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Gregorio Paltrinieri è stato l’atleta dell’anno (mancato): ma Parigi 2024 arriverà presto

Quando tutto sembrava settato alla perfezione, dopo anni di prove, la mononucloesi a poche settimane dalle Olimpiadi ha bloccato Gregorio Paltrinieri. Eppure Greg è riuscito a vincere un argento e un bronzo olimpico.
A cura di Jvan Sica
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Da quando esiste lo sport, anzi si potrebbe dire la pratica sportiva, bisogna fare i conti con gli infortuni, i problemi fisici, le infiammazioni, le malattie e mettiamoci anche le epidemie e le pandemie. Ma prendere la mononucleosi a un mese dalla possibilità di diventare una delle più grandi glorie olimpiche tout court, questo è qualcosa di diverso, qualcosa che il destino dovrà ripagare in qualche modo a Gregorio Paltrinieri.

Già dopo la vittoria di Rio de Janeiro nel 2016, Gregorio aveva fatto capire che voleva qualcosa di diverso, magari qualcosa in cui non gli si chiedeva solo la vittoria a tutti i costi e magari anche un bel record. Lo scrive lui stesso nel libro “Il peso dell’acqua”: "Quando inizi a vincere diventi prigioniero di un obiettivo da raggiungere… Quando invece si aspettano qualcosa da te è come perdere in partenza anche se si dovesse vincere: perché non basta arrivare secondo, anche arrivare primo ma senza un record, potrebbe essere interpretato da molti come un flop”.

Per questo motivo Paltrinieri ha deciso di voler fare all-in alle successive Olimpiadi, quelle di Tokyo, scegliendo di gareggiare in piscina e nelle acque libere, cercando in entrambe le discipline di arrivare all’oro. Anche in questo caso il suo libro era rilevatore del desiderio di stupire e andare oltre il consueto: "Per un atleta è un vantaggio enorme sapere che gli è concesso di immaginare azioni meravigliose e che nessuno dirà nulla se non dovesse realizzarle (al limite sarebbe solo sé stesso a non perdonarsi un errore)".

Quando Paltrinieri decide di fare una cosa ci si mette con tutti i crismi e, mantenendo uno standard di altissimo livello nelle sue gare, gli 800 e i 1500 sl dove negli anni ha continuato a vincere Mondiali ed Europei, ha prima imparato il nuoto nelle acque libere, che è come passare dagli scacchi alla lotta greco-romana se consideriamo i contatti e la vera e propria sfida spalla contro spalla, per poi diventare subito un riferimento, vincendo spesso anche nelle gare a squadre con i vari Domenico Acerenza, Rachele Bruni e Giulia Gabrielleschi.

Tutto sembrava settato nel modo giusto, quando nel febbraio 2020 è scoppiato il covid, Tokyo è stata rimandato e Paltrinieri ha dovuto, come tutti gli altri atleti del mondo, riprogrammarsi e riprogrammare l’avvicinamento olimpico per l’anno successivo.

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Riprendono gli allenamenti e con calma le gare, la forma inizia a crescere ma il Paltrinieri bino non lo conosce davvero nessuno. Ci sono state solo due anteprime. La prima non è estremamente valida per il giudizio. Alle Universiadi di Taipei nel 2017 ha vinto 800, 1500 in vasca e 10 km in acque libere, ma in piscina stava solo in quel momento emergendo l’ucraino Mychajlo Romančuk che infatti si piazza secondo nelle due gare, mentre in acque libere i big mancano tutti.

L’altra controprova si è avuta ai Mondiali di Gwangju quando Paltrinieri vince l’oro negli 800, il bronzo nei 1500 e un argento nella staffetta mista, che non ci sarà alle Olimpiadi. Per motivi diversi sono due antipasti scialbi, con poco sapore. A Taipei non c’era il parterre che avrebbe trovato a Tokyo, a Gwangju ha avuto eccellenti risultati, ma per Paltrinieri eccellente vuol dire vincere.

