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Djokovic fa ricorso contro l’annullamento del visto, l’Australia ritarda l’espulsione: lunedì l’udienza

Novak Djokovic si trova in un hotel di Melbourne, messo in isolamento dopo l’annullamento del suo visto per entrare in Australia in seguito alla bocciatura della sua esenzione medica dal vaccino. L’esito del ricorso si saprà dopo l’ultima udienza fissata per lunedì prossimo, intanto il padre ci va giù durissimo: “Da oggi Novak diventerà un simbolo e leader del mondo libero e dei popoli oppressi”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Messo alla porta dalle autorità australiane, che hanno annullato il suo visto ritenendo non valida l'esenzione medica dal vaccino su cui era fondato, Novak Djokovic ha presentato ricorso tramite i suoi legali per non essere costretto a fare marcia indietro e rinunciare a giocare l'Open di tennis. La decisione – che era attesa a breve, altrimenti il tennista serbo sarebbe stato costretto a lasciare il Paese entro la sera di giovedì (ora locale, quindi ora di pranzo in Europa) – arriverà invece dopo l'ultima udienza sul caso, fissata per lunedì prossimo. L'Australia ha dunque deciso di ritardare l'espulsione del serbo ed è prevedibile che i prossimi giorni saranno bollenti a tutti i livelli.

La questione infatti è già deflagrata a livello politico, essendo in patria l'attuale numero uno al mondo un simbolo il cui peso va ben oltre la sfera sportiva. Il presidente serbo ha accusato l'Australia di "molestie" nei confronti del 33enne di Belgrado, anche in riferimento al trattamento riservatogli al suo arrivo all'aeroporto di Tullamerine, a Melbourne: un interrogatorio di ore, alla presenza di poliziotti, allo scopo di ottenerne delucidazioni in merito alle motivazioni della sua controversa esenzione medica. Chiarimenti che non sono stati ritenuti sufficienti a giustificare la concessione del visto: non è stato reso noto il motivo del rifiuto, ma a quanto trapela essere guariti dal Covid negli ultimi sei mesi non è motivazione valida per il Governo federale e ha determinato il blocco da parte dell'Australian Border Force.

"Ho detto al nostro Novak che tutta la Serbia è con lui e che i nostri uffici stanno facendo di tutto per veder cessare immediatamente le molestie al miglior tennista del mondo", ha dunque detto il presidente serbo Aleksandar Vučić, che ha convocato l'ambasciatore australiano a Belgrado e ha chiesto di consentire a Djokovic di restare nel Paese per gareggiare. Dal canto suo, il Governo australiano ne fa una questione di salute pubblica inderogabile, espressa chiaramente dalle parole del Primo Ministro Scott Morrison: "L'Australia ha confini sovrani e regole chiare che non sono discriminatorie come fanno tanti Paesi, ha a che fare con l'applicazione equa e ragionevole delle leggi australiane sulla protezione delle frontiere. Posso dire che l'esenzione medica fornita dalle prove è stata ritenuta insufficiente".

In seguito alla decisione di fermare Djokovic, suo padre Srdjan ci è andato giù durissimo, dopo che già aveva minacciato di "dare battaglia in strada" nelle ore in cui il figlio era sotto interrogatorio: "Stanotte possono metterlo in prigione, domani possono metterlo in catene. La verità è che è come l'acqua e l'acqua spiana la propria strada. Novak è lo Spartacus del nuovo mondo che non tollererà l'ingiustizia, il colonialismo e l'ipocrisia. Mio figlio è stato in cattività stasera, ma non è mai stato più libero. Da oggi Novak diventerà un simbolo e leader del mondo libero, un leader dei Paesi e dei popoli oppressi. Il mondo ricco potrebbe non consentire a Nole di continuare a giocare a tennis, ma rivelerà il suo vero volto e inizierà così un gioco molto più serio. Da un lato ci saranno membri avidi e arroganti dell'oligarchia mondiale e dall'altro un mondo libertario e orgoglioso che crede ancora nella giustizia e nella verità. Cosa possiamo fare se non lo fanno giocare? Aspetteremo il Roland Garros e il 21° Grande Slam".

Intanto, in attesa dell'esito del ricorso, il tennista è stato trasportato in un hotel destinato alla quarantena, una struttura dove sono presenti anche rifugiati. La decisione è attesa a breve.

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