Cahill non sarà con Sinner agli US Open: perché può diventare una buona notizia

Darren Cahill si prende una pausa. In America, per gli US Open, Jannik Sinner sarà accompagnato Da Simone Vagnozzi e Umberto Ferrara (il preparatore atletico che ha richiamato di recente). A New York il numero uno al mondo non potrà contare sul sostegno diretto del coach australiano che ne ha calibrato la crescita fino al trionfo di Wimbledon, storico per il giocatore e per l'Italia (perché mai nessun connazionale era mai riuscito a primeggiare lì). Due le domande che sorgono spontanee: perché? cosa è successo? Il ragionamento è racchiuso in una considerazione che nasconde la verità tra le pieghe: Cahill non salterebbe l'ultimo grande appuntamento della stagione con Sinner se non avessero già discusso seriamente di proseguire il rapporto di collaborazione almeno per un altro anno.
Perché l'assenza di Cahill a New York può essere una buona notizia
Se la malizia è negli occhi di osserva allora le interpretazioni possono essere tante altre ancora. Ma la riflessione più plausibile (e ottimistica), invece, può rappresentare un punto fermo e una notizia spartiacque, buona in chiave futura. Anche in questo caso – come accaduto in occasione della scelta del campione di avere di nuovo Ferrara nello staff – è possibile muoversi nel campo delle interpretazioni. È come mettere assieme un po' di tasselli che sono sul tavolo prendendo qualche minuto per meditare sulle sfumature degli indizi e realizzare gli incastri. Dunque l'assenza dell'allenatore australiano – news rilanciata da Repubblica – va letta come positiva: potrebbe mai congedarsi in questo modo, con un assenza? No, a meno non sia accaduto qualcosa di devastante sul piano personale.

La battuta di Sinner sulla scommessa persa dal coach: "Ora decido io"
Segnali nel senso della continuità li aveva dati lo stesso Sinner sia dopo gli Australian Open (a margine del successo, gli rivolse parole emozionanti) proprio in occasione del post Wimbledon. Non in campo ma dopo quando, a mente più fredda e in conferenza, lasciò che si aprisse una breccia in quel cerchio magico di privacy e lavoro che è un punto fermo della sua vita, anche sportiva. Jannik rispose prima con una battuta, provando ad aggirare l'argomento ("dipende se vogliamo dire la verità oppure no…"), poi ostentò maggiore sicurezza quando gli venne chiesto di Cahill e della possibilità che – come annunciato con largo anticipo – avrebbe rinunciato al ruolo di coach. E fu allora che si sbilanciò sulla permanenza raccontando della scommessa fatta proprio con il tecnico (che l'ha persa) prima della finale con lo spagnolo. "Gli ho detto: se dovessi vincere domani, posso scegliere io a fine anno se puoi restare o meno. E ora la scelta è mia". Che sia già tutto deciso? Dai, Jannik, dillo pure. Intanto, attento ad Alcaraz che vuole riscatto e strapparti lo scettro dalle mani.