Mentre nel circuito delle World Series di nuoto in acque libere Paltrinieri continuava a crescere e a prendere confidenza con la disciplina, restava un ultimo banco di prova precedente alle sfide olimpiche, gli Europei di Budapest, in cui prima c’erano le gare di fondo nel Lago Lupa e poi quelle alla Duna Aréna. Vero è che gli Europei a pochi mesi dalle Olimpiadi sono spesso poco considerati e gli atleti ci arrivano impallati dalla preparazione, ma Paltrinieri per la prima volta fa il vero doppio botto. Vince la 5km, la 10km e la staffetta, letteralmente dominando il fondo, per poi vincere anche due argenti negli 800 e 1500 sl, questa volta superato da Mychajlo Romančuk. Quello che Paltrinieri chiedeva agli Europei era molto chiaro e adesso sapeva anche la risposta. Vero che aveva perso dall’ucraino in vasca, ma le sue parole e i suoi occhi a fine manifestazione dicevano chiaramente che migliorando nella condizione e dovendo faticare molto meno a Tokyo dove c’era solo la 10km, l’impresa poteva essere realizzata.

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Il giorno dopo la fine degli Europei di Budapest, forse tutti i tifosi italiani che non si sarebbero mai aspettati i lampi di Jacobs e tanti altri a Tokyo, riponevano speranze di grande impresa solo in Paltrinieri, che voleva ergersi a gloria olimpica, vincendo ori in due sport diversi nella stessa edizione.

A poche settimane dall’accensione del braciere olimpico però, la notizia peggiore che poteva esserci. Gregorio Paltrinieri ha contratto la mononucleosi, deve sospendere gli allenamenti e non è sicura la sua partecipazione a Tokyo. Quando stai costruendo non solo una vittoria o il tentativo di una medaglia olimpica, un fatto del genere è scioccante, se stai cercando di fare quello che Paltrinieri aveva in testa, è devastante, sembra davvero uno scherzo del destino. La domanda che gira e che tanti fanno a Giovanni Malagò, presidente del Coni, anche in diretta televisiva più e più volte in quei giorni è: “Come sta Paltrinieri?”.

Il nuoto esordisce subito alle Olimpiadi, altra sfortuna da aggiungere alla sfortuna e Gregorio scende in vasca il 27 luglio per le batterie degli 800 sl. Non è lui, non è fluido, non ha forza. Entra in finale con l’ultimo tempo in 7'47″73, sei secondi in più rispetto a Romančuk. Il 29 luglio c’è la finale, Paltrinieri è in ottava corsia, le speranze sono quasi nulle. Le prime vasche sono sullo stesso livello degli altri, dovrebbe poi calare per quel che si è visto, invece Paltrinieri allunga, forza la mano molto prima rispetto ai suoi standard. S’invola e a ogni vasca con una parte del cervello ci diciamo che sta per scoppiare, con l’altra che ce la può fare. Saranno 800 metri con il groppo in gola e i brividi sulla pelle, Paltrinieri vince l’argento ripreso solo alla fine dall’americano Robert Finke. Ha fatto saltare tutti i favoriti, solo il giovane americano ha avuto la forza di controbattere. Dopo una medaglia del genere, con il 40% di condizione fisica nel motore, davvero tutto sembra diverso, più leggero. Gregorio affronta i 1500 senza pressioni, gli altri adesso lo marcheranno dal primo all’ultimo metro e non ci possono essere strategie che lo salveranno. Accade proprio questo, con Paltrinieri che arriva al suo massimo risultato possibile, il quarto posto.

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Ci si sposta nel Parco marino di Odaiba per la 10km. Il sogno di vincere tutto è svanito, non poteva essere altrimenti, ma la voglia di mettere il suo marchio anche nella gara che ha voluto e per cui ha anche lasciato la sua vecchia vita non può essere snobbata. Fin dalle prime bracciate si capisce che il tedesco Florian Wellbrock ha un passo e una forma clamorosa, meglio lasciarlo andare, ma con gli altri Gregorio lotta e ancora una volta ha ragione, perché vince anche nelle acque libere una medaglia, una medaglia di bronzo che lo fa ancora una volta uno degli atleti italiani più in vista di queste Olimpiadi, in fondo mai iniziate davvero perché la forza non c’era.

Quando accadono queste cose, come si scriveva all’inizio, il destino è davvero cupo e malandrino. Ma di regola poi ti da qualcosa indietro, basta attendere. Gregorio Paltrinieri per sua e nostra fortuna non deve attendere nemmeno tanto questa volta, solo tre anni prima che arrivi Parigi 2024. Se la pazienza di Gregorio Paltrinieri è grande come il suo talento, allora saranno tre anni meravigliosi.

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