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Suzuka 1990, quando Ayrton Senna si vendicò di Prost e vinse il Mondiale di Formula 1

Il 21 ottobre del 1990 a Suzuka Senna e Prost si giocavano il Mondiale della Formula 1 per il terzo anno consecutivo. Ayrton, memore di quello che era successo l’anno prima, decise deliberatamente di speronare Alain. Fuori entrambi, alla prima curva. Il Gp del Giappone di Senna e Prost durò appena 7 secondi.
A cura di Alessio Morra
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Il 1990 doveva essere un anno da sogno per l’Italia dello sport. La nazionale di calcio voleva vincere i Mondiali in casa, mentre la Ferrari cercava di questa conquistate il titolo piloti che non otteneva da undici anni e per questo fu ingaggiato il grande Alain Prost. I sogni dell’Italia di Azeglio Vicini finirono al San Paolo di Napoli, dove l’Argentina di Maradona vinse ai rigori la semifinale. Mentre quelli della Rossa di Maranello svanirono all’alba di una domenica di ottobre, e terminano in modo inaspettato.

Senna & Prost sono stati compagni di squadra alla McLaren per due stagioni, in cui gli avversari hanno raccolto le briciole. Nel 1988 Ayrton vince il primo titolo della sua carriera, l’anno successivo Alain fa il tris, a cui fanno seguito polemiche enormi. Prost lascia la McLaren e dice sì alla Ferrari che forma un super team con il francese, che porta in dote il numero uno, c’è Mansell. Con Prost in squadra la Rossa torna grande e infiamma i tifosi che dopo anni di magra vivono un campionato esaltante.

Il Mondiale di Formula 1 del 1990

Senna inizia vincendo negli Stati Uniti, a Phoenix, Prost si toglie lo sfizio di vincere in Brasile. Poi c’è un intruso: Patrese che trionfa a Imola. Dopo di che è solo lotta a due. A Montecarlo Senna è imbattibile, Alain si ritira. In Canada vince il brasiliano, poi arriva l’estate che arride alla Ferrari – d’altronde è l’estate di Italia ’90. Prost trionfa in Messico, in Francia e a Silverstone e si porta al comando del campionato. L’altra metà dell’estate però è tutta per Senna che vince tre gare su quattro e dopo il Gp del Portogallo ha 18 punti di vantaggio. Il campionato sembra deciso, ma in Spagna Prost vince e Senna si ritira. Si va a Suzuka dove tutto è in ballo. Prost sogna la rimonta, Senna vuole vincere e soprattutto ha un conto da regolare.

Suzuka 1989

Prost è avanti in classifica, Senna se non vince consegna il titolo al grande rivale. Il brasiliano rifila un secondo e sette al compagno di squadra in qualifica. Incredibile. Ma in partenza si addormenta, perde posizioni e inizia una gara di rincorsa. Al 47° giro la rimonta di Ayrton si completa, o quasi. Perché Senna vede Prost e alla chicane lo attacca, Prost lo chiude, le McLaren di toccano e finiscono nella via di fuga. Le vetture si fermano. Il francese esce dalla sua auto e va via, sa di aver vinto il titolo. Senna invece chiede aiuto ai commissari e torna in pista, senza il musetto fa un giro intero così, torna ai box cambia le gomme e il musetto e riparte scatenato. Nannini non ha scampo e viene superato. Senna vince e riapre il mondiale, o almeno così pensa. Perché viene squalificato dai commissari. Nannini vince il Gp del Giappone. Prost è campione del mondo. Ayrton ci resta malissimo. Come racconta anche Asaf Kapadia nel suo documentario, pensa anche di lasciare le corse. Perché non sopporta – oltre che perdere – la politica che sta attorno alle gare. E questo concetto ha un nome e cognome: Jean Marie Balestre, il potentissimo presidente della FIA amico di Prost che detesta Senna.

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Suzuka 1990

Milioni di appassionati inclusi i tanti tifosi della Ferrari, di Prost e di Senna si svegliano all’alba, anzi molto prima dell’alba per seguire il Gran Premio del Giappone. Si parte alle 4 del mattino ora italiana. Senna è in pole, ma è furioso. Perché la mattina della gara viene deciso che i piloti che partono da una posizione dispari (1a, 3a, 5a) scattano dal lato destro della pista, quello meno gommato. Uno svantaggio. Mentre dalla posizione ideale partono quelli che sono in posizione pari (cioè 2a, 4a, 6a, ecc.). Senna è in pole, è danneggiato, si sente defraudato e intravede un altro complotto di Balestre e Prost.

Tutti quelli che si svegliano per la gara scoprono in quel momento dell’inversione, i sostenitori della Rossa immaginano sia positivo, ma non è così. Quando i semafori rossi scompaiono la gara parte e dopo appena 300 metri finisce per Senna e Prost. Alain ha una partenza perfetta, prende il comando soddisfatto. Ayrton è furioso, vede la Ferrari con il numero uno davanti a sé e mantiene la traiettoria interna, non frena quando Prost chiude la curva e pensa di continuare, lo tampona, anzi lo centra in pieno. Le due vetture volano e finiscono nella via di fuga, quello che si vede e una nuvola di sabbia che avvolge Senna e Prost. La loro gara dura appena 7 secondi.

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Il campionato è finito, ha vinto Senna, che si è vendicato così di una serie di torti, ma sa benissimo di non aver vinto il titolo in modo pulito, e sporca anche un campionato splendido. Prost non gli dice nulla, ma con la Ferrari protesta ufficialmente chiede una penalità o una punizione. La FIA non agisce, il titolo è assegnato. Molti appassionati che erano in tv il sonno per la rabbia lo persero, altri sicuramente tornarono a dormire e solo ore dopo tornando a seguire le polemiche scoprirono che ‘fortunello’ vinse Piquet, che sfruttò i ritiri di Berger e Mansell.

Prost è furioso e attacca Senna: "Non mi aspettavo che mi buttasse subito fuori in quella maniera. Avevo fatto una partenza perfetta. Se fossi riuscito a scappare non mi avrebbe più visto perché la Ferrari era superiore. In ogni caso Senna ha mostrato il suo vero volto, quello di un pilota antisportivo che vuole vincere a tutti i costi. Chi è davanti ha il diritto di impostare la propria traiettoria". Senna invece dà la sua versione e risponde con grande scaltrezza:

Le parole di Senna sull'incidente

"Prost mi ha stretto troppo e ci siamo toccati. Mi spiace che il campionato sia finito così. Io però ero all'interno della curva e non potevo certo buttarmi nel prato per farlo passare. Solo un pazzo andrebbe a provocare volontariamente un incidente come questo. Prost che ha sbagliato, è lui che doveva fare un'altra traiettoria in curva. Non solo, ma doveva sapere che lui e solo lui aveva qualcosa da perdere in un contatto. Non mi sembra affatto corretto che adesso si incolpi me. Io ero in pole position e sono stato costretto a partire dalla parte sbagliata, vale a dire dove la pista è sporca. Lo andavo dicendo da mercoledì che avrei pattinato se la posizione della pole non fosse stata cambiata. Non mi hanno voluto dare ascolto, e poi ne ho dovuto subire le conseguenze. E alla fine della fiera sarebbe anche colpa mia quello che è successo?".

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