto scegliere di comune accordo con i suoi parenti (famiglia di sportivi, lo zio è stato un perno della squadra di calcio del Barcellona e della nazionale) se dedicarsi al tennis e scegliere con quale braccio giocare, o al calcio. Atleta eccezionale con una fisicità esplosiva, basti pensare ai suoi proverbiali bicipiti. Un modo di interpretare il tennis aggressivo, muscolare, con un'esecuzione dei colpi e biomeccanica del tutto particolare. Recuperi incedibili, capacità di lottare su ogni palla e costante auto-incoraggiamento. Il look poi ha rappresentato una rivoluzione, simile a quella regalata anni addietro da Agassi: pantaloni più lunghi a pinocchietto e canotta con braccia in bella mostra. Non a caso la superficie preferita dal giovane Nadal è la terra rossa, lì dove servono anche sacrificio e sudore.

Federer e Nadal, complementari e cresciuti insieme: mentalmente il primo, tecnicamente il secondo

Due mondi diversi capaci sin da subito di dividere tifosi e opinione pubblica. Pacatezza contro esuberanza, destrorso contro mancino, rovescio ad una mano contro rovescio bimane, look sobrio contro quello colorato e rivoluzionario, talento contro fisicità, e così via. Una rivalità capace di dividere i tifosi: da una parte i "puristi" Federeriani, dall'altra gli amanti del "guerriero" Nadal, da una parte i difensori del "talento" dall'altra quelli dell'agonismo, Tutte divisioni quasi inutili al cospetto di due giganti, perfettamente complementari e capaci, come sottolineato dallo stesso Federer nel messaggio di complimenti riservato ieri a Nadal di migliorarsi a vicenda. Il dualismo tra Federer e Nadal infatti ha permesso a entrambi di crescere e diventare ancora più forti: mentalmente il primo, tecnicamente il secondo.

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L'exploit di Nadal sull'erba di Wimbledon, le rivincite di Federer negli ultimi anni

Roger Federer infatti sin da subito ha dimostrato di soffrire soprattutto dal punto di vista psicologico quel Nadal che ha dimostrato in campo di imparare subito a fare tutto. Se sulla terra non c'è stata infatti quasi mai partita (strepitosa la vittoria di Rafa nel 2006 a Roma dopo una battaglia), il mancino di Manacor capace di vincere 13 volte il Roland Garros ha preso a poco a poco confidenza con l'erba tanto gradita allo svizzero. I primi due incroci in finale a Wimbledon nel 2006 e nel 2007 (sfida questa epica), hanno visto sì il trionfo del Maestro, con la sensazione però che le cose sarebbero cambiate a breve. Nel 2008 in un altro confronto a dir poco eccezionale è arrivato infatti il successo dello spagnolo a sancire la sua crescita tecnica e la sua velocità nel migliorarsi anche nel gioco a rete e d'attacco. Federer dal canto suo, per reagire all'agonismo (oltre che alle fastidiose rotazioni) dell'avversario ha dovuto lavorare soprattutto a livello mentale: togliendosi dalla testa i postumi delle sconfitte del passato. Il risultato è stato brillante, con 6 vittorie nei 7 ultimi confronti, con la ciliegina della finale degli Australian Open 2017 e della semifinale di Wimbledon 2017.

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Nadal e Federer, amici e compagni di squadra nella Laver Cup

Sono passati 16 anni dal primo confronto tra i due, che si sono poi incrociati altre 39 volte con 24 vittorie di Rafa e 16 di Federer. Qualche capello in meno e qualche ruga in più, una muscolatura più leggera, e un rivale in più da affrontare per entrambi oltre a Novak Djokovic, ovvero il tempo con i fisiologici infortuni dopo anni di battaglie. Quel tempo che però nel caso di Federer e Nadal ha regalato anche una bella e sincera amicizia fuori dal campo, rafforzatasi anche dopo la suggestiva esperienza fianco a fianco nella Laver Cup, con i due che per la prima volta hanno giocato nella stessa metà di campo, difendendo i colori del Team Europa.

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Inutile aggiungere che quando si pensa alla rivalità più sana e perfetta, il pensiero non può che andare a quella tra Roger Federer e Rafa Nadal, anche con un pizzico di malinconia. La loro storia tennistica è ormai, per motivi anagrafici, entrata nella fase finale. La sensazione è quella di aver assistito a qualcosa di meraviglioso e unico. Lo sport però sa regalare nuove emozioni, e la speranza è che quanto fatto da Roger e Rafa possa ispirare ancora a lungo intere generazioni di campioni.

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